Oms e Onu hanno presentato un ampio studio sulle sostanze che potrebbero alterare il sistema endocrino in uomini e donne, con possibili effetti anche sulle funzioni riproduttive
Sono oltre 800 gli agenti chimici a cui siamo esposti, quasi ogni giorno, attraverso l’aria, l’acqua e il cibo, e che potendo interferire con il corretto funzionamento del sistema ormonale, vengono chiamati “perturbatori endocrini”. Ancora troppo pochi, però, i dati di causa ed effetto a disposizione e l’OMS, con il report State of the Science of Endocrine Disrupting Chemicals compilato in collaborazione con gli esperti dell’UNEP (United Nations Environment Programme), lancia un appello alla comunità scientifica per ampliare la ricerca. A dieci anni dal primo documento sui rischi per la salute associati ai perturbatori endocrini, la maggior parte di questi composti chimici ad ampio uso industriale e domestico non è mai stata testata sull’uomo. Oggi è ancora difficile, pertanto, attuare strategie preventive per gestire in modo più consapevole queste sostanze e salvaguardare le generazioni future.
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LA SALUTE NEGLI ORMONI
La salute dipende dal buon funzionamento del sistema endocrino che con l’abituale rilascio di ormoni nell’organismo ne scandisce le attività metaboliche e di crescita. Gli ormoni regolano lo sviluppo, la sessualità, il sonno, la fame e anche l’umore. I perturbatori chimici possono intromettersi in questo meccanismo legandosi direttamente agli ormoni, mimandone l’azione o impedendo loro di legarsi a recettori specifici sulle cellule. Un’alterazione al sistema endocrino può manifestarsi in anomalie nello sviluppo e accrescimento nelle prime fasi della vita, disturbi alla tiroide, aumentato rischio di alcune forme tumorali associate agli ormoni come cancro al seno, alle ovaie, alla prostata, all’utero. Non sono solo gli scarichi industriali o i reflui agricoli a veicolare queste sostanze, ma anche oggetti di elettronica, cosmetici e additivi alimentari di uso quotidiano.
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MINACCIA RIPRODUTTIVA
E’ alla conservazione della fertilità che gli esperti mondiali guardano con più preoccupazione. Seppure gli studi a disposizione non diano conferme su vasta scala, si è assistito nell’ultimo decennio a un crescente numero di casi di complicanze in gravidanza, con nascite premature e neonati sottopeso, e di malformazioni genitali come criptorchidismo e ipospadia nei maschi. E’ stato stimato, inoltre, che fino al 40% degli uomini in età fertile in alcune aree nordeuropee ha una bassa qualità seminale, e alcune indagini mettono in correlazione l’aumentato tasso di pubertà femminile precoce con l’esposizione ai perturbatori endocrini. La gestazione e i primi stadi dello sviluppo neonatale sono le fasi più sensibili ai danni da sovraesposizione: gli effetti di questi inquinanti sulla salute, però, nella maggior parte dei casi possono manifestarsi solo molti anni dopo nell’età adulta perciò è così difficile per la scienza prevedere gli effetti a lungo termine sulla salute.
GREEN ECONOMY
L’azione dei perturbatori endocrini, che agiscono da soli o in combinazione con altri, non danneggia solo l’uomo ma incide anche sulla salute di altre specie animali, con cui condividiamo il meccanismo ormonale. Il rapporto OMS-UNEP sprona a cercare più evidenze scientifiche per una salvaguardia della salute e dell’ambiente e, di conseguenza, una gestione più razionale delle risorse industriali nella direzione di una green economy. «I prodotti chimici sono una parte sempre più importante della vita moderna e contribuiscono a molte economie nazionali, ma il loro utilizzo irrazionale si scontra con il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile per tutti. L’investimento in nuovi studi di ricerca può favorire una migliore comprensione anche dei costi dell’esposizione a queste sostanze e ridurre al minimo i rischi massimizzando scelte alternative per una green economy», ha commentato Achim Steiner, direttore esecutivo dell’UNEP.