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Cardiologia
Daniele Banfi
pubblicato il 23-09-2024

Amiloidosi ATTR: nuovi farmaci per contrastarla



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Migliorare la sopravvivenza e ridurre i danni al cuore è possibile. Il punto della situazione sui trattamenti con due studi presentati al congresso ESC

Amiloidosi ATTR: nuovi farmaci per contrastarla

Oggi l'amiloidosi cardiaca da transtiretina (ATTR) può essere affrontata con maggiore successo. Due nuovi studi presentati al recente congresso dell'European Society of Cardiology (ESC) hanno mostrato promettenti risultati nella gestione della malattia: se da un lato arriva la conferma dell'utilità di tafamidis -l'unico farmaco approvato al momento disponibile-, dall'altro un farmaco (vutrisiran) appartenente alla categoria degli "RNA interference" si è dimostrato utile nel migliorare la sopravvivenza e ridurre i danni al cuore nei pazienti con ATTR.

LA MALATTIA

L'ATTR è una malattia rara causata da una mutazione nel gene transtiretina (TTR) che causa un accumulo delle proteine TTR mal configurate come fibrille amiloidi in più organi e sistemi inclusi i nervi, il cuore e il tratto gastrointestinale. Chi ne soffre va incontro nel tempo ad un accumulo di queste proteine anomale che portano, nel tempo, alla progressiva perdita di funzione degli organi maggiormente colpiti. Uno dei distretti più colpiti è il cuore. Diagnosi tardive e sintomi non specifici complicano la gestione della malattia che è spesso sottostimata come causa di insufficienza cardiaca. Poter ridurre l'attività del gene TTR è la chiave per ridurre il danno da accumulo.

I TRATTAMENTI ATTUALI

Allo stato attuale esiste un solo farmaco approvato in maniera specifica per contrastare i danni cardiaci dell'amiloidosi. La molecola in questione, già disponibile da tempo anche in Italia, è tafamidis. Si tratta di un farmaco che stabilizza la proteina transtiretina in modo tale da prevenire la formazione di depositi amiloidi nel cuore. Nello studio presentato ad ESC sono stati confermati i risultati sull'utilità di tafamidis. Il risultato era particolarmente atteso perché riguardava i dati di real-world. Questi dati forniscono una visione pratica delle terapie, evidenziando come funzionano nei pazienti reali, al di fuori delle rigide condizioni sperimentali. Nel caso specifico, le evidenze dallo studio THAOS su tafamidis hanno confermato i benefici osservati nei trial clinici, dimostrando miglioramenti nella sopravvivenza e nel controllo della malattia anche nella pratica clinica quotidiana. In particolare è emerso che i pazienti trattati con tafamidis hanno raggiunto un tasso di sopravvivenza dell'83,1% a 30 mesi e dell'81,1% a 42 mesi. Questi risultati sono significativamente superiori rispetto ai pazienti non trattati con il farmaco, che hanno mostrato tassi di sopravvivenza del 70% a 30 mesi e del 59,3% a 42 mesi

SPEGNERE LA PROTEINA SUL NASCERE

Ma nel trattamento della malattia presto potrebbe aggiungersi un nuovo farmaco. E' questo il caso di vutrisiran, molecola già in uso anche in Italia per il trattamento della polineuropatia da amiloidosi da transtiretina ereditaria (hATTR) ma non ancora approvata per la cardiomiopatia associata. Vutrisiran è un farmaco basato sulla tecnologia di RNA interference che riduce la produzione della proteina transtiretina. In particolare l'RNA interference è in grado di bloccare la sintesi della proteina anomala prima che venga prodotta.

I RISULTATI

Nello studio HELIOS-B presentato ad ESC, i partecipanti sono stati divisi in due gruppi: metà ha ricevuto vutrisiran per via sottocutanea ogni tre mesi, mentre l'altra metà ha ricevuto un placebo. Alcuni pazienti, già in trattamento con tafamidis, hanno continuato a prendere questo farmaco durante lo studio, permettendo ai ricercatori di valutare l'efficacia di vutrisiran sia come terapia unica che in combinazione con altri trattamenti. Dalle analisi è emerso che vutrisiran ha ridotto il rischio di morte e di eventi cardiovascolari del 28% nel gruppo complessivo rispetto al placebo. Nei pazienti trattati solo con vutrisiran (senza tafamidis), la riduzione del rischio è stata del 33%, evidenziando l'efficacia del farmaco anche come monoterapia. Inoltre, vutrisiran ha dimostrato di migliorare la qualità di vita dei pazienti e la loro capacità di svolgere attività fisica. Stando a questi risultati, il farmaco in questione potrebbe affermarsi come un nuovo standard di cura affiancando tafamidis e offrendo una valida alternativa per quei pazienti che non rispondono ai trattamenti attuali.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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