Che cosa riservano le microparticelle se vengono a contatto con l’organismo umano? E’ uno dei tanti dubbi che devono essere risolti per garantire che l’uso delle nanoscienze non generino effetti dannosi per la salute
Che cosa riservano le microparticelle se vengono a contatto con l’organismo umano? E’ uno dei tanti dubbi che devono essere risolti per garantire che l’uso delle nanoscienze non generino effetti dannosi per la salute
Oro e argento sono materiali che conosciamo nella loro composizione e ne conosciamo anche gli effetti, utilizzandoli nella vita quotidiana. Ma quando usiamo tali materiali sotto forma di nano particelle, microscopici elementi di due o tre atomi, che riflessi hanno sul nostro organismo? A questo stadio le particelle assumono un colore diverso, possono interagire con altri elementi solidi o gassosi presenti nell’aria e se vengono a contatto con gli organi interni del corpo umano, generano effetti che possono essere dannosi per la salute.
I DUBBI - Gli esempi non appartengono alla fantascienza. Un caso per tutti, le calze dei ragazzi, trattate con particelle di argento per evitare odori e sudorazione. Che effetto hanno sulla pelle e, nel caso del loro lavaggio , come si comporta il materiale argento nel contatto con l’acqua? E in caso di smaltimento, come bisogna comportarsi per trattare le acque di scarico che possono contenere tracce di argento? Sono questi i risvolti che preoccupano i ricercatori che oggi sono alle prese con l’utilizzo delle nano particelle. Per risolvere questi dubbi ci viene in aiuto Nora Savage, ingegnere, responsabile del Centro di ricerche sulle nanotecnologie per l’ambiente di Washington D.C. intervenuta alla conferenza mondiale della scienza di Venezia proprio per parlare di entusiasmi, ma anche di preoccupazioni.
I RISCHI - «Il problema maggiore - spiega l’esperta – sta nel fatto che quando si usano sostanze in formula così piccola, sono molto più facili le miscele e possono verificarsi comportamenti dei materiali che non conosciamo. E questo vale non soltanto per sostanze come oro, argento, ma anche carbonio, calcio, silicio e tanti altri. Sono sostanze che ben conosciamo, nella loro formula comunemente usata, ma non sappiamo come si comportano a livello nano e come interagiscono con altri elementi. E non c’è soltanto il problema dell’argento delle calze o dei calzettoni per lo sport. Ci sono anche usi sbagliati di un determinato prodotto che possono provocare danni. Per esempio, se allo stadio i ragazzi usano il giornale per coprirsi e ripararsi dal freddo o dalla pioggia, che cosa sappiamo degli effetti della carta sulla pelle o dei componenti degli inchiostri che possono essere inspirati? Quindi , non basta verificare gli effetti dell’uso di un prodotto, ma occorre valutare tutta la vita del materiale e tenere conto anche del suo eventuale abuso».
LE INDAGINI - La questione è sotto l’attenzione di tutti gli organismi internazionali di tutela dell’ambiente e della persona, compresa l’EPA, «l’Agenzia per la protezione ambientale americana, che sta conducendo studi sugli effetti respiratori di alcune sostanze presenti nell’aria in alcune aree del polmone, quelle più facilmente raggiungibili delle particelle nanometriche. Questi studi – aggiunge Nora Savage - tengono anche conto di che cosa mangia l’individuo, del suo Dna, di come vive, perché le interazioni possono essere diverse a seconda delle condizioni fisiche. L’attenzione è ancora molto maggiore quando si tratta di monitorare oggetti nano che vanno in mano ai bambini, i quali spesso se li portano alla bocca».
ARIA E ACQUA DA RISANARE - L’ambiente entra con forza nel vivace dibattito sulle nanoscienze. L’inquinamento dell’aria, infatti, tiene sotto pressione tutti i Paesi del mondo industriale per via degli effetti delle sostanze tossiche sulla salute. La sua pericolosità – precisa Nora Savage - è generata da fonti diverse e può essere naturale o provocata da immissioni esterne prodotte dalla combustione di qualsiasi caldaia. Per fortuna possiamo mettere in campo strumenti in grado di rilevare più elementi alla volta, individuare le sostanze tossiche in maniera intelligente e accurata, costruire sensori capaci di segnalare la presenza delle sostanze pericolose in modo da evitare l’esposizione dell’individuo. «In questo la meteorologia ci viene in aiuto – aggiunge l’esperta – perché le previsioni sono molto precise e ci possono dire che cosa sta succedendo nell’aria». Per l’inquinamento marino si stanno mettendo a punto un processo catalitico in grado di risanare la superficie dell’acqua sul posto, gettando in acqua particelle capaci di degradare la sostanza tossica. Ma se queste sostanze vengono usate per le falde acquifere, che effetto avranno sulle piante? Un dubbio ancora da chiarire. E’ per questo che Nora Savage, nel concludere il suo intervento, ci ha dato appuntamento all’incontro su nanotecnologia e ambiente , invitando soprattutto i giovani studenti che erano presenti, a partecipare alla conferenza che si terrà dal 2 al 7 giungo del 2013, a Stowe, nel Vermont. Ci sono a disposizione borse di studio.