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Cardiologia
Daniele Banfi
pubblicato il 08-11-2023

Dialisi peritoneale: l'alternativa che migliora la qualità di vita



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La dialisi peritoneale può essere effettuata a casa e in autonomia, anche durante il sonno. Così migliora la qualità di vita. Il messaggio della Società Italiana di Nefrologia

Dialisi peritoneale: l'alternativa che migliora la qualità di vita

Chi è in dialisi lo sa bene: per eliminare dal sangue tutte le "scorie" che normalmente vengono filtrate ed espulse grazie ai reni occorre sottoporsi in ospedale, tre volte a settimana, ad un ciclo di diverse ore di emodialisi. Una procedura salvavita che però limita enormemente la qualità di vita e la libertà del paziente dializzato. Eppure, per una discreta quota di queste persone, l'alternativa c'é e si chiama dialisi peritoneale, una tecnica di purificazione che può essere effettuata a domicilio e in qualsiasi momento della giornata a seconda delle esigenze. Ad oggi, come ribadito durante il recente congresso della Società Italiana di Nefrologia, solo il 10% dei dializzati beneficia di questa tecnica che, oltre a migliorare la vita dei malati, permetterebbe di risparmiare i costi associati al classico servizio di emodialisi.

 

IL PRINCIPIO DELLA DIALISI

Quando i reni perdono la loro funzione, a causa di un'insufficienza renale acuta o cronica, l'unico modo per sopperire alla loro funzione in attesa del trapianto è sottoporsi a dialisi. La tipologia di dialisi più diffusa è l'emodialisi extracorporea. «Si tratta di una tecnica di purificazione del sangue -spiega il dottor Stefano Bianchi, presidente della Società Italiana di Nefrologia (SIN)- che riproduce, in parte, la funzione dei reni quando questi non sono più in grado di svolgere il proprio compito in modo efficace. Durante l'emodialisi il sangue del paziente viene prelevato da una vena e convogliato in un macchinario che funge da filtro eliminando i rifiuti prodotti dal metabolismo. Successivamente il sangue depurato viene immesso nuovamente nel paziente. Questo processo è cruciale per mantenere l'equilibrio dei fluidi e degli elettroliti nel corpo evitando l'accumulo di scorie che potrebbero causare gravi complicanze e compromettere il corretto funzionamento di altri organi vitali». 

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LA DIALISI PERITONEALE

Nel tempo però, grazie alla ricerca, sono state studiate delle tecniche alternative all'emodialisi extracorporea per cercare di migliorare la qualità di vita dei paziente. La dialisi classica infatti pone molti limiti all'organizzazione della giornata poiché deve essere svolta in ospedale fino a 3 volte alla settimana. L'alternativa oggi disponibile alla dialisi classica è la dialisi peritoneale. «Questa tecnica si differenzia dall'emodialisi tradizionale -spiega Bianchi- poiché coinvolge il peritoneo, una membrana che riveste la cavità addominale e gli organi in essa contenuti. Durante la dialisi peritoneale viene introdotto nella cavità addominale, attraverso un catetere, un particolare liquido che viene filtrato dal peritoneo. Le tossine e gli elettroliti in eccesso passano attraverso il peritoneo e vengono assorbiti in questo liquido che successivamente, attraverso più cicli, viene rimosso dal corpo insieme alle scorie in esso contenuto». La differenza dunque è nella modalità di scambio: nell'emodialisi il sangue esce e viene filtrato, nella dialisi peritoneale si utilizza il peritoneo come filtro grazie all'ausilio del liquido che viene iniettato e poi aspirato una volta "sporco" delle scorie.

 

I VANTAGGI 

«Il principale vantaggio della dialisi peritoneale è nel miglioramento della qualità di vita poiché è possibile svolgere la procedura comodamente a casa. La persona infatti viene collegata direttamente ad un piccolo macchinario che si occupa ciclicamente di iniettare ed estrarre il liquido dalla cavità addominale. In particolare il dispositivo ha il compito di drenare la soluzione di dialisi usata sostituendola con una nuova soluzione a intervalli regolari. Il vantaggio di questa dialisi è nella sua programmazione: la persona può svolgere i cicli necessari, che hanno una durata totale di circa 8 ore, sia durante il sonno sia nell'arco dell'intera giornata» spiega l'esperto. In virtù di queste caratteristiche la dialisi peritoneale è uno strumento che offre maggiore flessibilità poiché la persona non è più vincolata a svolgere la dialisi ad orari fissi presso una struttura ospedaliera. Non solo, proprio per la semplicità dell'apparato utilizzato, la dialisi peritoneale può essere effettuata in qualsiasi luogo mentre si continuano a svolgere le proprie attività. «Poter non recarsi in ospedale -prosegue Bianchi- è un aspetto importante non solo per la qualità di vita. I pazienti in dialisi, durante la pandemia Covid-19, hanno pagato un prezzo altissimo in termini di infezioni e decessi. Poter evitare di frequentare l'ospedale con una certa frequenza riduce in maniera importante il rischio di contrarre infezioni».

 

UNA TECNICA ANCORA POCO DIFFUSA

Fondamentale per il successo di questa forma di dialisi autogestita è il "training" del paziente o del caregiver per evitare soprattutto le infezioni, una delle possibili complicanze associate a questa tecnica. «Ad oggi nel nostro Paese -spiega il presidente SIN- solo il 10% di tutti i dializzati sfrutta questo tipo di tecnica. Un numero molto ristretto e con forti differenze regionali. Il nostro obiettivo è di arrivare almeno al 25%». Oltre a lavorare per sensibilizzare la popolazione sull'esistenza di questa dialisi "alternativa", la SIN è al lavoro per sensibilizzare i decisiori politici sull'utilità di questa tecnica per l'economia del sistema sanitario nazionale. «In Italia sono circa 50 mila le persone in dialisi. Ma per queste persone, un numero relativamente piccolo rispetto agli abitanti totali della nazione, il sistema sanitario investe risorse che vanno dal 3% al 5% dell'intero budget sanitario. Un maggiore diffusione della dialisi peritoneale consentirebbe di ridurre in maniera importante questi costi» conclude Bianchi.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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