Con un intervento mininvasivo si può chiudere la valvola mitralica senza «aprire» il cuore. Uno studio europeo valuta l’opzione terapeutica per chi, se molto grave o anziano, non può essere sottoposto a intervento tradizionale
Ci sono ancora speranze per un cuore anziano e molto malandato, non più definito «inoperabile». Merito di una molletta ideata per riparare il difetto alla valvola mitralica e che può curare l’insufficienza cardiaca senza ricorrere a un intervento a cuore aperto. Alla terapia percutanea mitralica mininvasiva, questo il nome dell’innovativo metodo per riparare una delle valvole del cuore, basta infatti una puntura in una gamba: la piccola clip viene fatta risalire attraverso la vena femorale mediante un catetere e, giunta al cuore, si posiziona sulla valvola, evitando i rischi della chirurgia tradizionale.
VALVOLE DIFETTOSE - Delle quattro valvole che regolano il flusso del sangue attraverso il cuore, la mitrale è quella più suscettibile a difetti, congeniti o conseguenza di altre malattie come quelle renali o polmonari. La valvola è come una porta con due ante che si allontanano l’una dall’altra: quando è difettosa non si chiude bene e il sangue refluisce in modo scorretto (rigurgito mitralico) causando un aumento del lavoro del cuore e questo comporta un maggiore rischio di aritmie, scompenso cardiaco, ictus e infarto. Serve, quindi, una cerniera che tenga chiuse queste due ante, la clip mitralica appunto, per ripristinare una normale attività cardiaca e che può essere inserita con un intervento classico o mininvasivo. Con la terapia percutanea mininvasiva sono già stati curati, in tutto il mondo, 8 mila pazienti anziani o gravi per cui l’intervento tradizionale risultava troppo rischioso, con una remissione dei sintomi nei primi sei mesi dalla riparazione della valvola.
LO STUDIO - Rispetto alla terapia farmacologica, l’inserimento della clip riduce il rigurgito mitralico con la stessa efficacia, come dimostrano gli studi clinici che hanno portato la clip mininvasiva all’approvazione in 30 paesi nel mondo. Un nuovo studio internazionale (RESHAPE-HF), che coinvolge 75 centri europei, ne valuterà ora i vantaggi su 800 pazienti molto compromessi, cioè con insufficienza mitralica e anche scompenso cardiaco. In Italia 300 mila persone sono ricoverate ogni anno per scompenso cardiaco, che si manifesta in una persona su dieci dopo i 75 anni. Il 90% di questi casi, in cui il cuore non funziona bene come pompa, sono dovuti a una chiusura difettosa della valvola mitralica, perciò la sua riparazione può attenuare la stanchezza, il fiato corto e gli edemi tipici di un cuore affaticato. Lo studio vede coinvolti sei centri italiani (Spedali Civili di Brescia, A.O. Universitaria Pisana, l’Ospedale Policlinico di Tor Vergata di Roma, l’Ospedale Ferrarotto di Catania, l’Ospedale San Raffaele e il Centro Cardiologico Monzino di Milano) e metterà a confronto la nuova terapia mininvasiva con il trattamento farmacologico, l’unica opzione di cura oggi a disposizione in questi casi.
PIU’ ANZIANI, MENO RISCHI - E’ il generale aumento dell’età della popolazione mondiale a mettere da parte la chirurgia classica e a puntare su quella mininvasiva, per trovare soluzioni meno traumatiche per cardiopatici sempre più anziani. Una sola ora di intervento, poca invasività, nessuna giorno in terapia intensiva e solo due di ricovero: la via percutanea rappresenta la tecnica più sicura per l’80% dei casi che altrimenti non verrebbero operati. «Per i pazienti anziani il ruolo di queste nuove tecnologie è diventato molto importante» spiega Ottavio Alfieri, direttore del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare del San Raffaele, che per primo ha introdotto l’uso della ‘molletta’ per riparare la valvola mitralica in un intervento a cuore aperto nel 1991. «La nuova clip non da risultati così perfetti come la chirurgia tradizionale, ma riesce ad attenuare significativamente il problema dell’insufficienza mitralica in pazienti che non avrebbero altre possibilità. Ma non è adatta a tutti, per un paziente giovane e con l’esigenza di neutralizzare davvero la malattia per avere una vita simile a quella dei coetanei è ancora preferibile l’intervento a cuore aperto».