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Redazione
pubblicato il 17-09-2012

La crisi economica mondiale si risolve con la scienza delle nanotecnologie



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Aperta a Venezia l'ottava conferenza sul futuro delle scienze con la partecipazione di scienziati e centinaia di giovani. Un messaggio di grande speranza per il futuro dell'umanità

La crisi economica mondiale si risolve con la scienza delle nanotecnologie

Aperta a Venezia l'ottava conferenza sul futuro delle scienze con la partecipazione di scienziati e centinaia di giovani. Un messaggio di grande speranza per il futuro dell'umanità

Un robot con le sembianze di un bambino (un cucciolo di robot chiamato robotCub), simbolo dell’evoluzione della ricerca scientifica e tecnologica, ha accolto e stupito i partecipanti, più di un migliaio, anche dall’estero, all’ottava conferenza sul Futuro della Scienza, che quest’anno è dedicata alle nanotecnologie. L’evento, organizzato dalla Fondazione Veronesi, dalla Fondazione Cini e dalla Fondazione Silvio Tronchetti Provera, ha l’obiettivo di mettere e confronto scienziati e ricercatori sui grandi temi dell’umanità: fame nel mondo, mortalità infantile, Aids, biodiversità, fonti di energia, epidemie, tumori e ambiente. Tutti fondamentali per lo sviluppo della civiltà. «Le nanoscienze – ha detto Umberto Veronesi, all’apertura della conferenza – segnano il passaggio tra il mondo presente e il futuro, perché quasi tutti gli ambiti della nostra vita possono diventare nanoscientifici, cioè quantificabili con una misura molto più piccola del micron, oggi comunemente usato. Un confronto che si può esprimere facendo il rapporto fra la punta della mia biro e una montagna alta 2.000 metri».

Ma che cosa ci fa un robot all’ingresso della sala delle conferenze sulle nanotecnologie? In pratica illustra il principio che in uno spazio ristrettissimo possono esserci altissime enormi capacità di trasmissione e di comunicazione. Il cucciolo di robot, infatti, costituito da 53 motori, tanti calcolatori e una altissima capacità ottica, di fronte agli occhi sbarrati dei presenti, si muoveva ed eseguiva gli ordini del suo ideatore, che in precedenza gli aveva fatto conoscere gli oggetti. Ci si avvicina, così, alla creazione di un uomo virtuale e alla possibilità di studiare le somiglianze e le differenze tra intelligenza artificiale e intelligenza naturale.

Le nanotecnologie si faranno vivere meglio? Il tema di quest’anno viene considerato molto coinvolgente dai promotori della conferenza mondiale di Venezia, che otto anni fa, sotto la spinta di Umberto Veronesi, accettarono di organizzare una volta all’anno questo incontro sul futuro della scienza, come ha ricordato Giovanni Bazoli, presidente della Fondazione Cini. «Le nanoscienze – ha detto – stanno cambiando il nostro modo di vivere e aiuteranno gli uomini a trovare soluzioni per curare i loro mali».

Marco Tronchetti Provera ha rilevato che quello delle nanotecnologie è un un mondo tutto da scoprire, eppure dovremmo già sapere che esiste. «Ascolteremo con interesse – ha detto – i grandi scienziati che cercheranno di avvicinarci in maniera semplice a questa materia complessa».

Le nanotecnologie sono già all’opera in prodotti di uso comune come I-phone, I.pad, i cosmetici con principi antibatterici nei cosmetici, fino ai tessuti impermeabili goretex, strutturati in modo da far respirare la pelle senza far entrare l’acqua.

Le nanotecnologie saranno anche capaci di salvarci dallo spread e di rimettere l’euro sulle sue gambe? Ne è convinta Kathleen Kennedy Townsend, vice presidente della conferenza e presenza abituale agli incontri di Venezia. «Viviamo in un mondo di grandi speranze e grandi timori – ha detto Kennedy Townswend – a causa della crisi mondiale, ma ci saranno molte opportunità per far crescere l’economia. Basti l’esempio della quinta versione dell’I-phone, che ha già fatto salire dell’1% il pil degli Stati.” Ma attenzione, perché se non cogli le opportunità offerte dalla scienza, la globalizzazione e la competitività internazionali diventeranno un boomerrang che renderà più feroci globalizzazione e competizione e manderà fuori mercato molte imprese».

Tutti i temi trattati dal 2005 a oggi, dall’evoluzione alla sfida energetica, dal fabbisogno di acqua e cibo per la vita, alla evoluzione del Dna, fanno riferimento alla carta di Venezia, stilata nel 2005, un documento che si propone di mettere in collegamento tutte le discipline scientifiche e umanistiche, a vantaggio dell’umanità. «Vantaggi che avranno una grossa ricaduta in medicina – ha detto Chiara Tonelli, segretario generale della conferenza - soprattutto nel campo della diagnosi e delle terapie mirate, che andranno a colpire soltanto le cellule malate». Infatti, tra il 2015 e il 2020 si pensa di arrivare a una nano diagnostica straordinaria, capace di individuare segnali, oggi invisibili, di cellule malate, grazie a nano robot introdotti nell’organismo. Sull’altro versante, la possibilità di somministrare farmaci capaci di riconoscere le cellule da colpire; dispositivi impiantabili che liberano farmaci. Tutto in scala nanometrica.

Attenzione a applausi da parte di una platea piena di giovani; tra di essi 150 ragazzi dalla Romagna, selezionati dal professor Carlo Bucci, per partecipare alla conferenza e poi tornare nelle loro scuole per riferire ai compagni. Una iniziativa che si conferma importante per diffondere la scienza e la curiosità per la scienza nei giovani.

Intanto i relatori si avviano di corsa verso le nanotecnologie. Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova, uno dei due relatori della giornata, ha parlato delle nanotecnologie che già ci circondano: «Io vado già con una bici tutta nano. Telaio in fibra di carbonio, ruote in lega speciale e mi metto una maglietta in goretex che respira. E avete presente le padelle che non attaccano? Anche loro sono in nano. Così come sono in nano i cosmetici con antibatterico. Sono nano anche i transistor minuscoli di adesso, che sono più piccoli del virus dell’influenza. Questa dimensione infinitamente piccola ci permetterà grandi applicazioni in medicina, come la PCR, che amplifica il Dna per diagnosi più selettive».

Il secondo relatore, l’americano Mihail Roco, della National Science Foundation della Virginia, ha sottolineato che la nuova tecnologia si avvicina sempre di più a ciò che fa la natura stessa da miliardi di anni: «I nanometri sono per noi come infinitesimi mattoncini di Lego, grandi un miliardesimo di metro».

Antonella Cremonese, Edoardo Stucchi  


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