Una rara forma di linfoma può essere in casi rarissimi correlata all'uso di protesi mammarie. Come deve regolarsi un'ex paziente?
Mia moglie quasi vent’anni fa ha avuto un linfoma di non Hodgking e, dopo un autotrapianto non andato a buon fine e un secondo da donatore, poi seguito da cure mediche mirate, nel 2012 è stata riconosciuta guarita. Qualora si sottoponesse ad una mastoplastica additiva per fini estetici, potrebbe incorrere in un nuovo linfoma avendolo già avuto? È vero che chi ha avuto un linfoma in passato non può sottoporsi a questo tipo di intervento per tutta la vita?
M.V.
Risponde la dottoressa Cristina Garusi, direttore senior della Divisione di Chirurgia Plastica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano
Caro signore,
Non vi è alcuna correlazione fra il linfoma da cui la signora è guarita ed il rischio, minimo, di poter sviluppare un ‘nuovo’ linfoma associato all’impianto di protesi mammarie. Questo rischio, infinitesimale, esiste, ma le probabilità che possa ri-manifestare la malattia sono uguali a quelle della popolazione generale, di una donna sana o affetta da altre problematiche.
Questo significa che non vi è una esposizione di rischio aumentata per via del precedente linfoma.
Tuttavia, poiché il Bi-ALCL (Breast Implants Anaplastic Large Cell Linfoma) è oggi un evento noto, che è stato riconosciuto anche come malattia rara, è deontologicamente corretto informare di questa eventualità ogni paziente che inserisce una protesi mammaria a scopo estetico o ricostruttivo.
A fronte dell’informazione, la paziente deve altresì essere consapevole, e lo ribadisco, che questo specifico rischio è minimo. La signora può quindi sottoporsi a un intervento estetico con la raccomandazione di rivolgersi a chirurghi specialisti e di proseguire con i controlli annuali.