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Cardiologia
Daniele Banfi
pubblicato il 07-02-2023

Fratture e profilassi antitrombotica: eparina o aspirina?



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L'aspirina non è inferiore per efficacia alle eparine a basso peso molecolare nelle persone in profilassi post-frattura. I risultati pubblicati dal New England Journal of Medicine

Fratture e profilassi antitrombotica: eparina o aspirina?

La profilassi antitrombotica eseguita con aspirina sembra essere efficace quanto quella con eparina a basso peso molecolare nel prevenire le complicanze post-frattura. E' questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da un ampio studio pubblicato sulle pagine del New England Journal of Medicine. Un risultato importante che potrebbe portare alla "rivisitazione" della pratica clinica. Ad oggi infatti l'eparina è il solo farmaco che compare nelle linee guida per la profilassi antitrombotica in seguito a frattura. Quanto ottenuto potrebbe dunque fare cambiare la pratica clinica.

A COSA SERVE LA PROFILASSI ANTITROMBOTICA?

Ogni anno in Italia si verificano oltre 500 mila fratture ossee. Successivamente alla frattura, a causa del periodo di immobilità, il rischio di trombosi venosa profonda aumenta. Per questa ragione, soprattutto per quelle fratture importanti che necessitano di ricovero e di un periodo di immobilità a letto, si procede con la somministrazione di una profilassi al fine di prevenire la formazione di eventuali coaguli di sangue che espongono ad un aumentato rischio di infarti, ictus e embolie polmonari. Secondo le linee guida internazionali la profilassi migliore è quella con le eparine a basso peso molecolare, farmaci in uso ormai dai qualche decennio.

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L'ASPIRINA PRODUCE LO STESSO EFFETTO

Oltre alle eparine a basso peso molecolare, un altro farmaco con proprietà anticoagulanti è l'acido acetilsalicilico (più comunemente conosciuta come "aspirina"). Pur conoscendone gli effetti, sino ad oggi sono mancati studi che confrontassero l'efficacia dei due farmaci nella prevenzione del tromboembolismo venoso profondo in seguito a frattura. A cercare di fare luce comparando le due differenti strategie ci ha pensato lo studio Prevent Clot (Prevention of Clot in Orthopaedic Trauma) realizzato dal consorzio di ricercatori METRC (Major Extremity Trauma Research Consortium). L'obiettivo primario dello studio era quello di valutare la non inferiorità dell'efficacia dell'aspirina rispetto alle eparine a basso peso molecolare.

LO STUDIO

L'analisi ha coinvolto oltre 12 mila persone con una frattura delle estremità sottoposta ad intervento ortopedico o con una frattura pelvica o acetabolare. Ad un gruppo è stata somministrata un'eparina a basso peso molecolare, all'altro dell'aspirina. Il protocollo prevedeva l'assunzione della profilassi per almeno 3 settimane. I ricercatori hanno poi valutato la mortalità per tutte le cause a 90 giorni dalla frattura. Dalle analisi è emerso che l'utilizzo dell'aspirina come tromboprofilassi non è inferiore a quella con eparina a basso peso molecolare nel prevenire la mortalità per qualunque causa. Non solo, la somministrazione di aspirina è risultata anche associata ad una bassa incidenza di trombosi venosa profonda, embolia polmonare e mortalità. 

LE RIPERCUSSIONI

Quanto ottenuto dai ricercatori di METRC è la prima dimostrazione della non inferiorità dell'utilizzo dell'aspirina rispetto alle eparine a basso peso molecolare. Un risultato importante che potrebbe cambiare la pratica clinica in virtù della maggiore facilità di assunzione e dei costi limitati dell'aspirina. Questo farmaco infatti, a differenza dell'eparina che viene assunta con iniezione sottocutanea, ha la caratteristica di essere somministrata per via orale. L'aspirina dunque, alla luce di quanto ottenuto, entrerà di diritto tra le possibili alternative all'utilizzo delle eparie a basso peso molecolare.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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