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Redazione
pubblicato il 26-01-2016

Il pavor notturno dei bimbi indica un disturbo psichiatrico?



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Pavor nocturnus una “parasonnia”, vale a dire di un comportamento complesso nel sonno

Il pavor notturno dei bimbi indica un disturbo psichiatrico?

«Sono la nonna di un bambino di quattro anni bello e sano. Ma sano davvero? Ho assistito a una di quelle crisi di terrore nel sonno che so chiamarsi pavor. Mia figlia mi dice che ne ha già avute altre e lei o finge con me o davvero non si preoccupa. Io invece sono spaventata.

È stata un crisi terribile! Alberto si messo a sedere nel letto e a urlare, urlare, urlare, non c’era modo di calmarlo. Terrorizzato. Non rispondeva alle nostre carezze o alle nostre parole. Tutto sudato.

Questo pavor è il preludio di un disturbo psichiatrico che si manifesterà più avanti? Questa è la mia paura».

Matilde, Macerata

Rassicuriamo subito la nonna: nessun disturbo psichiatrico all’orizzonte per il suo nipotino solo perché ha attacchi di pavor nocturnus. Succede a molti bambini, proprio dall’età di 2-4 anni e dovrebbe finire con l’età scolare, però a volte la manifestazione resta anche nell’adolescenza.

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Il pavor nocturnus si tratta di una “parasonnia”, vale a dire di un comportamento complesso nel sonno. Come il sonnambulismo, il digrignare i denti (bruxismo) o la pipì a letto (enuresi). A volte c’è una familiarità del fenomeno.

E’ vero, mette paura vedere una creatura così spaventata che grida, che piange, che guarda nel vuoto e non accetta aiuto.

In effetti non ci vede (sia che abbia gli occhi aperti che chiusi), non ci sente e, una volta sveglio al mattino, non ricorderà nulla del terrore notturno e delle nostre inascoltate coccole. Questo perché il pavor nocturnus scatta durante il sonno non Rem, più profondo, mentre se il bimbo ha un incubo, questo accade durate il sonno Rem che è più vicino alla veglia, e il giorno dopo il piccolo ricorderà il suo brutto sogno e il nostro intervento.

C’è anche questa differenza: nel primo caso il bambino è tutto sudato, nel secondo no. Che cosa fare? Accorrere vicino al bimbo, parlargli con voce calma e affettuosa, carezzarlo, insomma fargli sentire una presenza amorevole vicino. Ma non cercare di svegliarlo del tutto. L’attacco passa da sé e il piccolo riprenderà il suo sonno tranquillo.

Vediamo infine che cos’è questo pavor. Si tratta di un microrisveglio in un sonno molto profondo. Forse lo scatena un colpo di tosse, il pianto della sorellina, una tonsilla troppo grossa.

Un altro fattore potrebbe essere lo stress: se il bambino vive una giornata troppo intensa, corre troppo, è in continua attività, può avere un attacco di pavor durante la notte anche più forte perché il microrisveglio agisce su un sonno molto profondo a causa della stanchezza fisica.

Tornando ai timori infondati della lettrice nonna: è solo un cervello sano che può avere un sonno così profondo.

 

Risponde Liborio Parrino (nella foto), responsabile del Centro di Medicina del sonno e docente di neurologia all’Università di Parma 

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