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Redazione
pubblicato il 06-12-2011

Fisioterapia: così si evitano gli abusivi



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Per ogni operatore qualificato ci sono due irregolari. Le associazioni di categoria mettono in guardia i pazienti e suggeriscono 4 semplici accorgimenti per non finire nelle mani sbagliate

Fisioterapia: così si evitano gli abusivi

 

«Per ogni operatore qualificato ci sono due irregolari». Le associazioni di categoria mettono in guardia i pazienti e suggeriscono 4 semplici accorgimenti per non finire nelle mani sbagliate

I dati fanno impressione: sarebbero 100mila i sedicenti fisioterapisti che esercitano senza avere la necessaria formazione, più o meno il doppio degli operatori qualificati.

Quella dell’abusivismo è una vera e propria «piaga», denunciata in occasione del Congresso Nazionale Associazione Italiana Fisioterapisti (Aifi). «Qualunque cittadino ha il diritto di poter accertare la titolarità del professionista che sta per riceverlo. Non solo per la propria incolumità, ma anche per contrastare chi pratica senza scrupoli – commenta Antonio Bortone, presidente nazionale dell’associazione -. Ci vorrebbero un ordine e un albo professionale per poter controllare facilmente clic chi è colui al quale ci stiamo affidando. Per aver le informazioni necessarie, invece, oggi un paziente è costretto a indossare l’impermeabile del tenente Colombo!».

COME RICONOSCERE UN FISIOTERAPISTA – Per facilitare la vita del paziente-investigatore, l’Aifi ha stilato 4 suggerimenti utili a non incappare in «bidoni» spesso costosi e quasi sempre dannosi.
Primo: verificare che il titolo di laurea sia stato rilasciato dall’Università Italiana e, in caso di titolo estero, che abbia ottenuto il riconoscimento dal Ministero della Salute. Dal 1999, infatti, è stato istituito un corso di laurea triennale («ma stiamo lavorando per aumentare gli anni di formazione base» assicura Bortone).
Secondo: verificare se, durante la visita fisioterapica, è richiesta la visione della documentazione clinica esistente, diffidando di chi senza le informazioni necessarie si precipita alla prestazione (e al relativo pagamento).
Terzo: in caso di libero professionista (sono circa il 60% dei professionisti) chiedere sempre il rilascio della ricevuta fiscale (esente IVA in caso di prestazione sanitaria diretta alla singola persona).
Quarto: anche se è del tutto facoltativa, l’iscrizione a una delle principali associazioni può essere un indizio di serietà e di partecipazione alla vita della comunità professionale, di aggiornamento e di formazione.

I RISCHI – Mettersi (letteralmente) nelle mani di un praticone abusivo può costare caro, sia in termini di denaro (148 euro al mese la spesa delle famiglie per infermieri, fisioterapisti e ginnastica correttiva, secondo i dati Istat 2009), sia in termini di salute. Prima di tutto, ricorda Bortone, c’è il rischio di non diagnosticare un problema esistente, o di sbagliare diagnosi; poi c’è l’uso di trattamenti impropri, che possono anche portare a lesioni all’apparato muscolo-scheletrico, circolatorio o al sistema nervoso periferico. Si parla, va ribadito, di circa 100mila persone che, soprattutto in centri privati, palestre, a domicilio, esercitano la professione senza averne le qualifiche. La cronaca porta di tanto in tanto a galla i casi più eclatanti: manipolazioni errate, tariffari truffaldini, persino abusi fisici o psicologici.

COSA FA (E NON FA) UN FISIOTERAPISTA – La classica ginnastica dopo un incidente sugli sci? Il lavoro del fisioterapista è molto altro, spesso poco conosciuto. «Il nostro scopo – spiega Bortone – è trasformare uno stato di funzionamento anomalo in uno stato di funzionamento proficuo per la persona. Va da sé che molto dipende dalla relazione terapeutica fra fisioterapista e paziente, quindi anche dalla fiducia». Oltre a muscoli e articolazioni, si possono riabilitare il sistema nervoso, il cuore, il sistema respiratorio, il tratto urogenitale e perineale per problemi di continenza dopo il parto, ad esempio, oppure dopo un intervento alla prostata. Si può lavorare per rieducare a una corretta postura, ma anche per migliorare le capacità di apprendimento, tanto da ragazzi quanto da anziani. Si possono usare apparecchiature elettromedicali o le nude mani. Il fisioterapista non si occupa di cura farmacologica né chirurgica, ma può lavorare in collaborazione con medici e chirurghi.

Donatella Barus


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