L'intervento di Giulio Tononi alla conferenza Mondiale The Future of Science
![La coscienza siamo noi, la nostra esperienza](https://www.fondazioneveronesi.it/uploads/thumbs/files/6613/8289/3938/future-of-science-1316592741_51-attachment-_thumb_720_480.jpg)
L'intervento di Giulio Tononi alla conferenza Mondiale The Future of Science
Un uomo in stato vegetativo a occhi aperti. C’è qualcuno dietro quegli occhi? O non c’è nessuno? La risposta a questa domanda – c’è coscienza o no – avrebbe enormi implicazioni nella vita delle persone e potrebbe rispondere ad angosciosi quesiti, su cui tanto si discute, a proposito della “buona morte”. Del confine vita-non vita, esprimibile in modo più pregnante: c’è ancora un uomo lì o solamente un corpo senza alcuna ‘umana’ coscienza?
“Il problema è definire che cos’è la coscienza”, dice il professor Giulio Tononi, ora professore di psichiatria all’Università del Wisconsin (Usa) e impegnato in ricerche neuroscientifiche di punta. Ma è un problema difficilissimo. Lui dice: ”Coscienza è sinonimo di esperienza: è tutto ciò che siamo e che abbiamo. Si può dirla anche così: è ciò che svanisce quando ci addormentiamo in un sonno senza sogni e che ricompare al nostro risveglio”.
Ma non siamo alla definizione, quella che segna i paletti e potrà farci dire domani se quella sola parte del cervello ancora in azione in una persona in coma sia sufficiente per parlare della presenza di coscienza. Ci sono malati – prosegue il docente - che non danno segno di vita, ma sottoposti ad analisi mostrano di avere ancora funzionante una sola parte del cervello, per esempio quella delegata a udire. Che significato dare?
Tononi ha avanzato la teoria dell’”integrazione dell’informazione”, difficile da rendere in parole semplici: “La coscienza è una proprietà intrinseca dei sistemi che dal punto di vista delle informazioni non sono riducibili alla somma delle loro parti”. Vale a dire che l’informazione è ‘integrata’ quando non può ridursi all’insieme delle sue parti. Il tutto deve poter fare ‘qualcosa’ che le singole parti non sono in grado di compiere e solo allora si genera la coscienza.
Si può parlare di coscienza quando restano attive solo alcune ‘isole’ sparse del cervello? “La coscienza è bassissima o nulla se non c’è il contesto più vasto entro cui si verifichino queste attivazioni. Per tornare all’esempio precedente, se è attivo solo l’udito, no, una sola zona non basta”.
Un domani, ancora molto lontano, si arriverà – prevede Giulio Tononi - a un metro della coscienza, a un indice numerico che la quantifichi (e con ciò qualifichi).
Prima ci sono molti misteri da sciogliere. Uno tra i tanti: perché a generare la coscienza risulta essere soltanto la corteccia cerebrale mentre non ha alcuna partecipazione il cervelletto, che pure possiede una quantità maggiore di neuroni?
![Serena Zoli](/uploads/thumbs/2024/02/20/fuv-23-novembrecapture0390ok_1_thumb_250_250.jpg)
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.