Come per la bimba londinese, interventi difficili diventano possibili grazie a stampanti 3D che creano modelli dell’organo da operare. Forse in futuro stamperemo anche “pezzi” di ricambio
C'è chi le considera poco più che un giocattolo e chi invece ne sta sfruttando le potenzialità per migliorare il modo di operare. Stiamo parlando delle stampanti 3D, “macchinari” in grado di riprodurre fedelmente in 3 dimensioni qualsiasi cosa, cuore compreso. Grazie ad esse è oggi possibile stampare organi perfettamente uguali a quelli da operare ed aiutare così il chirurgo ad organizzare al meglio l'intervento. Via dunque i libri di anatomia e spazio alla tecnologia. Una vera e propria rivoluzione le cui applicazioni sono al centro del dibattito al congresso dell'European Societ of Cardiology (ESC) in corso a Londra.
CUORE SU MISURA
Il punto di partenza per ottenere una copia identica del cuore da operare sono alcuni esami classici come la risonanza magnetica, l'ecocardiogramma e la Tac. Le informazioni provenienti da queste tre indagini diagnostiche vengono integrate tra loro così da poter dare il via alla stampa vera e propria del cuore. «Attraverso questo approccio -spiega all'ESC il professor Luigi Badano, cardiologo dell'Università di Padova- siamo in grado di comprendere la complessità dell'anatomia dell'organo in ogni sua parte. Abbiamo in mano un vero e proprio cuore identico all'originale da operare». Un modello che dà la possibilità al chirurgo di decidere la miglior strategia di intervento, allo specializzando di comprendere ancor meglio l'operazione da affrontare e al paziente di capire a cosa verrà sottoposto. Non solo, un recente studio ha mostrato che attraverso l'utilizzo di questa tecnica è possibile ridurre -a parità di difetto da riparare- di oltre 30 minuti la durata dell'intervento.
IL CASO DI MARY
La dimostrazione pratica della bontà di questo approccio si è resa evidente ad inizio anno con il caso di Mary, una bimba londinese nata con una grave malformazione cardiaca. Più che il difetto -un foro tra i ventricoli- a preoccupare i medici era la forma del suo cuore, talmente deformato che sembrava impossibile intervenire per ripararlo. Difficoltà superata proprio grazie alla stampa in 3D: grazie alla rielaborazione dei diversi esami i medici sono riusciti a riprodurre il cuore e il suo difetto e capire la posizione precisa in cui agire. Un approccio che ha consentito alla bambina di essere operata con successo.
VIA AI PEZZI DI RICAMBIO
Ma le novità non finiscono qui. Oltre a fornire informazioni utili all'intervento le stampanti 3D in futuro potranno forse essere fondamentali nella costruzione di veri e propri “pezzi di ricambio”. Un esempio sono le valvole cardiache: utilizzando come “inchiostro” del materiale biocompatibile l'idea è quella di creare delle vere e proprie impalcature sulle quali fare crescere tessuto cardiaco. In questo modo -a differenza delle valvole tradizionali- sarà possibile disegnare su misura del singolo paziente la valvola da sostituire. Quello che pochi anni fa sembrava fantascienza ora comincia ad esserlo sempre meno.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.