E’ noto che anche lo zucchero può far bene se si è convinti che sia una medicina. Ora si vede che l’effetto c’è anche se si sa che è solo placebo
Una terapia quanto è più un fatto mentale che materiale? Si sa che spesso le persone si sentono meglio dopo aver preso una cura senza alcun ingrediente attivo semplicemente perché sono convinti che sia una cura reale. Questo effetto è conosciuto col nome di “placebo” (che è il futuro del verbo latino placeo e significa “io piacerò”).
LA RICERCA
Uno studio dell’Università del Michigan dimostra che i placebo diminuiscono i marcatori cerebrali della sofferenza emotiva anche quando le persone sanno che si tratta di un placebo. I risultati sono pubblicati su Nature Communications e confermano che i placebo non ingannevoli (vale a dire quando una persona sa che sta prendendo una semplice pillola di zucchero) sono efficaci nel ridurre l’attività emotiva del cervello.
DA USARE NELLA PRATICA MEDICA?
«Quindi i placebo sono piuttosto mente che materia – nota uno dei ricercatori, Jason Moser. – I placebo non ingannevoli sono stati creati per essere usati nella pratica medica. Anziché prescrivere una quantità di medicine per aiutare il paziente, gli puoi dare un placebo e dirgli che comunque lo aiuterà: e se la persona pensa che lo farà, in effetti accade». Per verificare questa efficacia i ricercatori hanno mostrato a due diversi gruppi di persone delle immagini molto emozionanti, negative, in due diversi esperimenti. Il gruppo del placebo rivelato ha letto un documento sugli effetti del placebo e ha inalato con uno spray nasale una soluzione salina. A loro è stato spiegato che si trattava appunto di un placebo, ma che comunque li avrebbe aiutati a ridurre i sentimenti negativi se si convincevano che fosse possibile.
ACQUA SALATA MA SI STA MEGLIO
Anche all’altro gruppo è stata somministrata la stessa soluzione salina spiegando di che cosa si trattava, però a loro è stato detto che questa avrebbe migliorato la chiarezza del vissuto emotivo che i ricercatori stavano controllando. Il primo esperimento ha mostrato che i placebo non ingannevoli avevano ridotto il disagio emotivo riferito dai partecipanti. Nel secondo esperimento si è visto, per mezzo dell’elettroencefalogramma, che i placebo non ingannevoli avevano ridotto l’attività elettrica del cervello che riflette il disagio di una persona davanti a eventi emozionanti. La riduzione dell’attività emotiva cerebrale si è prodotta nel giro di due secondi.
E IL CERVELLO REGISTRA
«Questi risultati danno un primo supporto all’idea che i placebo non segreti non sono soltanto prodotti da un pregiudizio sulla risposta da dare (fornendo cioè al ricercatore la risposta che lui vorrebbe sentire), ma provocano veri effetti psicobiologici», ha commentato la professoressa di Psicologia e management all’Università del Michigan, Ethan Kross. Il gruppo del Michigan ha già verificato il funzionamento di placebo non ingannevoli in casi di mal di schiena cronico e sindrome dell’intestino irritabile più altri disturbi. Contestano una serie di precedenti ricerche sul tema dall’esito negativo in quanto erano stati scelti come campi di prova disturbi su cui neppure il vero placebo, quello “segreto”, aveva dato risultati. Figurarsi, dunque, quello non ingannevole.
PERCHE’ CI FA PAURA IL FILM HORROR?
Un profondo conoscitore del placebo è il professor Fabrizio Benedetti, docente di Fisiologia e Neuroscienze all’Università di Torino. Che così commenta: «La validità del placebo non ingannevole si conosce già da un po' di tempo, e in effetti non c'è da sorprendersi, poiché spesso tutti noi siamo condizionati da una miriade di rituali. In altre parole, anche se sappiamo che è tutto finto, abbiamo delle risposte fisiologiche. Un esempio nella vita di tutti i giorni può aiutare a capire. Quando guardiamo un film dell'orrore, sappiamo che è tutto finto: la vittima è un attore, il sangue è succo di pomodoro, il coltello è di plastica, ecc. Ciononostante, abbiamo paura, sudiamo, il battito cardiaco aumenta...».
EFFICACE OLTRE LA NOSTRA COSCIENZA
Continua il professor Benedetti: «Nell'effetto placebo succede un po' la stessa cosa: quando guardiamo una siringa abbiamo delle reazioni fisiologiche e dei benefici anche se sappiamo che la siringa è piena di acqua anziché del farmaco vero. In altre parole, nel nostro cervello ci sono delle associazioni che avvengono indipendentemente dalla nostra coscienza e consapevolezza».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.