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Chiara Segré
pubblicato il 17-09-2018

Riprogrammo le cellule per combattere i tumori



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Lo studio della biologa Valentina Bouché approfondirà i fenomeni molecolari che riportano una cellula adulta a uno stadio immaturo, per capire meglio gli eventi alla base del cancro

Riprogrammo le cellule per combattere i tumori

Ci sono momenti nella vita di una cellula in cui il suo obiettivo è dividersi e crescere: per esempio durante lo sviluppo embrionale o nella fase della crescita, per rigenerare un tessuto vecchio o danneggiato. In genere, le cellule in queste stadio sono più «immature» rispetto a quando assumono la loro funzione definitiva, per esempio cellule del sangue o della pelle. Il processo di maturazione da cellula immatura ad adulta è detto differenziamento e si accompagna a una perdita di capacità di dividersi. Nel caso del cancro, le cellule spesso fanno il percorso inverso: perdono le caratteristiche distintive del tessuto di cui fanno parte per tornare a uno stadio più «immaturo» e dividersi di più. In un certo senso si «riprogrammano».  Quali sono i meccanismi sottostanti e come sfruttarli nella lotta contro i tumori? È ciò di cui si occupa Valentina Bouché, al TIGEM della sua città natale, Napoli.


Valentina, ci racconti meglio in cosa consiste la tua ricerca?

«L’obiettivo generale è quello di identificare i responsabili molecolari del cancro dal punto di vista della riprogrammazione a uno stadio più immaturo, come modello per comprendere meglio cosa succede durante la progressione tumorale. Più nello specifico, voglio capire se questa riprogrammazione è associata una maggiore fragilità del Dna, una delle caratteristiche delle cellule maligne. Utilizzerò tecniche di riprogrammazione cellulare in vitro e di sequenziamento del Dna, in cerca di nuove mutazioni genetiche acquisite, e tra queste verranno identificate quelle responsabili della comparsa del cancro».

 

Quali prospettive apre la tua ricerca per la salute umana?

«La mia ricerca potrebbe avere ricadute importanti non solo nell’ambito dell’oncologia ma anche della medicina rigenerativa, dove vengono applicate le stesse tecniche di riprogrammazione delle cellule».

 

Ricordi l’episodio in cui hai capito che la tua strada era quella della scienza?

«Mia zia, anche lei biologa, mi regalò un microscopio giocattolo per il mio dodicesimo compleanno e io ne fui contentissima».


Come ti vedi fra dieci anni?

«In un team di ricercatori che lavorano alla stesura di richiesta finanziamenti e alla revisione dei lavori scientifici. Mi auguro in Italia, che è il mio Paese e dove vorrei crescessero i miei figli».


Cosa ti piace di più della ricerca?

«Il meccanismo di revisione. Scienziati di tutto il mondo valutano le scoperte e se i dati sono confermati il lavoro viene pubblicato e reso noto a tutta la comunità. Il metodo scientifico non ammette bugie».

 

E cosa invece eviteresti volentieri?

«Mi fa arrabbiare la difficoltà che hanno tante scienziate donne con grandi capacità e meriti di affermarsi nelle posizioni più rilevanti».

 

Se ti dico scienza e ricerca, cosa ti viene in mente?

«L’impegno di tanti giovani che decidono di mettere la propria esperienza a servizio della conoscenza scientifica».

 

Quale figura ha ispirato la tua carriera?

«Rita Levi Montalcini. La sua storia e le sue scoperte scientifiche hanno rivoluzionato il mondo».


Qual è per te il filone di ricerca biomedica più promettente per il prossimo futuro?

«Le tecnologie di “riscrittura del genoma” per correggere mutazioni e alterazioni. Le applicazioni di questa scoperta vanno dalle malattie genetiche ai tumori».

 

Qual è la cosa che più ti fa arrabbiare?

«La maleducazione».

 

E quella che ti fa ridere a crepapelle?

«I film di Totò».

 

Qual è una pazzia che hai fatto?

«Il Volo dell’Angelo in Basilicata. Una teleferica sospesa nel vuoto che unisce due montagne molto alte».

 

Con chi ti piacerebbe andare a cena una sera?

«Michelle Obama. Le chiederei consigli su più o meno qualunque argomento. La trovo una grande fonte di ispirazione per tutti, soprattutto per le donne».

 

Chiara Segré
Chiara Segré

Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.


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