Da lunedì prossimo diventano legali i casinò e il poker cash, cioè i giochi d'azzardo on line e con soldi veri. Un rischio, secondo gli esperti psichiatri, di cadere nella patologia del gioco compulsivo che oggi vede già 700mila malati
Da lunedì prossimo diventano legali i casinò e il poker cash, cioè i giochi d’azzardo on line e con soldi veri. Un rischio, secondo gli esperti psichiatri, di cadere nella patologia del gioco compulsivo che oggi vede già 700.000 malati
Lunedì 18 luglio: si cambia gioco. E il gioco si fa duro. Diventano legali online i casinò e il poker cash. Soldi veri sul tavolo idealmente verde, soldi a puntata, non più solo il gioco con modalità a torneo, l’unico ammesso finora, con limite massimo di 250 euro di iscrizione. Volendo, ci si potrà anche rovinare in poco tempo comodamente seduti a casa propria, con qualche clic. Anche non volendo: sono in crescita i giocatori patologici, quelli che “non possono trattenersi” e se innamorati del casinò non dovranno più spostarsi nei quattro esistenti in Italia: Campione, Venezia, Saint Vincent e Sanremo. Una nuova tentazione per loro: si può “azzardare” col portatile in qualunque momento, a casa come in treno o nella pausa pranzo, sarà facile farlo di nascosto dalla famiglia. Un adescamento in più per i giovani, i grandi smanettoni di computer.
700.000 MALATI - Quanti sono i malati del gioco, che una mozione approvata a giugno al Senato definisce – limitatamente al gioco pubblico - «la terza industria italiana, preceduta da Eni e Fiat»? La risposta si trova nello stesso documento: si valutano in 700.000 i malati, il 3% dei giocatori, circondati da circa 7 milioni di persone considerate “soggetti a rischio”. Il professor Riccardo Torta, associato di psicologia clinica all’Università di Torino, descrive il problema come un disturbo del controllo degli impulsi, al pari per esempio della cleptomania. «Il giocatore compulsivo non sa regolarsi né nei tempi né nelle cifre, e continua inarrestabile nel gambling procurandosi tanti problemi: debiti, scontri in famiglia, comportamenti illegali, perdita della stima, anche del lavoro… Diventa un problema del contesto sociale, della famiglia tutta». E non si può fermarli? «Le cure sono di due tipi», risponde Torta. «L’ipotesi che si fa è di tipo biologico, all’origine ci sarebbe una carenza di serotonina, il neurotrasmettitore che controlla anche l’umore e le compulsioni che sfociano nel Disturbo ossessivo-compulsivo. Quindi si impiegano farmaci su questa base».
IL NEUROLOGO DENUNCIATO - Di recente però, ed è stata la cronaca a informarne per la disavventura capitata a un neurologo di fama, si è scoperto il coinvolgimento di un altro neurotrasmettitore, la dopamina, che presiede al movimento e alle gratificazioni date da varie sostanze di abuso. Racconta Torta: «Questo specialista italiano, molto bravo, aveva prescritto un dopamino-agonista a un malato di Parkinson per migliorarne i movimenti, ma questo paziente - chissà, forse era già predisposto – si è messo a giocare compulsivamente e, capito che era per quella medicina, ha denunciato il medico. Ora ci sarà il processo». Giustamente Torta preferisce non dire il nome del farmaco perché si rischierebbe di demonizzare un preparato davvero molto utile, tenuto conto degli effetti collaterali, anche di quest’ultimo individuato.
PSICOTERAPIA COMPORTAMENTALE - «Altra cura: psicoterapia comportamentale in gruppi tipo gli Alcolisti Anonimi. Si discute, ci si confronta senza più mentire, che è una caratteristica di tutti i malati di dipendenze, si studiano strategie da mettere in atto per controllarsi». Il meglio è l’integrazione dei due approcci. Il disturbo di gioco compulsivo è stato individuato da poco tempo, dalla fine degli anni ’90. Ma oggi è una certezza notoria che si tratti di una patologia. Come giudica Riccardo Torta, dalla parte dei malati, le nuove iniziative dei Monopoli di Stato datati 18 luglio? «E’ gravissimo che sia lo Stato, specie in momenti di disagio economico, a sfruttare la speranza di guadagni facili. Lo Stato è il primo agente nella spinta dei cittadini verso il gioco nelle sue varie forme, dal gratta e vinci al poker al casinò».
MACCHINETTE TRUCCATE - Poi ci sono le macchinette che ormai non mancano in nessun bar, aggiunge il professore, e spiega: «In buona parte sono truccate, quelle regolari danno solo gettoni per giocare ancora, ma molti proprietari le sbloccano così che danno soldi. La Finanza ogni tanto le scopre, sequestra, ma dopo un po’ tutto riprende». Ultima domanda: il gioco patologico è un rischio soprattutto per i giovani? «Non direi, per giocare bisogna disporre di denaro, è più una cosa da adulti. Ma i giovani si “preparano” con altre compulsioni, le cosiddette “nuove dipendenze”, da Internet, da Facebook…e alcune si travaseranno poi nel gioco patologico».
Le cifre in gioco:
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Nel 2010 spesi in Italia per gioco d’azzardo e scommesse 61 miliardi di euro, con un + 13% rispetto al 2009
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Spesa stimata per il 2011 80 miliardi di euro
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In netto aumento i giochi online: +28,2% le entrate 2010 rispetto al 2009
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Si calcola che l’80% della popolazione adulta giochi o abbia giocato d’azzardo con una spesa media pro capite di 1.000 euro
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Giovani: un’indagine Nomisma dice che il 68% di 950.000 studenti intervistati ha dichiarato di avere giocato d’azzardo almeno una volta nell’anno. Più i ragazzi delle studentesse
Serena Zoli