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Oncologia
Paola Scaccabarozzi
pubblicato il 26-09-2022

Gli infermieri che ci mancano in Italia



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Impressionante il numero di infermieri che mancano all'appello in Italia. Specializzazione, remunerazione e possibilità di carriera i nodi da sciogliere

Gli infermieri che ci mancano in Italia

Eroi durante la Pandemia e in costante difficoltà nella quotidianità, sia perché sono troppo pochi, sia perché le loro condizioni di lavoro non sono certo allettanti. Sono oltre 65.000 gli infermieri che mancano in Italia, con le maggiori carenze riscontrate al Nord, seguito da Sud e isole e dal Centro. A denunciarlo è la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI). E, se crescono i posti a bando per le lauree in infermieristica (pochi giorni fa si è svolto il test per l’ammissione universitaria), servono le specializzazioni per garantire una presenza di infermieri adeguata anche dal punto di vista qualitativo e per rendere una professione così preziosa più gratificante.

PIÙ POSTI? CONDIZIONE NECESSARIA, MA NON SUFFICIENTE

Ci sono 1.383 posti a bando in più nel decreto definitivo per la laurea in infermieristica 2022-2023 rispetto alla definizione provvisoria del 1° luglio e dopo il decreto di agosto di deroga del ministero dell’Università alla definizione del fabbisogno. Con l’aumento (+7,7% sui posti di luglio, il +11,4% rispetto al 2021) per la prima volta si supera il muro dei 19.000 posti: 19.375. «Ma la crescita di posti (saliti negli ultimi cinque anni - dal 2018 – di oltre il 30%) per cercare di far fronte alla grave carenza di infermieri che mette a rischio l’assistenza, non è sufficiente» spiega Beatrice Mazzoleni, segretaria nazionale della FNOPI.

MANCANO LE SPECIALIZZAZIONI

«Servono infermieri specializzati, ossia in grado di svolgere al meglio attività specifiche come quella delle terapie intensive o l’assistenza domiciliare – prosegue Mazzoleni -. Non è infatti solo con la quantità delle lauree che si risolve la carenza, ma con la qualità dei professionisti. Necessita quindi un cambio significativo nella formazione universitaria, con l’introduzione delle specializzazioni (universitarie) che consentano di formare infermieri specialisti in grado di gestire e coordinare una filiera di operatori intermedi. In questo modo si ottimizza il numero degli infermieri e il loro livello è, al tempo stesso, qualitativamente più alto».

OGGI 3 SU 4 ARRIVANO ALLA LAUREA

Qual è il percorso attuale in università? «Oggi, dopo un triennio universitario, si accede ai due anni di magistrale che non prevedono però generalmente percorsi di studio prettamente clinico – risponde Beatrice Mazzoleni -. Servirebbero dunque corsi mirati per formare infermieri specialisti. Inoltre, anche dal punto di vista meramente numerico, ad oggi la risposta è comunque insufficiente. A fronte di 25.380 domande di iscrizione ai test di selezione e di 19.375 posti disponibili, la carenza infermieristica non può essere colmata perché bisogna fare i conti con la dispersione scolastica. Il numero dei laureati a tre anni corrisponde infatti a circa il 75% degli immatricolati».

CHI SONO OGGI GLI INFERMIERI IN ITALIA?

«Attualmente in Italia gli infermieri iscritti agli ordini sono 460.000, di cui il 60% impiegati nel Sistema Sanitario Nazionale, 50.000 svolgono ibera professione e altri 100.000 lavorano nel privato e privato convenzionato» prosegue Mazzoleni. «Un infermiere ha uno stipendio ovviamente variabile in base all’età, all’esperienza e all’indennità, ma compreso in un range tra i 1.400 e i 1.700 euro al mese. Il punto dolente è l’assenza di un percorso di carriera. Per cui un giovane appena terminati i tre anni di università trova subito lavoro, ma le possibilità di carriera e guadagno sono molto limitate».

UN APPELLO AL FUTURO GOVERNO

Proprio per questo la FNOPI ha già messo sul tavolo delle forze politiche in corsa per le elezioni alcuni punti, spiega Mazzoleni: «Incremento della base contrattuale e riconoscimento economico dell’esclusività delle professioni infermieristiche; riconoscimento delle competenze specialistiche; evoluzione del percorso formativo universitario, appunto, con le specializzazioni».

UN MESTIERE DELICATO E INDISPENSABILE

«Lo abbiamo visto durante la pandemia quanto una inadeguata politica sanitaria sul territorio abbia giocato a nostro svantaggio», prosegue Mazzoleni, «quante morti si sarebbero potute evitare grazie a una presenza più capillare della sanità domiciliare e territoriale. Sappiamo quanto siano importanti gli infermieri per la cura degli anziani nelle RSA e quanto lo saranno sempre più, dato l’aumento della popolazione e il suo costante invecchiamento. Alcune residenze per anziani sono state già chiuse proprio per la carenza di personale infermieristico. Sappiamo quanto sia importante la presenza degli infermieri negli ospedali, ma quanto sia sempre più difficile garantire un’adeguata cura dei malati visto che il personale attualmente in servizio non è in grado, appunto per scarsità numerica, di coprire tutti i turni disponibili. Così dove servirebbero quattro infermieri ce ne sono soltanto tre con le ovvie ripercussioni per i ricoverati e a catena per le loro famiglie».

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Paola Scaccabarozzi
Paola Scaccabarozzi

Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.   


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