Il disturbo non sarebbe di natura psicologica. Mancano, però, “marker” specifici per la diagnosi. La fibromialgia è un’altra faccia della stessa medaglia?
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La definizione clinica è recente e risale ad appena vent’anni fa. Ma la sindrome da stanchezza cronica (Cfs) sarebbe tutt’altro che rara. Dalle prime linee guida sulla sua gestione emerge come la fatica corrisponda al 25% delle segnalazioni che riceve un medico di famiglia. E stando ai rilievi epidemiologici che giungono dagli Stati Uniti (a soffrirne sarebbero circa mezzo milione di persone), non è irrealistico calcolare in circa duecentomila i malati in Italia: soprattutto donne tra i 20 e i 40 anni.
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CFS: COSA SAPPIAMO?
Chi soffre di stanchezza cronica? È difficile dirlo, perché a oggi la conoscenza è ancora incompleta e molti indizi lasciano pensare che si tratti di una malattia complessa. Ipotiroidismo, epatite B o C cronica, tumori, depressione, schizofrenia, demenza, anoressia nervosa, abuso di sostanze alcoliche: tutte queste condizioni possono giustificare i sintomi (stanchezza, dolori muscolari, disturbi del sonno, cefalea, difficoltà nella concentrazione, indolenzimento dei linfonodi cervicali e ascellari) accusati dal paziente che soffre di stanchezza cronica. Per procedere alla diagnosi, in assenza di marcatori specifici, occorre escludere una di queste malattie e riscontrare almeno quattro delle condizioni indicate. Dopodiché sulle cause restano diversi aspetti da chiarire. «Una delle ipotesi più accreditate riguarda l’origine virale - afferma Eligio Pizzigallo, ordinario di malattie infettive all’Università di Chieti, intervenuto nel corso del convegno per il decennale della nascita dell’Associazione dei pazienti (Amcfs) -. Tra gli agenti implicati potrebbe esserci il virus di Epstein-Barr, responsabile della mononucleosi, che spesso si riscontra nel momento in cui si diagnostica la malattia».
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FATTORI AMBIENTALI
L’origine infettiva, però, è soltanto una delle ipotesi al vaglio degli specialisti, che non escludono che a innescare i meccanismi immunologici alla base del disturbo ci siano altri fattori: alimentari, ambientali o endocrini. A instillare il sospetto l’analogia nel decorso clinico tra la malattia e altre condizioni ben definite - sindrome della Guerra del Golfo o intossicazione da ciguatera - secondarie all’esposizione a fattori tossici o ambientali. Senza trascurare l’ipotesi ormonale, viste le disfunzioni riscontrate in molti pazienti a carico dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, e l’origine psichiatrica (forte la correlazione con la depressione).
CFS E FIBROMIALGIA
I sintomi della fatica cronica si presentano spesso in associazione con altre patologie disfunzionali. Tra queste spicca la fibromialgia, «una malattia caratterizzata da dolore muscolare diffuso e persistente nel tempo - dichiara Laura Bazzichi, reumatologo dell’azienda ospedaliero-universitaria di Pisa -. Se chiediamo ai pazienti affetti dalle due condizioni di quantificare il loro grado di fatica e di dolore, constatiamo una quasi uguaglianza nei dati». Si tratta di due facce delle stessa medaglia? Impossibile da escludere. Al momento, comunque, i trattamenti restano quasi sempre distinti. Sulla sindrome da stanchezza cronica si interviene con antidepressivi, cortisonici, antivirali e regolatori del sistema immunitario. Prevista anche una moderata attività fisica. In taluni casi si interviene anche con il supporto psicologico.
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).