Thorbjørn Jagland, Segretario Generale del Consiglio d’Europa, fa un’analisi impietosa della situazione dei diritti e della libertà nelle diversità multiculturale della nostra Europa. I nuovi impegni che ci attendono per realizzare una società capace di dialogare con razze e culture diverse
Thorbjørn Jagland, Segretario Generale del Consiglio d’Europa, fa un’analisi impietosa della situazione dei diritti e della libertà nella diversità multiculturale della nostra Europa. I nuovi impegni che ci attendono per realizzare una società capace di dialogare con etnie e culture diverse
Lei presiede un’istituzione molto importante: quale messaggio vuol trasmettere alla 4ª Conferenza Mondiale Science for Peace?
Il Consiglio d'Europa è un'istituzione il cui obiettivo è garantire il rispetto dei diritti umani, lo stato di diritto e la democrazia per 800 milioni di cittadini europei. Questi principi sono "vivi," in costante evoluzione e fortemente radicati nella tolleranza e nel continuo dialogo. Promuovere i valori della tolleranza e della diversità, in un'epoca di tensioni sociali e politiche, è un punto chiave della missione del Consiglio d'Europa. Attraverso questa conferenza, vorrei trasmettere ai partecipanti quanto sia urgente oggi costruire nuovi strumenti di coesistenza e riunire libertà e diversità in Europa.
L’Unione Europea è riuscita a garantire tolleranza e libertà nelle diversità multiculturale?
Il Consiglio d'Europa è composto da 47 stati membri e abbraccia l'intera Europa superando i confini dell'Unione. Non siamo stati in grado di gestire la sfida della diversità in modo adeguato. Negli ultimi anni, l'intolleranza e la discriminazione sono aumentate in Europa, e minoranze tra cui quella musulmana e quella Rom sono state oggetto di emarginazione e stigmatizzazione. L'antisemitismo è in crescita e i partiti xenofobi hanno accresciuto la loro popolarità in numerosi paesi. In Europa, la diversità è aumentata e non è destinata a diminuire. Il modo in cui l'abbiamo gestita non ha permesso di evitare la discriminazione e la separazione delle minoranze dalla società. Inoltre, questo fenomeno è stato rafforzato dal concetto di rispetto assoluto tra culture, tradizioni e credenze, mentre l'importanza dell'interazione tra individui e gruppi è stata sottovalutata. Si è quindi sviluppato un fenomeno caratterizzato da società parallele, come effetto collaterale. Noi sosteniamo il concetto dell'interculturalismo. Al giorno d'oggi, le persone sono in contatto tra loro in modo molto più stretto che in passato. Vogliono sviluppare e difendere identità multiple. Il dialogo interculturale e l'educazione alla tolleranza e al dialogo tra religioni sono fattori chiave all'interno della strategia del Consiglio d'Europa verso una soluzione comune alle sfide odierne.
Quali sono le minacce e le sfide dei prossimi 10 anni?
Durante l'attuale crisi finanziaria, il populismo basato sulla paura ha permeato il dibattito politico. Questo probabilmente è dovuto anche al fatto che percepiamo il nostro stile di vita e sistema assistenziale come soggetti a minacce. In questo continente sotto pressione, una nuova nazionalizzazione della politica si sta configurando come una minaccia concreta. La tolleranza verso gli immigrati è in calo mentre il nazionalismo, al contrario, ottiene successi alle elezioni. Ma questo scenario si rivelerà disastroso per l'Europa.
In che modo e chi deve agire per favorire un cambiamento?
Tutti possono contribuire, a seconda del loro ruolo nella società. Anche a livello individuale, tutti possiamo intraprendere azioni positive all'interno delle nostre reti di appartenenza per dare nuovo respiro al nostro antico e profondamente radicato sistema di valori democratici. Le università e le scuole, e soprattutto la comunità scientifica possono dare un contributo significativo al fine di contrastare le prospettive sempre più rigide di come andrebbero organizzate le nostre società.
E le Istituzioni Europee?
Il Consiglio d'Europa ha lanciato numerose iniziative concrete mirate a raggiungere l’obiettivo di conciliare diversità e libertà. Dal 2004 ha sviluppato il concetto delle Città Interculturali, stabilendo standard e identificando buone pratiche all'interno di un network di città in costante espansione. Nel 2005, il dialogo interculturale, assieme a quello politico e interreligioso, è stato sostenuto dagli stati membri come uno degli strumenti per far sì che la diversità delle culture europee diventi una fonte di arricchimento reciproco. Nel 2008, è stato presentato il Libro Bianco sul Dialogo Interculturale, che contiene raccomandazioni per gli stati membri. Nel 2011, il rapporto Living together: combining diversity and freedom in the 21st-Century Europe redatto da un gruppo di personalità di spicco, conteneva un'analisi delle minacce e possibili risposte, e offriva una serie di raccomandazioni strategiche specifiche, esercitando un impatto positivo in seno al dibattito europeo sulla questione.
La mobilità per lavoro diventa sempre più difficile per i giovani europei. Che cosa si può fare?
Vent'anni fa, il Consiglio d'Europa ha dato il via a programmi di mobilità innovativi che oggi fanno parte dell'acquis europeo, specialmente tra studenti e giovani. L'attuale crisi economica e finanziaria che ha colpito alcuni paesi europei sta già accelerando il trasferimento di cittadini per ragioni professionali. Tuttavia, una politica comune riguardante il mercato del lavoro e una legislazione fiscale più bilanciata aiuterebbero a sostenere maggiormente la mobilità in Europa. La mobilità è fondamentale per preparare le future generazioni a vivere in una società in cui la gestione della diversità diventerà una delle risorse cruciali.