Chi guida un velivolo da un lontano e comodo ufficio e chi vola su un territorio nemico rischiando la vita risultano subire lo stesso carico nervoso e gli stessi disturbi mentali. Lo ha verificato una ricerca americana
Comodo attaccare il nemico in Iraq o Afghanistan pilotando l’aereo da un modernissimo ufficio negli Stati Uniti. Così si pensa comunemente di chi manovra da due passi da casa i droni, quei sofisticati aerei senza piloti a bordo la cui presenza sui fronti caldi ci sta diventando, purtroppo, familiare.
CLOCHE CONTRO VIDEO - Tutt’altra cosa fare il pilota da guerra veramente seduto in cabina sopra un territorio ostile. E chissà che stress, impugnare quella cloche (sempreché si sopravviva…). Invece, da un po’ di anni si era diffusa l’idea che gli Rpa (i piloti da lontano) corrano più rischi di malattie nervose dei “reali” piloti militari. Tanto è vero che alcuni ricercatori sono stati spinti proprio da questa opinione diffusa a indagare a fondo.
VARI DISTURBI MENTALI - Anticipiamo il risultato dello studio: gli effetti dello stress sulla salute mentale sono pari nelle due posizioni. Conteggiati su 12 disturbi mentali diagnosticati tra il 2003 e il 2011 risultano essersi ammalati di depressione o disturbo da stress-postraumatico o ansia tanto i piloti di guerra da lontano quanto da vicino. Eppure questi ultimi rischiano la vita e non tornano la sera a casa a godersi la famiglia. I due ricercatori, Jean Otto e Bryant Webber, quest’ultimo anche capitano dell’Air Force, hanno preso in esame – consultando le carte - tutti gli addetti alla guida dei droni (709) e i 5.256 alla guida di reali velivoli negli otto anni considerati.
LO SPIRITO DI CORPO - Per spiegare la maggiore tenuta dei piloti volanti hanno pensato al fatto che, tra quanti sono dislocati lontani e in zone rischiose, si crea una profonda identità di gruppo e una forte coesione che già altri studi hanno dimostrato molto efficaci per fronteggiare lo stress post-traumatico. La ricerca, pubblicata sul Medical Surveillance Monthly Report, ha inoltre constatato che, sia i piloti di droni sia i piloti di aerei da guerra risultano, a stare ai primi dati, molto meno usurati degli altri membri degli equipaggi. Strano? Sì. Infatti i due ricercatori hanno deciso di proseguire le indagini.
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.