L'incontinenza riguarda milioni di italiani. Parlarne per spezzare la vergogna, sapere che ci sono cure, affrontare le questioni ambientali ed economiche
Quante sono le persone incontinenti in Italia? Circa 5 milioni, per il 60 per cento donne, secondo Fincopp, la Federazione italiana incontinenti e disfunzioni del pavimento pelvico. Il 28 giugno, in occasione della Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza, promossa da Fincopp con il patrocinio del Ministero della Salute, si discute del tema e si aprono le porte di centri di riferimento per informarsi e ottenere assistenza.
ROMPERE «L'ULTIMO TABÙ MEDICO»
Scopo della Giornata è sensibilizzare e aiutare ad uscire dall’ombra di vergogna e silenzio in cui spesso ci si ritrova intrappolati se si soffre di disturbi che compromettono il controllo delle funzioni urinarie e intestinali. Francesco Diomede, presidente Fincopp, ha spiegato: «L’associazione da decenni combatte contro l’ultimo tabù medico (l’incontinenza), ma le istituzioni non sempre prestano un’adeguata attenzione a problema, ai costi e all’ambiente per lo smaltimento dei pannoloni. L’associazione rivendica l’apertura dei “centri riabilitativi dedicati”, ed una maggiore attenzione verso questo immenso problema sociale, culturale, ambientale ed economico».
INCONTINENZA, PANNOLONI E IMPATTO AMBIENTALE
Il tema dello smaltimento dei pannoloni è particolarmente attuale, in alcune città sono stati attivati servizi di raccolta a smaltimento dedicati che possono essere di grande aiuto alle famiglie, oltre che consentire di arginare l’impatto ambientale. Si stima infatti che i prodotti assorbenti per l’igiene della persona (assorbenti, pannolini e pannoloni) costituiscano il 3-4 per cento dei rifiuti solidi urbani, 900.000 tonnellate l’anno in Italia. Inclusi nel decreto 2019 che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto (“end of waste”), i prodotti assorbenti per la persona dovrebbero diventare materiali recuperabili e utilizzabili in processi di trasformazione delle plastiche.
LE CURE ESISTONO
Parlarne serve anche a ricordare che il problema dell’incontinenza si può affrontare e curare. Il presidente della Società italiana di urologia (SIU), Antonio Rizzotto, ha dichiarato: «È necessaria un’informazione maggiore affinché i pazienti siano coscienti di quanto la incontinenza sia in larga percentuale curabile. Non può passare il messaggio che sia una condizione con cui convivere tutta la vita perché non esistono rimedi scientifici. È un messaggio falso e profondamente fuorviante. È necessario sensibilizzare le istituzioni perché non è più possibile che tutti i presidi, dai farmaci ai protesici, siano a carico dei pazienti. Solo i pannoloni sono previsti dal Servizio Sanitario Nazionale».
SERVONO RIMBORSI, CENTRI E ATTESE ACCETTABILI
Oltre alla questione dei costi e dei rimborsi si sottolinea anche la mancanza di centri di riabilitazione e la lunghezza delle liste d’attesa, tematiche non più procrastinabili in una società a rapido invecchiamento come la nostra. Un esempio? L’incontinenza fecale, ampiamente sottostimata secondo Francesco Bianco, presidente della Società italiana di chirurgia colo-rettale, «interessa fra l’11 e il 17 per cento della popolazione e rappresenta la seconda principale causa di collocamento in una casa di riposo, interessando fino al 20 per cento delle persone residenti in comunità».
Per informazioni: https://fincopp.org/
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Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.