Scarsezza di acqua e cibo sono possibili cause di conflitti, ammonisce la Fao. E propone programmi innovativi per l'agricoltura e l'urbanizzazione
Scarsezza di acqua e cibo sono possibili cause di conflitti, ammonisce la Fao. E propone programmi innovativi per l'agricoltura e l'urbanizzazione
«Non possiamo costruire la pace sulle pance vuote». Ha puntato subito al centro del problema il canadese William Murray, dirigente della Fao, citando una frase pronunciata nel 1946 dal primo direttore di quell’organizzazione mondiale contro la fame nel mondo, sir John Boyd Orr. Il suo intervento alla Conferenza mondiale Science for Peace, che si tiene oggi e domani all’Università Bocconi di Milano, ha aperto la sezione “Accesso all’acqua e al cibo” in cui sono stati illustrati diversi apporti che la scienza, dalla genetica alle nanotecnologie passando per l’agraria, è in grado di dare per l’aumento della produzione alimentare. Dunque per sconfiggere la fame, causa inarrestabile di conflitti, che oggi affligge 923 milioni di persone. Di questo miliardo di affamati il 75% sopravvive grazie all’agricoltura nelle zone rurali dei paesi in via di sviluppo.
Una possibile causa di guerre nel futuro anche prossimo sarà l’acqua, ha ricordato Murray, che scarseggia in zone crescenti del pianeta. Il 70% la consuma l’agricoltura, ma solo il 20% dei terreni coltivabili oggi sono irrigati. E danno come risultato il 60% della produzione mondiale di risorse alimentari. Uno squilibrio tra i tanti sta nel fatto di zone super-irrigate come in Asia e povere d’acqua nell’Africa sub-sahariana.
Altri rischi in crescendo vengono dall’aumento della popolazione che richiederà risorse alimentari quasi raddoppiate nel 2050. E che porterà una maggiore scarsità di acqua, maggiore povertà insieme ad altre due difficili sfide: la crescente urbanizzazione e i cambiamenti climatici. «Negli ultimi dieci anni è come se fossero sorte altre 5 Pechino», ha detto l’esponente Fao. «Questa è la prossima ‘bomba demografica’. Quanto al clima, se la temperatura crescerà oltre i 2° supererà il limite di adattamento delle piante e la produzione agricola calerà di un quinto».
William Murray ovviamente non ha ipotizzato che si possa invertire la corsa all’urbanizzazione. Piuttosto ha proposto che nelle città entrino anche gli orti. «L’orticultura urbana e peri-urbana», ha detto, «eliminando i lunghi trasporti diminuisce costi e inquinamento». Un esempio credibile e riuscito? «A Pechino metà della frutta e verdura che si consuma sono prodotte in città».
«Risparmia e coltiva» è il nome-slogan di un programma lanciato di recente dalla Fao che punta sui miglioramenti della resa agricola anche sulla base della constatazione che hanno un’efficacia da 2 a 4 volte maggiore dell’equivalente crescita del Pil non-agricolo sulla riduzione della fame e della povertà.
Fermare la deforestazione in tante zone, che influisce sul clima, è invece una tendenza che il relatore canadese ha indicato si possa e si debba combattere. I metodi migliorativi sono tanti: tecniche per coltivare con meno acqua, scelta della qualità di ogni singola pianta più adatta a ciascuna zona, tecnologie di irrigazione che riducono lo spreco anche del 50% , sistemi per conservare l’acqua piovana. «Vanno esportate nei paesi emergenti tante delle nostre conoscenze, comprese le nanotecnologie», ha concluso Murray. “La scienza ha un grande compito nel far fronte a povertà e fame crescenti».