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Daniele Banfi
pubblicato il 16-08-2023

Covid-19: l'infezione è più blanda se si è vaccinati



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La vaccinazione, anche in caso di infezione successiva, riduce i livelli di infiammazione. Così la malattia è meno severa

Covid-19: l'infezione è più blanda se si è vaccinati

Nelle persone vaccinate i livelli di infiammazione che si generano in caso di Covid-19 sono molto più contenuti rispetto a chi non ha ricevuto alcuna dose. Un risultato perfettamente in linea con quanto dimostrato più volte: la vaccinazione, anche in caso di infezione, riduce enormemente le probabilità di sviluppare una malattia severa. I risultati dello studio sono stati pubblicati The Lancet Microbe.

LA FINE DELLA PANDEMIA

Il 5 maggio 2023 è stata una giornata storica per la pandemia Covid-19. In quella data l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha ufficialmente dichiarato la fine dell'emergenza sanitaria scoppiata poco più di tre anni prima, l'11 marzo 2020, con la dichiarazione di inizio pandemia. Tre lunghi anni in cui il virus ha causato, secondo le stime dell'OMS, circa 20 milioni di decessi e numerose altre problematiche sociali. 

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L'IMPATTO DELLA VACCINAZIONE

A contenere sempre di più l'impatto del virus sulla popolazione ci hanno pensato i vaccini, strumenti che hanno permesso di ridurre drasticamente il numero di ricoveri e decessi per Covid-19. Secondo l'ultimo report presentato in aprile al Congresso europeo di Microbiologia clinica e Malattie infettive ECCMID 2023, e la vaccinazione degli adulti ha permesso di evitare direttamente la morte di almeno 1.004.927 persone, per il 90 per cento dai 60 anni in su.

I VACCINI RIDUCONO L'INFIAMMAZIONE

Se per molti la vaccinazione ha significato non contrarre Covid-19, nel tempo il numero di nuove infezioni anche negli individui vaccinati è iniziato a farsi consistente. Ciò non significa che la vaccinazione non abbia funzionato. Tutt'altro. I dati continuano ad affermare che in queste persone, anche in caso di malattia, le probabilità di sviluppare Covid-19 grave sono estremamente ridotte rispetto ai non vaccinati. La ragione è facilmente intuibile: in questi individui il sistema immunitario è già preparato ad affrontare il virus. Nello studio pubblicato su The Lancet Microbe, gli scienziati Johns Hopkins University School of Medicine hanno scoperto che, anche in caso di infezione, i livelli delle molecole infiammatorie a livello del sangue sono molto più contenuti rispetto ai non vaccinati che contraggono il virus. Livelli inferiori che significano una minore sintomatologia ed un recupero più veloce.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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