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Alimentazione
Serena Zoli
pubblicato il 18-03-2015

Disturbo da alimentazione incontrollata: ecco il primo farmaco



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Approvato negli Usa un medicinale per curare il binge eating disorders (non è la bulimia). Ma l’esperto raccomanda cautela: serve un supporto psicologico e nutrizionale

Disturbo da alimentazione incontrollata: ecco il primo farmaco

Il primo farmaco specifico contro il binge-eating, l’abbuffata di cibi inarrestabile e improvvisa: annuncia di averlo approvato la famosa Food and Drug Administration (Fda) che è l’organo Usa preposto a dire sì o no all’entrata in commercio dei cibi e delle medicine. La sostanza era già stata approvata nel 2007 contro il disturbo da deficit di attenzione e ora, dopo altri studi, è stata ritenuta utile anche contro il Bed, o disturbo di binge eating. Noi possiamo dire Disturbo da alimentazione incontrollata. Per la nuova promozione le ricerche sono state due, coinvolgendo 724 adulti segnati in modo più pesante o più lieve da questa malattia. E se il risultato nel frenare la  frenesia da cibo si è dimostrato valido, sono stati segnalati anche gli effetti collaterali possibili che vanno dall’ansia al batticuore alla comparsa di sintomi maniacali o francamente psicotici.

 

DERIVA DALL’ANFETAMINA

Arriverà presto anche in Italia questo rimedio?In America si chiama Vyvanse e il contenuto è lisdexamfetamine dismesylate. Il responsabile del Centro per i Disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Stefano Erzegovesi, psichiatra e nutrizionista, conosce il farmaco: «Appartiene a una famiglia abbastanza specifica», dice. «È un derivato dell’anfetamina, come dichiara lo stesso nome scientifico. Sì, la Fda americana è affidabile, ma l’Europa è più restrittiva. Giustamente, dico io. Da noi i ritrovati a base di anfetamine per inibire il senso di fame e dimagrire, che hanno avuto una certa voga, anche con l’infondata informazione che si trattasse “solo di erbe”, sono praticamente tutti proibiti da tempo ormai. Non so, dunque, se e quando il farmaco americano arriverà da noi e mi auguro che arrivi con l’obbligo di ricetta bianca “non ripetibile”».

 

TERAPIA A PIU’ APPROCCI

Ma non basta, i disturbi dell’alimentazione hanno più radici: «Occorre anche che, se arriverà, ne sia previsto l’uso all’interno di un percorso di cura più complessivo, con psicoterapia e supporto nutrizionale per esempio. Nell’affrontare queste malattie del cibo in genere i farmaci aiutano nei primi sei mesi. Danno subito un controllo avvertibile e questo incoraggia anche il paziente, ma col tempo ci sono due rischi: abuso da parte del malato e la progressiva perdita di efficacia del preparato».

 

NON E’ LA BULIMIA

Attenzione a non confondere questo farmaco, dicono già gli specialisti al di là dell’Atlantico, con una cura anti-obesità. I malati di Bed sono spesso obesi, sì, ma nel popolo dei pesi massimi rappresentano soltanto il 7-10 per cento. Il dottor Stefano Erzegovesi spiega che non bisogna confondere neanche il binge eating con la bulimia, il cui contrassegno sono appunto le ricorrenti abbuffate compulsive.

 

ETA’ BEN DIVERSE

«Certo, ma la bulimica (il 90 per cento sono donne) compensa con lo sfinirsi in palestra, con digiuni, uso di diuretici, tipicamente procurandosi il vomito per liberarsi del cumulo di calorie che ha ingurgitato. Invece quanti soffrono del disturbo da alimentazione incontrollata non mettono in campo comportamenti di compenso. Attività fisica nulla, niente vomito, niente fasi di ipercrontrollo tra un binge eating e l’altro. Il ricorso al termine americano è quasi d’obbligo: potremmo spiegare che binge è quasi parente di “bisboccia”». Altra grande differenza tra i due disturbi, conclude lo specialista: «La bulimia ha la maggiore incidenza intorno ai 20-25 anni e, come già detto, è quasi tutta al femminile. Il Bed, invece, colpisce uomini e donne in pari numero e scatta molto più avanti nella vita: dai 45-50 anni in su».

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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