Accanto al trapianto di flora intestinale in futuro forse verrà utilizzato un farmaco che ferma l’effetto tossico del microrganismo. La scoperta pubblicata su Science Translational Medicine
Per anni gli scienziati si sono concentrati -invano - nella ricerca di un antibiotico efficace contro il Clostridium difficile. Forse però è giunta l’ora di cambiare strategia: anziché eliminare il microrganismo perché non renderlo innocuo?
E’ questa l’idea degli scienziati della Stanford University School of Medicine.
In uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine i ricercatori hanno scoperto un farmaco in grado di bloccare l’azione dannosa delle tossine prodotte dal Clostridium.
Un risultato che potrebbe cambiare il difficile trattamento di questa fastidiosa infezione.
INFEZIONE DIFFICILE DA TRATTARE
Il Clostridium difficile è un batterio che risiede a livello intestinale. La sua presenza è responsabile in molti casi di crampi addominali, diarrea e colite.
Un’infezione, resistente agli antibiotici, che è una vera e propria piaga soprattutto negli anziani: un paziente che contrae questa infezione in ospedale resta in media ricoverato da 1 a 3 settimane più degli altri e costa una media di 14mila euro in più.
Ogni anno si stima che le infezioni da Clostridium in Europa generino una spesa di circa 5 miliardi di euro.
Fino al 35% dei pazienti ha una ricaduta dopo il trattamento antibiotico di una prima infezione e le recidive ad oggi non riescono ad essere trattate con farmaci.
La salute dei degenti peggiora e trattandosi di persone anziane, con patologie concomitanti spesso importanti, è più alto il rischio di subire complicanze gravi che in qualche caso possono essere causa di morte.
I BENEFICI DEL TRAPIANTO DI FLORA
Dopo anni di fallimenti negli ultimi tempi si è sviluppata una tecnica che sembrerebbe efficace. E’ il caso del trapianto di flora intestinale da persone sane: in Italia, grazie ad uno studio pionieristico del professor Antonio Gasbarrini del Policlinico Gemelli di Roma, alcune persone sono state già sottoposte al trapianto che è risultato risolutivo in oltre il 90% dei casi.
Accanto a questo metodo però in futuro forse avremo a disposizione un nuovo farmaco. Una soluzione di certo più percorribile del trapianto di flora.
BLOCCARE LA TOSSINA
La molecola in questione - nota con il nome di Ebselen - anziché agire sui meccanismi di replicazione del microrganismo blocca e degrada le tossine prodotte da Clostridium difficile. Per testarne l’efficacia gli scienziati statunitensi hanno iniettato in animali da laboratorio il mix di sostanze dannose prodotte dal microrganismo.
Alcuni topi sono poi stati trattati con Ebselen, altri no. Dalle analisi è emerso che quelli che avevano ricevuto il farmaco sopravvivevano all’infezione a differenza di quelli non trattati. Non solo, i test sono stati effettuati anche infettando gli animali direttamente con Clostridium. Anche in questo caso i risultati sono stati positivi: i topi sono sopravvissuti e a livello intestinale non presentavano danni.
Partendo da questi risultati positivi ora gli scienziati contano di avviare una sperimentazione direttamente nell’uomo. I tempi si preannunciano brevi: la molecola in questione è già in fase di sperimentazione per altre patologie come ictus e disturbo bipolare.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.