I neonati esposti ad altissimi livelli di allergeni e a certi batteri sembrano protetti. Esperti sempre più attenti al ruolo del microbioma
La teoria dell’igiene circola da qualche decennio: viviamo in un ambiente troppo pulito, e per questo sono in aumento i casi di allergia nei bambini? Un recente studio americano riesamina la questione e rileva che i bambini esposti ad alte concentrazioni di allergeni e ad alcuni tipi di batteri nel primo anno di vita, all’età di tre anni sono meno soggetti a atopia e respiro sibilante (in inglese wheezing, ovvero il rantolo che una volta si chiamava bronchite asmatica o spastica).
GLI ALLERGENI
Condotta dai ricercatori della Johns Hopkins University (Baltimora) e pubblicata sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, l’indagine ha coinvolto bambini residenti in zone povere della città. L’analisi ha riguardato diverse tipologie di allergeni - escrementi di scarafaggio, peli di gatto e di topi - e diverse famiglie di batteri, per la prima volta confrontati su uno stesso campione di individui. I risultati mostrano un intreccio complesso. Lo studio conferma l’opinione diffusa fra gli esperti: l’esposizione ad allergeni in casa contribuisce a sviluppare una sensibilizzazione allergica e disturbi respiratori. Ma questa relazione sembra invertita se si considerano forti esposizioni nei primi mesi di vita. La tempistica, osservano gli autori, «è simile a quella già osservata fra il contatto precoce con animali domestici e una riduzione dei tassi di respiro sibilante e sensibilizzazione allergica».
I BATTERI
Particolari famiglie di batteri sembrano “protettive” nei confronti di atopia e respiro sibilante. Già era stato osservato, ma mai in ambienti urbani così ricchi di fattori di rischio: inquinanti, molti nati prematuri e con basso peso, fumatori in casa, situazioni difficili in famiglia. L’ipotesi è che ci sia una sinergia fra allergeni e batteri “protettivi”, come già mostrato da alcuni modelli sperimentali, con un effetto modulatore sul sistema immunitario. Secondo gli autori, il microbioma gastrointestinale dei bambini che entrano in contatto da piccolissimi con questi batteri può venire colonizzato da specie che producono metaboliti protettivi contro atopia e respiro sibilante. Lo stesso potrebbe accadere sulla superficie delle mucose delle vie respiratorie.
LA SPORCIZIA NON FA BENE
Come interpretare queste osservazioni? Potranno essere utili per capire meglio il meccanismo delle sensibilizzazioni allergiche, non a suggerire quando passare l’aspirapolvere. Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, la pensa così: «Lo studio è stato condotto in quartieri urbani degradati, su esposizioni particolarmente elevate, non confrontabili con la realtà italiana comune. Sappiamo che l’esposizione agli allergeni è un rischio, ad altissime dosi e in epoca precoce avrebbe un effetto tollerogeno (che protegge cioè da reazioni autoimmuni, ndr), e non è certo un invito a non pulire casa».
MICROBI ALLEATI
«Il dato importante è il possibile ruolo del microbioma, l’insieme dei microrganismi ospitati nel nostro organismo – prosegue Fiocchi -. La presenza di alcuni tipi di batteri influenza l’effetto degli allergeni attraverso la produzione di endotossine, molecole ad azione modulatoria».
ALLERGIE NATE NEL GREMBO MATERNO
Cosa sappiamo oggi sulle cause delle allergie pediatriche? «Abbiamo tanti studi in corso, ma pochissime evidenze conclusive. I dati ci mostrano l’importanza di fattori sociali che vanno interpretati: per esempio, i figli dei laureati hanno una probabilità doppia di essere allergici, ma questo non ha certo a che fare con l’università. Piuttosto, si correla con altri fattori di rischio che già conosciamo, come le madri in età avanzata, pochi o nessun fratello». Un punto fermo sembra essere la precocità degli effetti protettivi o scatenanti. «Si gioca tutto nei primi mesi di vita, anzi, forse anche prima. Pensiamo ad esempio che oggi i tassi di asma sono fermi dal 2000, mentre rinite e eczema sono in aumento, ma meno di prima. Negli ultimi due anni c’è stato un boom di allergie alimentari (in Australia e Canada sono aumentate di 6 o 7 volte, ndr), e la prima allergia alimentare non è più quella al latte, ma quella all’uovo, l’unica che si può sviluppare già nel grembo materno».
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.