Approvata negli USA la prima pillola antidepressiva rapida in grado di mostrare gli effetti benefici dopo una sola settimana d'utilizzo. Come funziona? Quali sono i benefici e quali i rischi?
È realtà la prima pillola antidepressiva a effetto rapido. Ad approvarla, lo scorso 19 agosto, la Food and Drug Administration (FDA). Il farmaco, attualmente non disponibile in Italia (commercializzato in USA con il nome di Auvelity), è costituito da due diversi principi attivi, il destrometorfano e il bupropione; possiede un meccanismo di azione differente dalle terapie antidepressive finora utilizzate, permettendo di migliorare la sintomatologia depressiva in minor tempo e con un effetto prolungato negli adulti affetti da depressione maggiore.
NOVITÀ RELATIVA
Il farmaco recentemente approvato rappresenta una novità per quanto riguarda il meccanismo di azione e il suo effetto rapido e prolungato. Tuttavia, le molecole in esso contenute sono tutt’altro che nuove. «Il destrometorfano in medicina si conosce da tempo – spiega Giorgio Di Lorenzo, professore Associato di Psichiatria all’Università degli Studi di Roma “Tor vergata” –: ci sono molti medicamenti a base di questa molecola, ad esempio farmaci per trattare la tosse. Inoltre, avendo effetti allucinogeni, è impiegata, illegalmente, come sostanza a scopo ricreativo. Il bupropione, invece, è utilizzato da anni come farmaco per trattare la depressione, ma anche nella terapia dell'obesità, nella disassuefazione da fumo e nell'astenia».
COME FUNZIONA LA PILLOLA
Il destrometorfano, che non aveva mai trovato una grossa fortuna nel trattamento dei disturbi neurologici e psichiatrici a causa della sua rapida degradazione, è stato associato proprio al bupropione che, oltre ad avere un effetto antidepressivo, ne impedisce la rapida disattivazione. Risultato? Gli effetti del farmaco sono molto più duraturi. Le molecole di destrometorfano agiscono sui recettori ionotropici del glutammato, una specifica classe di recettori del cervello con un ruolo fondamentale nella plasticità neuronale, e su un altro recettore cerebrale chiamato sigma-1. Inoltre, hanno un’azione nel modulare i livelli di serotonina attraverso un aspecifico blocco della ricaptazione dalle sinapsi della serotonina, neurotrasmettitore responsabile, tra le altre cose, dei circuiti che regolano il tono dell’umore. All’azione del destrometorfano si associa quella del buproprione che, invece, agisce sui neurotrasmettitori noradrenalina e dopamina.
QUALI SONO I BENEFICI?
Non è chiaro l’esatto meccanismo molecolare di Auvelity nel trattamento della depressione maggiore, ma gli studi clinici di cui è stato protagonista per provarne la sicurezza e l'efficacia hanno mostrato che il farmaco è in grado di ridurre in maniera significativa i sintomi depressivi sia rispetto al placebo sia rispetto anche al solo trattamento con buproprione. Il miglioramento si osserva già durante la prima settimana di utilizzo, con risultati prolungati nel tempo.
I FARMACI CLASSICI, QUALI SONO I LIMITI?
Per la cura della depressione maggiore, attualmente i principi attivi più celebri e più largamente utilizzati sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e gli inibitori della ricaptazione della serotonina-noradrenalina. Questi farmaci ostacolano l’azione dei recettori che, all’interno del cervello, hanno lo scopo di rimuovere la serotonina rilasciata dalle cellule del sistema nervoso, permettendo quindi di mantenere elevati i livelli di neurotrasmettitore nelle sinapsi neuronali e facilitare la loro azione sulla regolazione dell’umore. Tuttavia, questo tipo di farmaci mostra effetti antidepressivi solo dopo diverse settimane di trattamento e, in molti casi, il dosaggio deve essere ottimizzato o devono essere combinati più farmaci tra loro per ottenere il massimo beneficio terapeutico. Non solo: quasi i due terzi dei pazienti con depressione trattati con i medicinali al momento disponibili riportano di non sperimentare adeguati effetti benefici, rendendo necessaria la ricerca di nuove terapie.
EFFETTI COLLATERALI
Anche la pillola antidepressiva rapida non è esente da effetti collaterali, causati da entrambe le molecole che la costituiscono. I più diffusi sono:
- vertigini e capogiri;
- mal di testa;
- alterazioni gastrointestinali;
- bocca asciutta;
- sonnolenza diurna;
- iperidrosi, ovvero sudorazione eccessiva;
- disfunzioni sessuali, motivo di reticenza dei pazienti più i giovani che, trovandosi già a sperimentare disturbi di questo tipo causati da stati di ansia e depressione, con questi farmaci rischierebbero di vederli peggiorare.
POPOLAZIONI A RISCHIO
La pillola antidepressiva rapida non può essere somministrata a chiunque, ma bisogna tenere conto di alcune situazioni particolari. «È importante prestare particolare attenzione in presenza di epilessia, rialzi pressori o glaucoma – spiega il professor Di Lorenzo –, il farmaco potrebbe aggravare queste condizioni preesistenti. Inoltre, bisogna considerare che non sono stati studiati gli effetti del farmaco su donne in gravidanza, su soggetti con problematiche renali ed epatiche, e su persone con disturbo bipolare. Non conoscendo il fenomeno della mania indotta da questo farmaco e la possibile slatentizzazione di comportamenti suicidari, è bene essere particolarmente cauti nella somministrazione di questo farmaco ai pazienti depressi affetti da disturbo bipolare. La pillola antidepressiva rapida, invece, trovo sia particolarmente indicata nei primi episodi di depressione maggiore nel giovane adulto. Non dimentichiamo che avere episodi ripetuti, anche se lievi, di depressione crea cicatrici nel cervello, sia a livello strutturale sia funzionale, che possono rendere più aggressiva la malattia depressiva, facilitando la ricomparsa di nuovi episodi, rendendo le terapie meno efficaci, prolungando la durata degli episodi depressivi e la grave sofferenza individuale, relazionale e socio-lavorativa. Prima si inizia la cura, dunque, meglio è».
Un farmaco a rapida azione antidepressiva efficace nel determinare una risposta clinica prolungata, oltre a essere un innovativo e ulteriore strumento terapeutico, potrebbe, potenzialmente, rivelarsi utile nell’aumentare l’aderenza al trattamento antidepressivo e, conseguentemente, modificare il decorso dell’intera malattia depressiva nella vita di chi ne è colpito.
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Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile