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Antonella Cremonese
pubblicato il 13-02-2013

Le pillole di Giulio Cesare



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Un eccezionale ritrovamento archeologico ha portato alla luce alcune compresse di idrocarbonato di zinco che secondo gli esperti servivano per patologie degli occhi

Le pillole di Giulio Cesare

Un eccezionale ritrovamento archeologico ha portato alla luce alcune compresse di idrocarbonato di zinco che secondo gli esperti servivano per patologie degli occhi

Pillole di 2200 anni fa in fondo al mare. Ricercatori delle Università di Firenze e  di Pisa, insieme con la Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, hanno esaminato i farmaci trovati in un relitto al largo del mare Tirreno  in una scatoletta di stagno:  cinque compresse  a base di idrocarbonato di zinco e carbonato di zinco. Secondo il gruppo di studiosi,  di cui fa parte l’esperta di paleobotanica Marta Mariotti Lippic, alcuni indizi farebbero pensare che queste compresse erano destinate al trattamento di patologie oftalmiche.

RITROVAMENTO RARISSIMO- La scoperta di farmaci dell’antichità è davvero molto rara. Le nostre principali informazioni sulla farmacopea dell’epoca greca e romana ci vengono dai testi di Teofrasto, di Plinio il Vecchio o di Dioscoride, un medico, botanico e farmacista greco che esercitò a Roma all’epoca di Nerone. I lavori dei ricercatori fanno seguito alla scoperta fatta dagli archeologi nel relitto detto «Pozzino», datato intorno al 140-130 avanti Cristo,  individuato sul fondo del golfo di Baratti a 18 metri di profondità, non lontano dalle rovine della città etrusca di Populonia. La scatoletta di stagno con le compresse era insieme a un vasetto e ad alcune boccette di legno di bosso, a una sonda metallica e ad altri oggetti  che verosimilmente  facevano parte dello strumentario di un medico che era a bordo della nave naufragata. Gli studiosi hanno esaminato con uno spettroscopio a raggi X, coadiuvato da un microscopio elettronico,  alcuni frammenti di una delle cinque grandi compresse ovali (4 centimetri di diametro massimo e 1 centimetro di spessore) e hanno messo in evidenza una presenza di zinco (in proporzioni maggioritarie) nonché di silicio e di ferro. E’ stata anche rilevata la presenza di amido (ricavato da grano bollito), cera d’api,  e grassi di origine animale e vegetale, nonché resina di pini e tracce di carbone vegetale. C’erano anche notevoli quantità di pollini: di olivo, ma anche di antiche specie vegetali.

Plinio il Vecchio e Dioscoride hanno descritto le proprietà dell’ossido di zinco e dell’ossido di ferro per il trattamento di malattie dell’occhio e della pelle. La scoperta ha permesso di ricostruire con una discreta precisione i processi di produzione dei medicamenti antichi, e di fare confronti con precedenti scoperte. Come il ritrovamento di carbone in un collirio trovato a Lione. Infine,la presenza di resina di pino potrebbe spiegarsi come un mezzo per ritardare la degradazione del prodotto e ridurre la crescita di microrganismi.


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