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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 30-12-2022

Essere generosi è anche una questione di sonno



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Il poco sonno può influire sulla disponibilità ad aiutare gli altri. Quando scatta l'ora solare si perde un'ora a letto e le donazioni calano del 10 per cento

Essere generosi è anche una questione di sonno

Dormire poco ci rende meno generosi. L’affermazione appare stravagante, non di facile acquisizione come le altre che accomunano alla scarsità di sonno disturbi cardiovascolari, ipertensione, depressione, diabete e disfunzioni sessuali. Ma la generosità che c’entra? Non sta in questo ordine di valori. Eppure c’è uno studio dell’Università della California a Berkeley che è giunto a questa conclusione con tanto di imaging a risonanza magnetica applicato a persone in “credito” di sonno e pubblicato sulla rivista scientifica Plos Biology.

IL CERVELLO SI DISATTIVA SULL’EMPATIA

Le scannerizzazioni MRI mostrano che nel cervello sono meno attive le aree delegate all’empatia in chi non ha dormito abbastanza e le interviste di queste stesse persone rivelano una minore propensione a volere aiutare gli altri. Uscendo dai laboratori, gli scienziati di Berkeley presentano nello studio anche questa prova brutalmente “reale”: nella settimana dopo che scatta l’ora legale (e si “perde” un’ora di sonno) diminuiscono del 10 per cento le donazioni caritatevoli, tutti gli enti benefici lo verificano. Tale contrazione nelle offerte benefiche non si registra quando gli orologi in autunno tornano al tempo normale e non avvengono mai nelle regioni o paesi che non adottano l’ora legale.

SIAMO UNA SPECIE SOCIALE

Eti Ben Simon e Matthew Walker, i due autori alla guida della ricerca, fanno notare che la mancanza di sonno arriva a intaccare quella predisposizione al sostegno reciproco che sta tra i fondamenti della società umana. «Noi siamo una specie sociale – osservano - e quanto riusciamo a comportarci in modo aperto agli altri sembra dipendere profondamente da quanto riusciamo a dormire. Inoltre abbiamo visto in diversi altri studi che gli effetti della perdita di sonno non si fermano all’individuo, ma si propagano agli altri intorno. Per cui se non dormi abbastanza non si intacca soltanto il tuo benessere, ma pure quello di tutta la tua cerchia sociale, compresi gli estranei».

LA RETE MENTALE SOTTO RISONANZA MAGNETICA

La ricerca si compone di tre studi. Nel primo gli scienziati hanno sottoposto a una risonanza magnetica funzionale 24 volontari “fotografando” il loro cervello dopo otto ore di sonno, poi dopo una notte insonne. Hanno scoperto che le aree del cervello che formano la teoria della rete mentale, coinvolta quando le persone entrano in empatia con gli altri o cercano di capire i desideri e le necessità altrui, appaiono meno attive dopo una notte senza dormire. «Quando pensiamo agli altri – spiega la dottoressa Eti Ben Simon – questa rete entra in azione e ci permette di comprendere quali sono i bisogni del prossimo: “Che cosa stanno pensando? Stanno soffrendo? Hanno bisogno di aiuto?”. Ma quando i soggetti erano deprivati di sonno quella rete mentale risultava nettamente alterata».

CONTROLLATE 100 PERSONE DI NOTTE

In un secondo esperimento hanno seguito online più di cento persone per tre o quattro notti. In questo periodo gli studiosi hanno misurato la qualità del loro sonno – quanto avevano dormito, quante volte si erano svegliati -, poi hanno controllato il loro desiderio di aiutare gli altri, tipo tenere aperta la porta dell’ascensore per qualcun altro o aiutare uno sconosciuto che si era fatto male per strada. «Qui abbiamo scoperto che a una diminuzione della qualità del sonno di una persona da una notte alla seguente corrispondeva una significativa diminuzione nella propensione ad aiutare gli altri dal giorno seguente all’altro», ha raccontato Ben Simon.

INDAGINE SU 3 MILIONI DI DONAZIONI

Ed ecco il terzo studio che ha comportato una estrazione di dati da un database di tre milioni di donazioni benefiche negli Stati Uniti tra il 2001 e il 2016 il giorno dopo l’introduzione dell’ora legale con la potenziale perdita di un’ora di sonno. Qui è stato individuato il 10 per cento di calo nelle elargizioni caritatevoli. E questo calo non si è visto nelle regioni che non adottavano l’ora legale. «Come si vede, anche una modesta “dose” di sonno perduto – in questo caso un’ora – ha un impatto reale e misurabile sulla generosità delle persone e, quindi, su come funzioniamo in una società connessa», è il commento di Matthew Walker, direttore del Centro della scienza del sonno umano all’Università di Berkeley.

POCO SONNO PORTA A ISOLARSI

Una precedente ricerca di Walker e Ben Simon aveva mostrato che la deprivazione di sonno induceva la gente all’isolamento sociale. E la mancanza di sonno aumentava il loro senso di solitudine. Peggio ancora, si vide che gli individui carenti di sonno interagendo con le altre persone spargevano sugli astanti lo stesso sentimento di solitudine come fosse un virus. «Guardando a tutto il quadro, abbiamo cominciato a vedere che una mancanza di sonno genera un individuo asociale e, nella prospettiva di aiutare gli altri, anti-sociale, il che produce conseguenze di vario genere su come viviamo insieme essendo una specie sociale – ha commentato il dottor Walker. – Una mancanza di sonno rende le persone meno empatiche, meno generose, più chiuse in sé, e tutto questo è infettivo: si verifica un contagio di solitudine».

IL CONTAGIO DELLA SOLITUDINE

Lo psicologo ha poi aggiunto: «La realizzazione che la quantità e la qualità del sonno ha effetti su una intera società, causando una compromissione del comportamento prosociale, può fornire delle dritte per guardare dentro la nostra situazione sociale oggigiorno». A sua volta la dottoressa Ben Simon osserva: «Promuovere il sonno invece di prendere in giro chi dormirebbe troppo, potrebbe aiutare in modo sensibile a forgiare i legami sociali che sperimentiamo ogni giorno. Insomma, come si vede, il sonno risulta essere un incredibile lubrificante prosociale, che spinge a legarsi agli altri, a un comportamento umano empatico, gentile e generoso. Se in questi tempi così divisivi ci fosse mai bisogno – come c’è – di un forte “lubrificante” prosociale per condurci a una versione migliore della nostra società, eccolo trovato. Il buon sonno».

IL PREGIUDIZIO DEL SONNO COME SPRECO DI TEMPO

Nei paesi industrializzati più di metà della popolazione dichiara di non dormire abbastanza durante la settimana di lavoro. «E’ tempo che come società abbandoniamo l’idea che il sonno non sia necessario o uno spreco di tempo e che, senza alcun imbarazzo, cominciamo a dormire quanto ci serve. E’ la migliore forma di gentilezza che possiamo offrire a noi stessi e, pure, alle persone intorno a noi», conclude Eti Ben Simon. Serena Zoli

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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