Nati per debellare i batteri, sono tuttora assunti erroneamente in caso di malattie virali come l’influenza. Con un rischio a lungo termine: favorire lo sviluppo di ceppi batterici resistenti
Qualche linea di febbre e subito scatta il ricorso agli antibiotici: è ancora questo il trend in Italia, il paese europeo che conta il più alto consumo secondo i dati OsMed (AIFA). Un fenomeno culturale, complice la tanta disinformazione, ma anche la cattiva abitudine dei medici a prescrivere antibiotici anche quando non necessari. Con rischi ormai noti: l’abuso di farmaci e l’aumentato sviluppo di ceppi batterici resistenti.
FEBBRE, MAL DI GOLA E BRONCHITI- Molti dei malanni stagionali sono imputabili a infezioni virali, non a batteri. Eppure la maggior parte dei pazienti che entra nello studio dal proprio medico di famiglia per un mal di gola o una bronchite, ne esce con una prescrizione per antibiotici. A sottolinearlo è l’analisi dell’Università di Harvard dei registri ambulatoriali e ospedalieri statunitensi, pubblicata su JAMA Internal Medicine: con gli antibiotici si cura il 60 per cento dei mal di gola e il 70 per cento delle bronchiti, ma i dati epidemiologici stimano che meno di un paziente su dieci ne avrebbe effettivamente bisogno. Perchè allora si prescrivono? «Purtroppo per alcuni medici è molto più comodo prescrivere un antibiotico, anche telefonicamente come tristemente accade, invece di decidere responsabilmente che l’antibiotico non è necessario – ci risponde Ovidio Brignoli, medico di medicina generale e vicepresidente SIMG – Sono spesso i pazienti a insistere, soprattutto se ad ammalarsi è un bambino: in pediatria l’uso prescritto finora è stato scorretto nella metà dei casi. Serve più educazione, deve essere chiaro che la febbre di per sè non è una malattia batterica».
AUMENTANO I BATTERI RESISTENTI- Seppur malati, sarebbe bene evitare di assumere farmaci inutilmente. Tuttavia il maggiore rischio è a lungo termine: con l’abuso, gli antibiotici possono diventare inefficaci. Sono i batteri stessi ad abituarsi alle terapie antibiotiche di uso diffuso diventando, nel tempo, resistenti. In Usa il fenomeno è già evidente: in un report approfondito dei Centres for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta si legge che il numero di patogeni resistenti è in aumento ed è una delle cause di complicanze gravi, ad esempio, in alcune coliti e gonorrea. Anche in qualche paese europeo è stata osservata una crescente battero-resistenza nella popolazione, poco in Italia. E potrebbe accentuarsi, se non si tagliano gli eccessi: un messaggio da anni lanciato dagli infettivologi, oggi al centro della campagna legata alla Giornata Europea degli antibiotici, in calendario il prossimo 18 novembre.
LA STAGIONE VIRALE- E’ solo la visita medica a stabilire se, in caso di malanno, è necessaria una terapia antibiotica che verrà comunque prescritta «solo se la febbre dura da tre giorni consecutivi», puntualizza l’esperto. Anche l’epidemiologia può fornire un valido orientamento nell’anamnesi. «Nella stagione fredda quasi tutte le malattie del cavo orale e delle alte vie respiratorie sono di natura virale: influenza, riniti, tonsilliti, faringiti, laringiti, otiti non richiedono l’antibiotico. E’ indicato per affezioni delle basse vie respiratorie come bronchiti o polmoniti solo nei soggetti a rischio come anziani o in presenza di patologie croniche o deficit immunitari. Diversamente bisogna andare molto cauti». L’ultima parola, nella strategia dell’Oms per abbattere l’uso improprio di antibiotici, è prevenzione: vaccinazioni, igiene delle mani e nella manipolazione degli alimenti per evitare, semplicemente, di ammalarsi. E se succede, no definitivo all’autoprescrizione.
Cinzia Pozzi