Bloccare il metabolismo del ferro nelle cellule immunitarie potrebbe essere la chiave per spegnere l'infiammazione nel lupus eritematoso sistemico. I risultati pubblicati su Science Immunology
Nel lupus eritematoso sistemico, bloccare l'accumulo di ferro attraverso l'utilizzo di specifici anticorpi potrebbe essere la via per spegnere l'infiammazione tipica della malattia. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da uno studio pubblicato su Science Immunology ad opera dei ricercatori del Vanderbilt University Medical Center. L'aver compreso questo meccanismo potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci per il lupus, soprattutto in quelle persone che non risponono alle terapie oggi disponibili.
CHE COS'È IL LUPUS ERITEMATOSO SISTEMICO?
Il lupus eritematoso sistemico è una malattia cronica autoimmune dovuta ad una attivazione incontrollata del sistema immunitario. Questa infiammazione si può manifestare in qualsiasi distretto corporeo e per questa ragione i sintomi sono spesso differenti tra malato e malato. Ad innescare il lupus contribuiscono una combinazione di fattori genetici, ambientali e ormonali, che concorrono all'iperattivazione del sistema immunitario alla base delle manifestazioni della malattia. In queste persone il sistema immunitario non solo produce anticorpi che hanno la funzione di sconfiggere gli agenti infettivi, ma produce degli anticorpi in eccesso, diretti contro la cellule e i tessuti sani dell’organismo (autoanticorpi). Tali autoanticorpi contribuiscono a determinare l'infiammazione e il danno di diversi organi. Una situazione che si manifesta principalmente, da un punto di vista di sintomi, in stanchezza e malessere generale, dolori articolari e manifestazioni cutanee.
COME SI CURA?
Purtroppo, ad oggi, non esiste una cura definitiva per il lupus eritematoso sistemico che alterna fasi più acute a fasi di remissione. Le terapie dipendono molto dai sintomi presenti e dalla loro gravità e la decisione di cosa somministrare ha l'obbiettivo di ottenere la remissione della malattia e di prevenire eventuali recidive. Non solo, le terapie sono molto importanti per minimizzare il danno d'organo. All'esordio e nelle fasi acute di malattia la terapia richiede l'utilizzo di farmaci capaci di spegnere l'infiammazione in eccesso. I corticosteroidi sono tra le molecole più utilizzate. che attenuano la risposta infiammatoria dell’organismo: il dosaggio e la frequenza di somministrazione variano in rapporto alla gravità della malattia e alle sedi interessate. Nelle manifestazioni più severe si ricorre anche all'utilizzo di immunosoppressori. Inoltre per i casi più gravi, dal 2011 è disponibile un anticorpob -belimumab- in grado di spegnere parzialmente l'infiammazione.
COSA C'ENTRA IL METABOLISMO DEL FERRO?
Pur essendo oggi una malattia "curabile", la ricerca procede nel tentativo di individuare nuove terapie per migliorare la qualità di vita dei pazienti e per dare possibilità ulteriori a chi non risponde efficacemente alle cure. Un recente studio pubblicato su Science Immunology, indagando i meccanismi alla base dell'iperattivazione del sistema immunitario nel lupus, ha posto ora le basi allo sviluppo di nuove terapie. Nell'analisi i ricercatori statunitensi hanno identificato nel recettore della transferrina posto sulle cellule T del sistema immunitario un fattore importante nello sviluppo della malattia. In particolare la ricerca ha mostrato -sia in modello animale sia sulle cellule dei malati- che il recettore è presente in quantità eccessive rispetto alle cellule sane. Ciò causa un accumulo di ferro all'interno della cellula capace di innescare l'infiammazione.
PROSPETTIVE FUTURE
Il prossimo passo, raccontano i ricercatori, sarà ora quello di sviluppare un anticorpo diretto contro il recettore della transferrina. La speranza, potendo inibire la sua funzione, è quella di ridurre l'infiammazione associata al lupus eritematoso sistemico. Una strategia in più per quei pazienti che oggi non riescono a beneficiare a pieno delle terapie oggi disponibili.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.