Il tempo di ischemia vari a seconda degli organi. I reni sono quelli che resistono più a lungo, mentre sei ore è l'attesa massima per cuore e polmoni
La speranza è quella di poter arrivare un giorno ad allungare i tempi di conservazione degli organi: in modo da poter trasportarli anche a lunga distanza, al fine di salvare una vita. La difficoltà di conservazione a lungo termine degli organi umani deriva principalmente dall’esteso danno tissutale che s’instaura quando questi vengono crioconservati, a causa delle differenti modalità con cui reagiscono al freddo le diverse strutture cellulari.
Ecco perché, al momento, esistono dei limiti ben precisi, definiti come tempo di ischemia: oltre il quale un organo espiantato non può essere più impiantato in un'altra persona. Il parametro varia da organo a organo: è maggiore per i reni, minimo per cuore e polmoni (sei ore). Cosa accade allora dall'accertamento della morte (cardiaca o cerebrale) di un paziente all'intervento che permette di salvare la vita a un'altra persona? Ce lo spiega, nella videointervista che segue, Marinella Zanierato, responsabile della struttura di rianimazione in ambito di donazioni e trapianti del policlinico San Matteo di Pavia.
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