Lo dimostra un ampio studio presentato a Firenze in occasione di un importante Congresso dedicato alle novità in cardiologia
Più efficace di un farmaco. Così si qualifica la pratica fisica aerobica, regolare e continuativa, nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Sono queste le conclusioni di un ampio studio, protratto nel tempo, presentato al Congresso «Conoscere e curare il cuore 2015», tenutosi di recente a Firenze.
Attività fisica e dieta: ecco l'accoppiata che salva il cuore
LO STUDIO
Si chiama Navigator (Nateglinide e Valsartan in Impaired Glucose Tolerance Outcomes Research), è uno studio internazionale su base statunitense e ha arruolato oltre 9300 pazienti provenienti da quarantadifferenti paesi dell’America del Nord, America del Sud, Asia ed Europa (Austria, Svizzera, Grecia, Spagna, Finlandia). L’obiettivo era valutare gli effetti del farmaco nateglinide, un antidiabetico di più recente generazione, e un bloccante del recettore dell’angiotensina, raffrontati con l’attività fisica aerobica, nella prevenzione di eventi cardiovascolari in una popolazione ad alto rischio, ovvero con intolleranza glucidica e già affetta da una patologia cardiovascolare o con almeno un fattore di rischio cardiovascolare.
Tutti i soggetti arruolati sono stati monitorati a lungo, per circa per 6 anni, riservando particolare attenzione anche all’attività motoria svolta all’inizio dello studio e ad 1 anno di distanza, misurata con il contapassi. I risultati sono stati decisamente interessanti: «E’ stato dimostrato che mentre i due farmaci testati non hanno prodotto nessun risultato favorevole, anche solo pochi passi quotidiani, da una base iniziale di duemila passi al giorno e per multipli fino a diecimila, sono in grado di ridurre del 10% la probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare», spiega Pier Luigi Temporelli, della Divisione di Cardiologia Riabilitativa della Fondazione Salvatore Maugeri di Veruno.
Se hai fatto sport da giovane, rischi meno tumori da vecchio
ATTIVITA’ FISICA
I benefici della regolare pratica fisica sull’intero organismo sono molteplici, specie se associati a uno stile di vita sano. Svariati studi osservazionali attesterebbero che l’attività motoria o il fitness cardiorespiratorio, regolare e cos
tante, si associano ad un minor rischio di eventi cardiovascolari, anche in caso di presenza di patologie croniche, come il diabete ad esempio. Tuttavia, su questi risultati positivi si è spesso gettata ombra perché la ‘quantità’ di attività fisica praticata è sempre stata valutata con questionari autosomministrati che, a detta degli esperti, potevano anche lasciare il beneficio del dubbio per validità e scientificità.L'ASPIRINA NELLA PREVENZIONE
DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI
I BENEFICI
Un ostacolo invece superato dallo studio Navigator: «Per la prima volta - conclude Temporelli - si è riusciti a misurare in modo più scientifico, a suon di passi, l’efficacia dell’attività fisica aerobica svolta in maniera continuativa, dimostrando che svolge una azione preventiva più potente di quella farmacologica nella riduzione di eventi cardiovascolari maggiori quali mortalità cardiovascolare, infarto miocardico e ictus non fatale». E il tutto indipendentemente dall’associazione con terapie mirate, dall’indice di massa corporea o da altre componenti dello stile di vita.