Quanto dura una visita dal medico di base? Il dato italiano a confronto con una classifica di 67 Paesi stilata dall'Università di Cambridge
Quanto rimaniamo nello studio del medico di famiglia? La forbice è ampia: si va dai 48 secondi del Bangladesh ai 22 minuti della Svezia. I due esempi rappresentano i casi limite di una ricerca pubblicata sul British Medical Journal, coordinata dall'Università di Cambridge e mirata a valutare la durata media di una visita dal medico di medicina generale in 65 Paesi nel mondo. Della lista non fa parte l'Italia, ma per avere un'idea della situazione alle nostre latitudini si può fare riferimento a un'indagine analoga condotta un paio d'anni fa dalla Società Italiana di Medicina Generale. Lungo la Penisola la media ammonta a nove minuti: un dato analogo a quello rilevato in Gran Bretagna (9,22), di poco superiore a quello tedesco e inferiore alle rilevazioni condotte in Olanda (10,2), Spagna (10,4), Francia (16) e Svizzera (17).
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QUANTO DURA LA VISITA DAL MEDICO DI BASE?
I ricercatori hanno realizzato una metanalisi, utilizzando i dati provenienti da 178 studi relativi a 67 Paesi per un totale di quasi 29 milioni di visite. Ciò che è emerso è che quasi metà della popolazione mondiale (in 18 Paesi) entra ed esce dallo studio del proprio medico di base in cinque minuti. Mentre in altri 25 Stati, la visita dura tra i cinque e i dieci minuti. Fin qui i dati grezzi, che non tengono però in considerazione l'aspetto qualitativo del colloquio tra medico e paziente.
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LA QUALITÀ DIPENDE DAL TEMPO PER L'ASCOLTO
Per capire quanto dovrebbe durare una visita per essere considerata soddisfacente, occorre allora rifarsi a uno studio dell’Università di Basilea, che ha rivelato come, indipendentemente dalla durata della visita, è il tempo dedicato all’ascolto a fare la differenza. Dal lavoro condotto dai ricercatori svizzeri, si evince che bastano due minuti di ascolto attivo da parte di uno specialista (non con gli occhi sul monitor del pc) per infondere soddisfazione e tranquillità al paziente.
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L'EMPATIA TRA MEDICO E PAZIENTE
Dallo studio italiano emerge invece un dettaglio in più, che riguarda proprio l'empatia tra medico e paziente: nei nove minuti di colloquio, il medico incrocia lo sguardo del paziente per soli venti secondi. Un comportamento generale che si traduce in un peggioramento dell'assistenza sanitaria e in un maggiore ricorso ai servizi ospedalieri, oltre che a un aumento delle prescrizioni di farmaci e, nello specifico, antibiotici: da cui anche l'amplificazione del problema dell'antibioticoresistenza.
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I COMPITI DEL MEDICO DI BASE
In linea generale, il medico di base è chiamato a gestire le malattie acute e croniche dei suoi assistiti, fare visite ambulatoriali e domiciliari a scopo diagnostico e terapeutico, programmare l'assistenza a casa e nelle residenze protette dei suoi pazienti, aggiornare le loro schede sanitarie, chiedere la consulenza degli specialisti, rilasciare le certificazioni per l'inidoneità alla pratica lavorativa temporanea e per lo svolgimento di attività sportive non agonistiche.
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IL TEMPO DEDICATO NON E' TUTTO
Attenzione però a pensare che una buona visita sia solo questione di tempo. Tutt'altro. Questa è la posizione di Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie (Simg). «Lo studio tiene conto del solo dato numerico dei minuti dedicati ma non considera quanti pazienti vengono visitati ogni giorno da quel singolo medico. Ma al di là di questa considerazione è fondamentale tenere conto del contenuto della visita. Il tempo dedicato in minuti dipende innanzitutto dal tipo di visita che si deve effettuare e dai parametri da valutare». Un esempio è rappresentato dalla tipologia di persone che si rivolgono al medico: negli studi di medicina di base del nostro Paese un grosso numero di utenti è rappresentato dai frequentatori abituali, persone generalmente sopra i 75 anni che si rivolgono al medico quasi una volta a settimana. «In questi casi se il quadro clinico descritto non cambia le visite è ovvio che durino lo stretto necessario. La stessa cosa vale per quei pazienti presi in carico ormai da molti anni. La possibilità di accumulare informazioni ed evidenze sulla storia clinica della persona influisce positivamente sulla minor durata della visita. Addirittura in alcuni casi, se si tratta di una prescrizione, il tempo si azzera perché tutto viene gestito telematicamente. Diverso è il discorso per una prima visita. Qui è ovvio che il tempo dedicato sarà maggiore», conclude Cricelli.