Cosa sappiamo della sicurezza dei massaggi linfodrenanti nei pazienti oncologici? Ci sono rischi di diffondere le cellule tumorali? La risposta ai dubbi di una lettrice
In caso di tumore (seppur in fase di guarigione) è possibile fare massaggi linfodrenanti? Leggo pareri negativi, per cui volevo avere conferma o smentita.
Maresa, (domanda pervenuta tramite form L'Esperto risponde)
Rispondono il professor Jean Paul Belgrado, Université Libre de Bruxelles e la dottoressa Maria Claudia Simoncini, Coordinatore Fisioterapia, Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano
La domanda che riguarda la potenziale diffusione delle metastasi, a causa del drenaggio linfatico manuale (o massaggio linfodrenante, ndr) è piuttosto ricorrente.
Da un punto di vista fisico il linfodrenaggio manuale, come tutti i massaggi, si svolge applicando delle forze attraverso le mani e le dita del terapista sul corpo di chi lo riceve. Queste forze sono applicate in modo alternato creando delle leggere variazioni di pressione sequenziali che localmente si aggirano tra i 10 e i 60 mm di mercurio. Per fare un paragone, queste pressioni sono identiche a quelle esercitate dall’acqua che “bombarda” la nostra pelle quando siamo sotto la doccia. Quando si è in piscina, oppure in mare a camminare con l’acqua a livello del petto, le pressioni generate e le loro variazioni sono molto più elevate: raggiungono i 100 mmHg, esercitando un massaggio di gran lunga più intenso su tutti i vasi linfatici delle parti del corpo immerse. Anche le vene vedono il loro diametro compresso e ridotto del 50%.
Tutti i metodi di linfodrenaggio manuale prevedono lo “svuotamento” dei linfonodi coinvolti nella rete linfatica da drenare: ciò viene effettuato esercitando delle pressioni dolci e ripetute a livello delle stazioni linfonodali. Queste manovre sono molto meno numerose e intense rispetto alla compressione che subiscono i linfonodi del cavo ascellare quando oscilliamo le braccia durante il cammino, e rispetto alla compressione che subiscono i linfonodi del cavo popliteo e del cavo inguinale durante l’attività fisica.
Gli studi di letteratura più recenti, attuati sull’argomento, riferiscono che il drenaggio linfatico manuale nel paziente oncologico non è controindicato, anche in presenza di metastasi. Dunque, il linfodrenaggio rimane una forma di massaggio che non è più a rischio di un semplice massaggio eseguito ad esempio a scopo di puro benessere.
La quantità di linfa mobilizzata durante la normale attività fisica è molto più elevata rispetto a quella mobilizzata durante il drenaggio manuale. Inoltre, i movimenti svolti nell’attività quotidiana, qualunque essi siano, generano variazioni di pressione sui linfonodi molto più importanti rispetto a quelli esercitati dall’azione di due mani durante il drenaggio linfatico manuale.
Per analogia una domanda lecita si è posta anche per capire se le pressioni esercitate sulla mammella durante la mammografia non siano tali da comprimere il tumore e favorire la diffusione delle metastasi. In questo caso la pressione si aggira intorno ai 220 - 260 mmHg, e gli autori concludono che la mammografia è una procedura sicura dal punto di vista della diffusione delle cellule maligne nel sangue periferico.
In relazione agli studi attuali pubblicati sul linfodrenaggio manuale e alla linee guida internazionali, possiamo dire che il linfodrenaggio è sicuro, sebbene non sia opportuno applicarlo direttamente sulla cute soprastante il tumore.
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