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Neuroscienze
Fabio Di Todaro
pubblicato il 07-10-2014

Disposofobia: se gli oggetti ci tolgono aria



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Chi soffre di disposofobia conserva tutto e a vive sommerso dal disordine. L'aiuto può arrivare dalla psicoterapia cognitivo-comportale

Disposofobia: se gli oggetti ci tolgono aria

Non è semplice confusione. Né tantomeno basta appiccare l’etichetta di disorganizzato. Chi soffre di disposofobia - o sindrome dell’accumulo eccessivo - ha una vera e propria malattia psichiatrica, spesso nemmeno così facile da trattare. Inutile sperare di far rinsavi­re il paziente, sebbene spesso neghi. Consigli, ammonizioni e appelli al buon senso quasi mai si rivelano efficaci.

 

LA MALATTIA

Il disturbo, per quanto raro, inizia a essere più conosciuto: anche per via dello spazio trovato in un reality statunitense. Chi soffre di sindrome dell’accumulo eccessivo - patologia appartenente allo spettro dei disturbi ossessivo-compulsivi, ma classificata a parte nell’ultimo manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V) - conserva tutto in casa: dagli scontrini ai biglietti dell’autobus, dai sacchetti vuoti ai rifiuti. «E quasi mai prende coscienza del problema, al punto da trovare sempre una giustificazione che spieghi perché non vada buttato nulla - afferma Cristina Cavallini, coordinatore del reparto di riabilitazione dei disturbi d’ansia e dell’alimentazione all’ospedale San Raffaele di Milano -. Parlare con queste persone è difficilissimo: tenderanno sempre a difendere con i denti tutti i loro oggetti». Alcuni studi epidemiologici indicano che questo disturbo col­pisce intorno all’1,5% della popo­lazione. Ma i dati arrivano quasi tutti dagli Stati Uniti e fare statistiche, in Italia, è piuttosto difficile. Sono le condizioni dei pazienti, poi, a rendere difficile la scoperta dei casi. Chi soffre di disposofobia vive spesso da solo e non richiede quasi mai aiuto. Non di rado, infatti, capita di scoprire la malattia in un paziente poco assistito dai parenti e al momento del suo decesso.

 

QUALCOSA CHE NON VA

Sebbene raccogliere una confessione sia pressoché impossibile, ci sono alcuni segnali rilevabili tra le mura domestiche che possono far suonare l’allarme. Chi soffre di sindrome dell’accumulo eccessivo è una persona che tende a diradare i rapporti sociali, aprendo sempre meno frequentemente le porte della propria abitazione. Chi riesce a varcarle, comunque, non può fare a meno di notare un accumulo di oggetti che riduce anche lo spazio vitale, senza che la persona si preoccupi di trovare una soluzione. «Un altro indizio è dato dallo shopping compulsivo - prosegue Cavallini -. Per molti pazienti è il punto di partenza: si cerca di avere sempre di più senza alcuna necessità. Chi non ha la possibilità economica, talvolta diventa cleptomane».

 

QUALI TERAPIE?

Rispetto ad altri disturbi caratterizzati da ossessività e compulsività, la disposofobia risponde poco ai trattamenti farmacologici con antidepressivi. La via che si persegue, quando si riesce a intercettare il paziente, è quella della psicoterapia cognitivo-comportamentale. L’obiettivo è quello di addestrarlo a resistere ai propri sintomi. Spesso è necessario anche entrare nell’appartamento per ridurre il numero di oggetti e abituare la persona a liberarsene gradualmente.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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