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Ginecologia
Daniele Banfi
pubblicato il 19-06-2019

Parto in ospedale: è il luogo più sicuro


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parto

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Partorire fuori dalle mura ospedaliere aumenta di tre volte il rischio di complicanze per mamma e neonato. I risultati presentati al congresso della Society for Maternal-Fetal Medicine

Parto in ospedale: è il luogo più sicuro

L'ospedale è il posto più sicuro dove partorire. Sono i numeri a certificarlo: partorire a casa aumenta il rischio di morte neonatale di 2,6 volte perché non è possibile controllare attentamente parametri clinici e strumentali come in ospedale e soprattutto, in caso di emergenza, non si può intervenire tempestivamente e in maniera adeguata. Ad affermarlo è uno studio realizzato dalla Ben-Gurion University of the Negev (Israele) e presentato nei mesi scorsi al congresso della Society for Maternal-Fetal Medicine.

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IN OSPEDALE SI E' PRONTI AD INTERVENIRE

Per arrivare al risultato i ricercatori israeliani hanno confrontato gli esiti di oltre 240 mila nascite confrontandole con le quasi 3600 avvenute o fra le mura domestiche o in luoghi diversi dall'ospedale. Dalle analisi è emerso che il rischio di complicanze per madre e bambino è inferiore di quasi tre volte quando il parto avviene in ospedale. «In passato - spiegano gli autori - la differenza fra partorire in casa o in ospedale era meno evidente, perché le conoscenze mediche erano inferiori. Oggi è netta. Nonostante gli avanzamenti tecnologici, il parto è inevitabilmente un momento ad alto rischio per mamma e bebè. In clinica però è possibile monitorare entrambi ed essere pronti a intervenire subito in caso di bisogno».

DEMEDICALIZZARE IL PARTO

Un risultato che conferma ancora una volta la necessità di comunicare correttamente i possibili rischi legati al parto. Anche se nel nostro Paese sono molto rare, le nascite che avvengono tra le mura domestiche per una precisa scelta sono lo 0,01%. «La Società Italiana di Neonatologia - spiega il presidente Fabio Mosca - continua a sostenere che l'ospedale è il posto più sicuro dove partorire: farlo in casa espone mamma e neonato a rischi maggiori e imprevedibili. Siamo tuttavia altrettanto convinti che il parto vada demedicalizzato, per garantire “l'intimità” delle mura domestiche anche in ospedale, per esempio favorendo il contatto pelle a pelle subito dopo la nascita, il rooming-in durante la permanenza in ospedale e l’allattamento al seno».

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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