Chiudi
Cardiologia
Caterina Fazion
pubblicato il 02-05-2023

I defibrillatori automatici salvano la vita?



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Come riconoscere un attacco cardiaco? Come intervenire? Scopriamo il ruolo dei defibrillatori automatici e semiautomatici esterni (DAE) nei luoghi pubblici

I defibrillatori automatici salvano la vita?

Ogni anno in Europa si verificano circa 400.000 arresti cardiaci, di cui 60.000 in Italia. Purtroppo si stima che solo nel 58% dei casi chi assiste intervenga con le manovre salvavita, ovvero massaggio cardiaco e ventilazioni, e nel 28% dei casi con il defibrillatore. Eppure, anche l’intervento di un semplice cittadino può davvero fare la differenza, aumentando notevolmente la speranza di sopravvivenza di chi necessita di essere rianimato.

Come riconoscere un attacco cardiaco? Come intervenire, anche attraverso l’uso dei defibrillatori automatici e semiautomatici esterni (DAE)? Ne parliamo con la dottoressa Silvia Scelsi, Presidente dell’Italian Resuscitation Council (IRC), società scientifica senza scopo di lucro. Accreditata al Ministero della Salute e parte di European Resuscitation Council (ERC), IRC riunisce medici, infermieri e operatori esperti in rianimazione cardiopolmonare, occupandosi di ricerca e divulgazione scientifica, formazione e campagne di informazione, prevenzione e sensibilizzazione.

Test genetici predittivi delle malattie cardiache, quando farli?

Test genetici predittivi delle malattie cardiache, quando farli?

09-05-2022

 

COME RICONOSCERE UN ARRESTO CARDIACO?

I defibrillatori automatici esterni (DAE) presenti nei luoghi pubblici possono essere utilizzati da tutti e sono strumenti essenziali per soccorrere una persona colpita da arresto cardiaco. Il suo utilizzo si inserisce in una serie di azioni che chiunque può compiere, se si trova ad assistere a un arresto cardiaco. Ma come riconoscerne uno?

«Chi è vittima di arresto cardiaco – spiega la dottoressa Silvia Scelsi – perde coscienza, non risponde ai richiami e smette rapidamente di respirare in modo normale. In questi casi è importante agire subito: se la vittima non è cosciente, non reagisce se chiamata e scossa e non respira normalmente, bisogna immediatamente chiamare il 112/118, descrivere la situazione e, se non si sa come comportarsi, farsi guidare dall’operatore».

Come capire se il respiro è veramente assente? «Per capire se la persona sia in grado di respirare si attua la manovra GAS: guarda, ascolta e senti. Si guarda se ci sono movimenti, ad esempio se il torace si muove, si ascolta se, avvicinando il viso a quello della vittima, si percepiscono rumori respiratori e, infine, si sente se l'aria passa dalla bocca. La valutazione del polso arterioso, invece, non rientra più nelle linee guida perché bisogna conoscere molto bene i punti di repere e, anche per i professionisti, in un ambiente non protetto e rumoroso come la strada, diventa difficile reperire questo parametro».

 

LE MANOVRE DI RIANIMAZIONE

Appurata l’assenza di respiro come si deve procedere con le manovre di rianimzione?

«In questa fase è importante iniziare immediatamente il massaggio cardiaco – prosegue la dottoressa Scelsi –, con compressioni profonde e veloci del torace (2 al secondo), da eseguire con le mani poste al centro dello sterno e le braccia tese. Questa manovra serve perché le nostre mani diventino il cuore di questa persona: comprimendo il torace ripristiniamo l'attività di pompa e permettiamo al sangue di circolare, preservando il cervello e i vari organi interni, grazie all’apporto di ossigeno. Appena recuperato il DAE più vicino, con l’aiuto, se possibile, di altre persone presenti, va acceso e va collegato alla vittima applicando le piastre adesive sul suo torace nudo. Una volta acceso, il DAE guida l’utente nei diversi passaggi con un messaggio vocale e con le illustrazioni presenti. L’operatore del 112/118 che ha risposto al telefono e con cui dobbiamo rimanere in contatto in vivavoce è pronto a dare tutte le istruzioni necessarie sulle manovre da eseguire. Il DAE può essere molto utile se il cuore della vittima si trova in una particolare condizione di caos ritmico che può essere interrotta dalla scarica elettrica del defibrillatore. Una volta collegato, infatti, il DAE, rispetto ai defibrillatori manuali, analizza il ritmo e stabilisce automaticamente se è opportuno dare la scossa; in questo caso la macchina dà istruzioni per pigiare il bottone di scarica. Quando ciò accade non bisogna toccare il paziente».

