"L'Italia sia il primo paese a eliminare i tumori legati all'HPV": l'appello alle istituzioni lanciato da Fondazione Veronesi insieme ad associazioni di pazienti, medici e giovani
L’Italia può essere il primo Paese in Europa a eliminare tutti i tumori causati dall’HPV (o Papillomavirus) e raggiungere così l’obiettivo proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ECO (European Cancer Organization) e dalla Commissione Europea nello Europe’s Beating Cancer Plan. Fondazione Umberto Veronesi si unisce all'appello alle istituzioni e presenta il Manifesto per l’Eliminazione dei Tumori HPV-Correlati, elaborato con Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, IncontraDonna, CittadinanzAttiva, ThinkYoung e Consiglio Nazionale dei Giovani.
L'obiettivo di ridurre a malattie rarissime i tumori causati dal papillomavirus è concreto e realizzabile. Come? Attraverso interventi specifici su quattro punti di politica sanitaria:
1. potenziare e rendere i servizi di prevenzione vaccinale e gli screening più accessibili;
2. avviare campagne informative e di sensibilizzazione rivolte all’intera popolazione;
3. promuovere programmi di prevenzione primaria e secondaria dei tumori in modo da garantire a tutti l’accesso in sicurezza alle opportunità offerte dal nostro sistema sanitario nazionale;
4. monitorare, con cadenza almeno semestrale, i livelli di copertura vaccinale e screening attraverso nuovi strumenti digitali.
Sono queste le proposte, indirizzate al Governo e alla Regioni, dai rappresentanti dei pazienti oncologici, clinici, giovani e cittadini. La richiesta è stata avanzata oggi, in occasione della International HPV Awareness Day, con la presentazione del Manifesto per l’Eliminazione dei Tumori HPV-Correlati (leggi e scarica il pdf).
Si tratta di un appello alle istituzioni per definire l’obiettivo di eliminazione e interventi concreti per realizzarlo in un tempo definito. I firmatari chiedono che il Governo italiano adotti gli obiettivi sanciti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Commissione Europea, prevedendo azioni e tempi definiti in linea con la strategia internazionale finalizzati a:
- vaccinare almeno il 90% della popolazione target;
- assicurare che almeno il 90% della popolazione target abbia accesso agli screening cervicali gratuiti;
- trattare almeno il 90% dei casi di cancro cervicale e lesione precancerosa;
- prevedere iniziative di comunicazione per aumentare la comprensione e la sensibilizzazione sull’HPV e sulle relative strategie di prevenzione vaccinale, screening precoce e cura.
«L’Australia entro il 2035 diventerà il primo Paese al mondo a eliminare i tumori causati dall’HPV mentre il Canada raggiungerà l’obiettivo nel 2040 - afferma Walter Ricciardi, Presidente della Mission Board for Cancer della Commissione Europea -. In Italia attualmente l’intero sistema sanitario nazionale sta affrontando una situazione molto difficile a causa della pandemia. Sulla carta, abbiamo già tutti gli strumenti per essere il primo Paese europeo a debellare definitivamente questi tumori. Infatti i Livelli Essenziali di Assistenza già prevedono la vaccinazione gratuita nel corso del dodicesimo anno di età sia per gli adolescenti maschi che per le femmine e lo screening Pap-test e HPV, nonché la possibilità di trattare questi tumori. Un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile attraverso una migliore e omogenea organizzazione e gestione delle risorse disponibili e informazione da parte delle Istituzioni sui programmi di prevenzione».
«Sono oltre 6.500 i tumori che ogni anno in Italia sono causati dal Papillomavirus - aggiunge Saverio Cinieri, Presidente Eletto dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) -. Il Covid-19 sta compromettendo la prevenzione primaria e secondaria di queste forme di cancro. Per questo, gli esami di screening devono ripartire dopo le interruzioni registrate nel corso del 2020. Vanno inoltre rilanciate le vaccinazioni perché si stima che siano oltre un milione gli adolescenti non coperti dal 2018 dal rischio di contrarre lesioni precancerose o neoplasie alla cervice uterina, ano, pene, vulva o vagina. Prima dell’esplosione della pandemia, nel nostro Paese, la copertura vaccinale media per HPV si attestava al 60%: quindi ben al di sotto della soglia ottimale del 95% prevista dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale. Tuttavia, è un dato discreto soprattutto se confrontato a quelli registrati in altri Paesi europei».
«Già nell’estate del 2020 è stato riscontrato come il 68% delle ASL abbia posticipato le vaccinazioni anti-HPV degli adolescenti - aggiunge Giancarlo Icardi, coordinatore del Gruppo vaccini e politiche vaccinali della Società Italiana di Igiene e medicina preventiva (SITI) -. Questi problemi si stanno amplificando perché le risorse umane delle ASL sono dedicate in prima linea alla campagna di vaccinazione anti-Covid-19. Le immunizzazioni routinarie dei più giovani però devono proseguire di pari passo con quelle previste per la pandemia. Deve essere una priorità dell’intero Sistema Sanitario Nazionale recuperare le coorti perdute e il modello da seguire può arrivare proprio dagli stessi strumenti che sono stati messi a punto per la vaccinazione anti-Covid-19».
«Da alcuni anni in Italia è stato introdotto l’HPV-test - afferma Paolo Veronesi, Presidente di Fondazione Veronesi -. È un esame che ci permette uno screening ancora migliore della popolazione femminile. Risulta fondamentale però effettuare dei controlli continui su tutto il territorio nazionale dei tassi d’adesione a screening e vaccinazioni. Un aiuto prezioso per il monitoraggio può arrivare proprio dagli strumenti digitali che, come la pandemia ha dimostrato, sono sempre più importanti in sanità e medicina».