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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 18-07-2022

Aterosclerosi: le placche arteriose “comunicano” con il cervello



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Scoperte connessioni inattese fra sistema circolatorio, immunitario e nervoso. La ricerca, anche italiana, potrà aiutare nel trattare l’aterosclerosi

Aterosclerosi: le placche arteriose “comunicano” con il cervello

Aterosclerosi: le placche arteriose “comunicano” con il cervello Scoperte connessioni inattese fra sistema circolatorio, immunitario e nervoso. La ricerca, anche italiana, potrà aiutare nel trattare l’aterosclerosi L’aterosclerosi (da non confondere con l’arteriosclerosi pur stretta parente) era una patologia “silenziosa”. Ma ecco arrivare dalla Germania e dalla Sapienza di Roma una ricerca che “dà voce” a queste zone scoprendone un dialogo continuo col cervello. Come è possibile? La spiegazione è sul prestigioso Nature: i segnali vanno dal sistema nervoso centrale, il cervello, alle terminazioni nervose periferiche sullo strato esterno (“avventizio”) dell’arteria aterosclerotica. Nessuno per anni si era sognato di studiare questa connessione “inesistente”.

 

UN’INFIAMMAZIONE NON CAPITA

Dal 2004, tuttavia, un gruppo di ricercatori tedeschi dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco guidati dal dottor Sarajo K. Mohanta, ha preso a investigare cosa succede nella parete esterna dell’arteria con aterosclerosi. «Dopotutto questa patologia è più di una semplice placca, si tratta piuttosto di un disturbo infiammatorio cronico di tutta l’arteria - e per i nostri risultati si è rivelato importante lo strato esterno», ha spiegato Mohanta. Il sistema nervoso periferico “risponde” a questa infiammazione e il gruppo guidato dal professor Andreas Habenicht ha scoperto che sensori molecolari conosciuti come recettori giocano un ruolo guida. Questi recettori sono situati sulla parete esterna del vaso sanguigno e riconoscono dove si trovano le placche e dove i vasi sono infiammati in quanto identificano i messaggeri dell’infiammazione.

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IL CERVELLO RISPONDE CON LO STRESS

Successivamente trasformano questi segnali infiammatori in segnali elettrici attraverso i nervi che vanno al cervello. Questo, a sua volta, li elabora e manda in risposta un segnale di stress all’arteria aterosclerotica. Tale segnale influenza negativamente l’infiammazione e così l’aterosclerosi peggiora. Questo circuito finora ignoto potrebbe rivelarsi di enorme importanza, commentano i ricercatori. E qui entra in gioco il fondamentale esperimento condotto dalla professoressa Daniela Carnevale, ordinaria nel Dipartimento di Medicina molecolare all’Università La Sapienza di Roma e presso l’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia).

 

UOMINI E TOPI IN LABORATORIO

«Tutta la ricerca è stata fatta con i topi di laboratorio – racconta Carnevale – ma si sono impiegati anche campioni umani prelevando dalle biobanche tessuti aterosclerotici e si è visto che anche nella nostra specie si crea questo circuito elettrico». In prospettiva, spiega, si potranno modulare questi segnali nervosi con la bioelettronica, scariche, anziché con medicine. Ma l’importante apporto alla ricerca Daniela Carnevale lo ha dato in un esperimento animale: ha interrotto il circuito elettrico tra un’arteria malata e il cervello. Otto mesi dopo ha confrontato i topi così trattati con altri che non avevano subito alcuna procedura. Ed ha constatato che nei primi l’aterosclerosi era meno sviluppata.

 

SALUTE CARDIOVASCOLARE E DEMENZA

«Potrebbe essere una prima apertura verso una futura terapia dell’aterosclerosi. Quanto allo stress, ci sono aree cerebrali particolarmente sensibili e non è un fatto positivo, i riflessi possono coinvolgere la salute cardiovascolare». Alla riflessione sulle arterie aterosclerotiche viene da associare le tante forme di demenza create da patologie vascolari non curate. Tra le quali l’arteriosclerosi, che indica indurimento delle arterie specialmente quelle di minore calibro.

 

 

CHE COSA SONO LE PLACCHE ATEROSCLEROTICHE

Risalendo alla etimologia della parola “aterosclerosi”, se ne spiega la sostanza: atero- dal greco ateroma che significa placca, sclerosi da sklerosis che vuol dire indurimento. Ecco così descritte le placche fatte di depositi di colesterolo, tessuto fibroso, celle immunitarie. Le pareti delle arterie sono fatte di tre strati: interno, medio, esterno. Le placche, stando all’interno, man mano restringono la cavità in cui scorre il sangue limitandone la portata di ossigeno per tutto l’organismo.

 

PARETI DURE, MENO OSSIGENO

Inoltre queste placche (più l’età) induriscono le arterie e le conseguenze di questi eventi possono essere gravi: attacchi di cuore, ictus, disturbi occlusivi periferici (classica la “gamba del fumatore” quando l’apporto di ossigeno nella zona non è più sufficiente e camminare diventa difficile e doloroso).

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