Download

REGISTRATI

per scaricare o sfogliare il materiale

Cuore in salute

CONTENUTO PLUS

Contenuto
Plus

Sei già registrato? ACCEDI

TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

 

CHI PUÒ USARE IL DAE?

La legge 116, approvata nel 2021, che aggiorna la legge 120/2001, sull’uso dei Defibrillatori Automatici Esterni permette a tutti, in caso di necessità, di utilizzare il DAE per soccorrere una persona in pericolo di vita. Non si devono temere conseguenze legali perché la legge protegge esplicitamente chi sta cercando di salvare una vita, anche solo di fronte al sospetto di arresto cardiaco. Sono manovre essenziali per aumentare le possibilità di sopravvivenza in attesa dell’arrivo dei soccorsi.

 

L’IMPORTANZA DEI CORSI

Se è vero che chiunque può prestare soccorso intervenendo con manovre di rianimazione, per farsi trovare pronti, più sicuri e rapidi nel gestire una situazione concitata e improvvisa, è opportuno seguire un corso di formazione BLSD (Basic Life Support/Defibrillation) ovvero un corso sul Supporto di Base delle Funzioni Vitali e Defibrillazione, che in poche ore consente di imparare non solo ad effettuare la rianimazione cardiopolmonare, ma anche ad utilizzare il defibrillatore. Ogni anno la rete formativa IRC organizza in media 10.000 corsi BLSD, finalizzati a insegnare le manovre di rianimazione cardiopolmonare e l’uso del defibrillatore automatico esterno, formando oltre 120.000 persone.

 

IMPARARE FIN DA PICCOLI

Aumentare la consapevolezza di tutti i cittadini, cominciando fin da piccoli introducendo anche a scuola l’insegnamento sulla rianimazione cardiopolmonare e sull’utilizzo dei DAE, come previsto dalla legge 116/2021, è di importanza fondamentale.

«L’IRC è attivo in questo senso già da molti anni – spiega Silvia Scelsi – attraverso la campagna “VIVA! La settimana della rianimazione cardiopolmonare”. Si tratta di una settimana ricca di iniziative per grandi e piccoli, organizzate in tutta Italia in cui i medici, gli infermieri e gli operatori di IRC mostrano ai partecipanti le semplici manovre salvavita, e li invitano a seguire corsi di formazione specifici sul tema. Nell’ambito di questa importante iniziativa IRC ha anche elaborato una favola con la quale i bambini delle elementari possono imparare a fare la rianimazione cardiopolmonare. Per i ragazzi più grandi, invece, sono disponibili dei giochi formativi, scaricabili gratuitamente sul nostro sito. Introdurre corsi a scuola, anche tra i più piccoli, permette di aumentare la sopravvivenza delle persone colpite da attacco cardiaco. I ragazzi di oggi, infatti, sono i cittadini di domani che, sapendo come muoversi, non saranno intimoriti e non si gireranno dall'altra parte in caso di bisogno. Sapranno attuare un massaggio cardiaco e utilizzare un defibrillatore, impiegando in maniera costruttiva il lasso di tempo necessario perché arrivino i soccorsi e aumentando così la speranza di sopravvivenza del paziente. Chiaramente l'esito non dipende solamente dal soccorritore, ma anche da tantissime altre condizioni cliniche che hanno portato all'arresto cardiaco».

 

L’ESEMPIO DANESE

Un esempio positivo che testimonia l’importanza della formazione scolastica dei ragazzi ci arriva dalla Danimarca. In questo paese negli ultimi anni sono state attuate, a livello nazionale, diverse iniziative per aumentare il numero di persone addestrate al supporto di Base delle Funzioni Vitali (BLS) e all'uso del defibrillatore automatico esterno. A partire dal 2006, la partecipazione ai corsi di rianimazione cardiopolmonare è stata resa obbligatoria per legge, come requisito necessario per l'ottenimento della patente di guida per tutti i veicoli e per l’iscrizione ai corsi professionali. Analizzando il registro danese degli arresti cardiaci extraospedalieri tra il 2005 e il 2019, è stata riscontrata un'associazione positiva tra la partecipazione ai corsi e la sopravvivenza delle vittime. Si è rilevato un aumento della sopravvivenza del 14% all’aumentare del 5% del tasso di partecipazione ai corsi. Nel 2005, infatti, si è partiti con tasso di sopravvivenza di 2.1 su 100.000 abitanti, mentre nel 2019 si è arrivati a 10.6.

Le visite sportive riducono le morti cardiache improvvise

Le visite sportive riducono le morti cardiache improvvise

23-03-2023

 

COSA DICE LA LEGGE?

