L'operazione con il laser per la cataratta spiegata da Luigi Marino, Professore a contratto, Università di Milano
Ho sentito che è possibile eseguire l’intervento alla cataratta con il laser. Quali sono i vantaggi di questa tecnica?
B.V., Ancona
Risponde Luigi Marino, Professore a contratto, Università di Milano
La cataratta è un processo che porta ad una progressiva opacizzazione del cristallino, il quale anch’esso soggetto a invecchiamento, si disidrata, si ossida e si ispessisce perdendo progressivamente in trasparenza.
Ai primi segnali – calo dell’acuità visiva, annebbiamento, alterazioni nella percezione dei colori o sintomi di miopia e diplopia (vista doppia) – è opportuno eseguire una visita specialistica per valutare l’effettiva necessità di sostituire il cristallino.
Se questo è il caso, si tratta di un intervento piuttosto comune, oggi attuabile sia con una tecnica tradizionale che fa uso del classico bisturi sia con un laser a femtonsecondi (al momento disponibile in centri specializzati e a pagamento), ma che rappresenta il futuro della metodica, il quale consente il posizionamento della lente artificiale in circa 20 minuti (come avviene anche con la tecnica classica) ma con rischi molto più bassi. Questo perché le proprietà del laser riducono le complicazioni – quali la rottura della capsula posteriore del cristallino ad esempio - aumentano la precisione (rispetto alla mano del chirurgo) nell’eseguire le aperture per la rimozione della cataratta e/o la frammentazione del cristallino per agevolarne l’estrazione. La precisione è resa maggiore anche da una strumentazione computerizzata di supporto al laser, la tomografia a coerenza ottica, che consente di guidare meglio i movimenti e di attuare un controllo fotografico tridimensionale delle strutture da operare.
Nella maggior parte dei casi l’intervento viene eseguito in Day hospital e in anestesia topica, ossia in superficie e senza iniezioni, inoculando nell’occhio un collirio a base di lidocaina (o marcaina) 15-20 minuti prima dell’intervento, a cui segue un secondo collirio utile per dilatare al massimo la pupilla. Solo in casi particolari, quando l’occhio ha un movimento eccessivo delle palpebre o l’intervento si preannuncia particolarmente complesso, si esegue una anestesia locale (parabulbare).
Qualora sia necessario intervenire su entrambi gli occhi, è bene farlo sempre in due tempi: prima sostituendo il cristallino in cui l’opacità è più avanzata e qualche giorno dopo il secondo. La visione ottimale, la cui qualità resta correlata all’eventuale presenza di problematiche coesistenti, la si otterrà a guarigione completa, dopo 1-2 mesi, e dopo avere sostituito entrambi i cristallini. Al termine dell’operazione è possibile tornare a casa e riprendere la vita normale dopo circa una settimana.
Tuttavia, durante la convalescenza, sono necessari alcuni accorgimenti: instillare per qualche giorno uno o più colliri antibiotici a seconda della prescrizione medica, indossare occhiali da sole per evitare l’abbagliamento causato dalla dilatazione della pupilla e dall’ipersensibilità dell’occhio, non strofinare l’occhio operato per almeno un mese (anche se è possibile già lavarsi normalmente il viso il giorno successivo all’intervento) e proteggere l’occhio con una speciale conchiglia di plastica durante la notte.