Le vaccinazioni contro Covid-19 prevedono due dosi, fatta eccezione per il vaccino Janssen. Se si contrae la malattia, al momento la seconda dose non è più necessaria
Nel mese di marzo mi sono sottoposto a vaccinazione contro Covid-19. A maggio, in seguito ad un tampone effettuato ai fini di un tracciamento, sono risultata positiva. Come devo comportarmi relativamente alla seconda dose? (Miriam N., Genova)
Risponde la redazione del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi
Cara Miriam,
fatta eccezione per il vaccino di Janssen (a singola dose), tutti i vaccini oggi disponibili nel nostro Paese prevedono la duplice somministrazione. Mentre per quelli a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna è prevista una distanza che può arrivare sino al mese tra un dose e l'altra, per il vaccino a vettore virale AstraZeneca è prevista un'attesa di tre mesi.
Il problema di effettuare o meno la seconda dose di vaccino si presenta quanto la persona è già venuta in contatto con il virus. Contatto dimostrato attraverso la positività al tampone molecolare per la ricerca del genoma virale. Come da indicazioni del Ministero della Salute e di AIFA, la vaccinazione avviene in singola dose solo in due particolari casi.
Nel caso in cui la persona sia risultata positiva, il vaccino come prima ed unica dose può essere effettuato dopo i 3 mesi dallla positività ed entro 6 mesi. Scaduti i 6 mesi, al momento, l'individuo verrà sottoposto a vaccinazione secondo l'iter classico delle due dosi.
Nel suo caso invece, se la positività intercorre dopo la prima dose e in attesa di ricervere la seconda, quest'ultima non si rende più necessaria. Generalmente la seconda dose di vaccino è necessaria per incrementare la risposta immunitaria e ottenere la protezione vaccinale ottimale. Nel caso di infezione da Sars-Cov-2 dopo la prima dose di vaccino, l'infezione stessa rappresenta uno stimolo per il sistema immunitario che si somma a quello fornito dalla prima dose di vaccino.
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