In Italia, la nuova legge sui DAE, approvata nel 2021, introduce:

  • una maggiore diffusione dei DAE nei luoghi pubblici e molto frequentati
  • tutela legale per il soccorritore occasionale che usa il DAE, già prevista dalla legge 120/2001: come anticipato, non sono punibili le azioni connesse all’utilizzo del DAE portate avanti da chi interviene per salvare una vita
  • obbligo per le società sportive professionistiche e dilettantistiche di dotarsi di DAE
  • registrazione dei DAE alla centrale operativa del 118
  • introduzione a scuola dell’insegnamento sulla rianimazione cardiopolmonare e sull’utilizzo dei DAE
  • obbligo per il 118 di dare le istruzioni al telefono al soccorritore occasionale sulle manovre di rianimazione e l’utilizzo dei DAE
  • introduzione di un’applicazione nazionale con la mappa geolocalizzata dei DAE presenti sul territorio

Mentre la tutela legale per i soccorritori è in pieno vigore, gli altri obiettivi sono ancora in attesa di attuazione.

«Per ora, l’unico decreto attuativo – ricorda la dottoressa Silvia Scelsi – è quello riferito all’installazione dei DAE nei luoghi in cui si pratica sport, per le altre novità previste dalla legge dobbiamo ancora pazientare. Tutti i Ministeri coinvolti, tuttavia, si stanno muovendo in tal senso».

 

QUANTI DAE CI SONO IN ITALIA?

Conoscere quanti defibrillatori automatici sono disponibili nei luoghi pubblici sul territorio nazionale, è possibile?

«A causa della regionalizzazione dei sistemi sanitari e dell’assenza di un registro unico – riflette la Scelsi –, è complesso sapere con esattezza quanti defibrillatori sono installati, e dove. In alcune regioni come ad esempio Emilia Romagna, Lombardia, Lazio e Liguria il 118 conosce la posizione dei defibrillatori e quindi, in ogni caso specifico, sa se e dove possono essere recuperati rapidamente per intervenire. Anche la tecnologia può darci una grossa mano: in Emilia Romagna, ad esempio, è stata sviluppata una app chiamata DAErespondER che permette anche ai cittadini di sapere esattamente dove sono localizzati i defibrillatori, ad esempio fuori dalle farmacie, nelle stazioni o in appositi totem nelle vie della città. Grazie a queste app, inoltre, il 118 può segnalare la necessità di intervento in un determinato luogo così che, i cittadini disponibili e nelle vicinanze, recuperato il defibrillatore, possano intervenire».

Esistono altre app che cercano di mappare i defibrillatori automatici presenti sul territorio come ad esempio DAEdove, Staying Alive, App del Cuore, CardiomApp, Where are U e altre. L’intento è quello di fornire, indicativamente e senza pretesa di esaustività, una mappa dei DAE presenti sul territorio nazionale, in attesa che, come previsto dalla legge, venga introdotta un’applicazione nazionale con la mappa geolocalizzata dei DAE.

 

I DAE IN CASA HANNO SENSO?

Il costo dei defibrillatori al giorno d’oggi si aggira intorno agli 800 euro e, grazie alla tecnologia, alcuni sono grandi poco di più di un telefono. Desiderare di acquistarne uno da tenere in casa, pronto all’uso per sentirsi più sicuri, può avere senso?

«Il Sistema Sanitario Nazionale mette già a disposizione i defibrillatori nelle case dei pazienti a rischio – precisa Silvia Scelsi –, ovvero quelli con patologie che transitoriamente richiedono una maggiore tutela, offerta dal DAE. Se la persona rimane a rischio, si procede all’impianto del defibrillatore. Più che averlo in casa bisognerebbe accertarsi che tutti lo abbiano vicino a casa, in quartiere ad esempio, e che sappiano dove si trova. Il DAE, infatti, è autonomo: la batteria è incorporata e può essere spostato tranquillamente. L’importante è che sia recuperabile nel giro di 5 o 6 minuti, per cui non può essere troppo lontano rispetto al luogo in cui si trova il soggetto con arresto cardiaco. Inoltre, i defibrillatori andrebbero controllati per essere certi che funzionino, almeno ogni cinque anni, e che siano presenti in numero sufficiente rispetto alla densità abitativa».

Sostieni la ricerca scientifica d'eccellenza e il progresso delle scienze. Dona ora.

Dona ora per la ricerca contro i tumori

Dona ora per la ricerca contro i tumori

Sostieni la vita


Scegli la tua donazione

Importo che vuoi donare

Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina