Chiudi
Neuroscienze
Daniele Banfi
pubblicato il 09-01-2025

Tornare a camminare con la neurostimolazione midollare



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Quando la lesione è parziale la tecnica può fare recuperare il controllo degli arti inferiori, anche nei pazienti con spasticità muscolare. Un risultato storico ad opera dei ricercatori del San Raffaele di Milano

Tornare a camminare con la neurostimolazione midollare

Recuperare il movimento delle gambe dopo una lesione midollare parziale è possibile. In questi anni sono diverse le persone che hanno riacquistato questa capacità grazie all'impianto di neurostimolatori del midollo. Ma il numero presto potrebbe aumentare sensibilmente comprendendo anche gli individui affetti da spasticità muscolare, da sempre eslcusi da questo genere di trattamento. Uno studio pubblicato sulle pagine della rivista Science Traslational Medicine, ad opera dei ricercatori dell'IRCCS San Raffaele di Milano e della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha mostrato che l'utlizzo di un nuovo procollo di cura basato sulla somministrazione di onde ad alta frequenza è in grado di fare recuperare la motilità degli arti inferiori anche in questo genere di pazienti. 

CHE COSA SONO LE LESIONI DEL MIDOLLO?

Ogni anno in Italia sono circa mille le persone che vanno incontro ad una lesione del midollo spinale a causa di eventi traumatici come incidenti di auto e moto. I danni che ne derivano dipendono essenzialmente dalla posizione in cui avviene la lesione e dalla gravità del trauma. Funzionando come una linea ferroviaria ad alta velocità che trasporta messaggi elettrici dal cervello al resto del corpo, eventuali danni -come una lesione- fanno sì che il segnale non vada oltre la "stazione" lesionata. Una tetraplegia o una paraplegia dipendono infatti da dove è localizzato il danno lungo la colonna vertebrale.

QUANDO SI PUÒ RECUPERARE IL MOVIMENTO?

Riparare completamente i danni, ad oggi, non è ancora possibile per l'incapacità del tessuto neurale di rigenerarsi. Nell’uomo un midollo completamente reciso infatti non può essere riparato. Diverso è invece il discorso per quanto riguarda le lesioni parziali. In questi casi infatti alcune connessioni nervose tra il cervello e il midollo spinale sono ancora funzionanti. Questo perché le lesioni parziali lasciano intatti alcuni circuiti nervosi su cui è possibile agire. 

COME FUNZIONA LA STIMOLAZIONE MIDOLLARE?

Una delle possibili soluzioni per cercare di recuperare, almeno parzialmente, l'utilizzo degli arti è rappresentata dalla neurostimolazione midollare, metodo che consiste nell'impianto di alcuni elettrodi in prossimità della lesione collegati ad un dispositivo esterno in grado di erogare l'impulso elettrico. Obiettivo di questa tecnica (già in uso nel recupero post-ictus) è la stimolazione dei circuiti nervosi al fine di promuovere il recupero motorio. Ad oggi sono diverse le persone che sono state trattate con questo genere di tecnologia. Al San Raffaele, ad esempio, nel 2023 una giovane donna vittima di un incidente sportivo che le ha causato una lesione midollare è stata in grado di mantenere una posizione eretta e di camminare con l’ausilio di un deambulatore proprio grazie all'impianto.

IL PROBLEMA DELLA SPASTICITÀ MUSCOLARE

Purtroppo però la neurostimolazione midollare non è per tutti. Circa il 70% delle persone con lesioni midollari parziali presenta spasticità muscolare, una condizione caratterizzata da contrazioni anomale e spasmi dovuti alla lesione spinale. «In questi pazienti -spiegano gli esperti del San Raffaele- la stimolazione spinale standard non ha mai dato alcun risultato poiché la spasticità blocca questa capacità limitata di recupero». Ed è proprio partendo da questa costatazione che i ricercatori italiani hanno provato a sviluppare un protocollo alternativo mirato a "prendere due piccioni con una fava": ripristinare la locomozione e, allo stesso tempo, ridurre i sintomi spastici. Eliminare la spasticità permette infatti al paziente di affrontare meglio la riabilitazione e camminare con maggiore facilità.

LO STUDIO ITALIANO

Per farlo hanno provato a sottoporre due pazienti con lesioni parziali ad una neurostimolazione midollare con due differenti tipologie di onde erogate: quelle a bassa frequenza per stimolare il recupero motorio e quelle ad alta frequenza per "annullare" la spasticità. Sottoposti nel 2023 ad intervento, dopo un lungo percorso riabilitativo presso l’unità diretta dal dottor Sandro Iannaccone le due persone sono tornate a camminare. Al termine del percorso entrambi i pazienti hanno mostrato miglioramenti significativi nelle loro capacità funzionali con uno di essi che ha percorso 175 metri senza stimolazione attiva.  Il team di ricerca -composto tra gli altri dal primo autore Simone Romeni, Silvestro Micera e Pietro Mortini- ha inoltre osservato che la stimolazione ad alta frequenza del midollo spinale ha inibito l’iperreattività patologica dei circuiti spinali senza generare disagio nei pazienti. Un risultato importante che dimostra per la prima volta come sia possibile inibire gli spasmi grazie ad impulsi ad alta frequenza e che dunque pone le basi ad un ampliamento delle persone candidabili al trattamento.

I PROSSIMI PASSI

Nei prossimi mesi la sperimentazione potrebbe estendersi ulteriormente. Attualmente sono 10 i pazienti in cui si sta valutando l'utilizzo di questo approccio. Ma, come fanno sapere dal San Raffaele, I prossimi passi includeranno ulteriori studi clinici su un numero maggiore di pazienti per confermare questi risultati preliminari. «Stiamo pianificando di estendere le indicazioni a diverse condizioni cliniche che definiremo nei prossimi mesi. Siamo all’inizio di una nuova, promettente era per la neuroriabilitazione motoria. Vogliamo in particolare esprimere la nostra profonda gratitudine ai pazienti che hanno avuto fiducia in noi» ha commentato il professor Mortini. 

Sostieni la ricerca, sostieni la vita. Dona ora.

Dona ora per la ricerca contro i tumori

Dona ora per la ricerca contro i tumori

Sostieni la vita


Scegli la tua donazione

Importo che vuoi donare

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina