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Cardiologia
Daniele Banfi
pubblicato il 15-01-2020

Fibrillazione atriale: ridurre il rischio eliminando l'alcol



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La riduzione del consumo di alcol impatta sui sintomi della fibrillazione atriale. Meno si beve e maggiori sono i benefici. I risultati pubblicati sul New England Journal of Medicine

Fibrillazione atriale: ridurre il rischio eliminando l'alcol

Alcol e fibrillazione atriale vanno di pari passo. Un eccessivo consumo di bevande alcoliche è un fattore di rischio predisponente per questo difetto del ritmo cardiaco. C'è però sempre tempo per smettere di bere perchè quando si elimina l'alcol, gli effetti della fibrillazione atriale si riducono drasticamente. E' questo, in estrema sintesi, il risultato di uno studio pubblicato sulle pagine del New England Journal of Medicine ad opera dei ricercatori del Baker Heart and Diabetes Institute di Melbourne.

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LA FIBRILLAZIONE ATRIALE AUMENTA IL RISCHIO DI ICTUS

La fibrillazione atriale è un'anomalia del battito cardiaco. Si tratta del disturbo del ritmo cardiaco più diffuso. Il cuore, battendo in maniera irregolare, non riesce a pompare adeguatamente il sangue che tende così a ristagnare nell’atrio formando dei coaguli. Un evento particolarmente pericoloso poiché il coagulo può staccarsi e andare direttamente ad ostruire un vaso a livello cerebrale causando l’ictus. Ad oggi si calcola che tra il 20 e il 30% degli ictus siano causati proprio dalla fibrillazione atriale. 

L'ALCOL E' UN FATTORE DI RISCHIO

Da un punto di vista dei sintomi, esiste la fibrillazione atriale parossistica -ovvero di durata variabile da pochi minuti a diversi giorni ma che si risolve in maniera spontanea-, e quella persistente -che non si risolve spontaneamente bensì con la somministrazione di una terapia farmacologica o chirurgica-.Pur essendo un'alterazione del ritmo cardiaco dovuto a molte cause, l'alcol rappresenta uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo della fibrillazione atriale. Più si consumano alcolici e maggiore è la probabilità di andare incontro ad aritmia. 

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SMETTERE DI "BERE" PER RIDURRE GLI EFFETTI DELLA FIBRILLAZIONE

Ma se il legame tra consumo di alcol e fibrillazione è assodato, diverso è il discorso sullo smettere di bere per ridurre la sintomatologia. Per chiarire se l'astinenza dall'alcol può impattare sull'evoluzione dell'aritmia i ricercatori australiani hanno coinvolto 140 persone affette dal disturbo dividendole in due gruppi. A metà è stato consentito di continuare a bere alcolici (almeno 10 unità a settimana), all'altra è stata raccomandata l'astinenza dal bere. A sei mesi dall'inizio dello studio la probabilità che la fibrillazione atriale si ripresentasse è risultata del 53% negli individui che non assumevano alcol e del 73% in quelli che bevevano. 

Non solo, i bevitori regolari arruolati nello studio e randomizzati all'astenersi dall'alcol hanno avuto meno probabilità di andare incontro a ricovero ospedaliero per fibrillazione rispetto a quelli che hanno continuato a bere regolarmente. Risultati che presi nell'insieme dimostrano come la riduzione e l'astinenza nel cosumo di alcolici può impattare positivamente sulla fibrillazione atriale.

 

 

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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