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Redazione
pubblicato il 17-04-2011

Essere informati per essere sani



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Se il primo pilastro della prevenzione è il comportamento personale (incide sulla salute per il 40%, secondo studi recenti, e quindi incide il non fumare, il mangiare correttamente, il fare ogni giorno un po’ di moto), il secondo pilastro è certamente essere ben informati su tutte le possibilità diagnostiche e terapeutiche. La conquista della salute non è più concepibile come un compito riservato unicamente agli operatori della sanità, ma deve diventare un terreno su cui si confrontano e collaborano tutti i soggetti sociali e istituzionali: le Regioni, i Comuni, le Associazioni di volontariato, la scuola (che ha in sé la grande capacità di farsi promotrice di salute), le famiglie, il mondo della ricerca e della produzione.

Essere informati per essere sani

Se il primo pilastro della prevenzione è il comportamento personale (incide sulla salute per il 40%, secondo studi recenti, e quindi incide il non fumare, il mangiare correttamente, il fare ogni giorno un po’ di moto), il secondo pilastro è certamente essere ben informati su tutte le possibilità diagnostiche e terapeutiche. La conquista della salute non è più concepibile come un compito riservato unicamente agli operatori della sanità, ma deve diventare un terreno su cui si confrontano e collaborano tutti i soggetti sociali e istituzionali: le Regioni, i Comuni, le Associazioni di volontariato, la scuola (che ha in sé la grande capacità di farsi promotrice di salute), le famiglie, il mondo della ricerca e della produzione.

Avere accesso alle informazioni, comprenderle correttamente e poterne fruire per la propria salute è fondamentale per la prevenzione, e si può senz’altro dire che il grado di sviluppo di un Paese si può valutare su due indicatori principali: l’istruzione e la sanità. Un cittadino informato rappresenta, in buona sostanza, l’espressione di una democrazia compiuta, entro la quale egli è libero di elaborare una propria posizione rispetto alle grandi conquiste mediche, etiche e scientifiche.

Nell’atteggiamento della collettività circa un «diritto alla salute» ormai percepito tra i diritti fondamentali del cittadino, c’è  stata una svolta culturale. Per tanti anni abbiamo parlato di Welfare State, cioè di Stato che assiste, che cura la malattia. Il cittadino era «assistito», era «fruitore» delle cure, «utente» del servizio sanitario. Un ruolo passivo. Ora bisogna cominciare a parlare di Welfare Community, cioè di «comunità» che con i propri comportamenti protegge la propria salute. Il ruolo di tutti noi diventa attivo: se ci ammaliamo, diventiamo «partner» dei curanti, e se siamo sani la nostra azione di prevenzione individuale diventa anche beneficio per la comunità. Questo ruolo attivo passa anche da una migliore informazione, quella appunto che intende offrire questo portale realizzato dalla Fondazione Veronesi.


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