La diffusione dei farmaci generici o equivalenti ha fatto risparmiare al Servizio sanitario pubblico 900 milioni di euro in 3 anni. Infatti la spesa sanitaria dei farmaci fa riferimento al costo dei farmaci generici, anche se l’assistito, in farmacia, preferisce acquistare il farmaco di marca, pagando la differenza. Purtroppo i dati di questi ultimi mesi non sono positivi per i generici. In un momento in cui ci si aspetterebbe un aumento del consumo dei prodotti a basso costo, siamo in controtendenza e la crescita si è fermata tra il 5 e 7 per cento, rispetto al 13-14% degli anni appena trascorsi. CRESCITA DIMEZZATA - Dall’inizio dell’anno, quindi, la crescita dei generici si è dunque dimezzata. Il motivo è da riporre in due considerazioni: la gente non si cura più come prima per via della crisi economica oppure preferisce affidarsi ai farmaci di marca, più conosciuti con i loro nomi di fantasia e ben introdotti sul mercato e nell’opinione pubblica. A poco sono serviti, quindi, gli spot pubblicitari sui generici e il Ministero si preoccupa di diffondere il consumo di generici con raccomandazioni. «Il Ministero - ha detto Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici e amministratore delegato di Teva Italia a un incontro tra produttori organizzato da Health publishing and services - non ha, infatti, nessun interesse a promuovere il generico, perché lo utilizza soltanto come calmieratore».
La diffusione dei farmaci generici o equivalenti ha fatto risparmiare al Servizio sanitario pubblico 900 milioni di euro in 3 anni. Infatti la spesa sanitaria dei farmaci fa riferimento al costo dei farmaci generici, anche se l’assistito, in farmacia, preferisce acquistare il farmaco di marca, pagando la differenza. Purtroppo i dati di questi ultimi mesi non sono positivi per i generici. In un momento in cui ci si aspetterebbe un aumento del consumo dei prodotti a basso costo, siamo in controtendenza e la crescita si è fermata tra il 5 e 7 per cento, rispetto al 13-14% degli anni appena trascorsi.
CRESCITA DIMEZZATA - Dall’inizio dell’anno, quindi, la crescita dei generici si è dunque dimezzata. Il motivo è da riporre in due considerazioni: la gente non si cura più come prima per via della crisi economica oppure preferisce affidarsi ai farmaci di marca, più conosciuti con i loro nomi di fantasia e ben introdotti sul mercato e nell’opinione pubblica. A poco sono serviti, quindi, gli spot pubblicitari sui generici e il Ministero si preoccupa di diffondere il consumo di generici con raccomandazioni. «Il Ministero - ha detto Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici e amministratore delegato di Teva Italia a un incontro tra produttori organizzato da Health publishing and services - non ha, infatti, nessun interesse a promuovere il generico, perché lo utilizza soltanto come calmieratore».
IN EUROPA - L’Italia è in controtendenza rispetto all’Europa. «Ovunque - spiega Foresti - il generico, dopo 4-5 mesi dalla sua commercializzazione, raggiunge il 30-40% del mercato, dopo due anni arriva ad avere anche il 60%, per poi gradualmente aumentare ancora. In Francia e in Germania, ma anche in altre parti del mondo, i medici di medicina generale hanno quote di prescrizioni obbligatorie per il generico. In Francia, per esempio, il medico è obbligato, ma anche incentivato, a prescrivere almeno il 55% di generico del prodotto appena uscito in commercio.
Edoardo Stucchi