NOTE BIOGRAFICHE:
- Nato a Brescia nel 1991
- Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano
- PhD in Scienze Farmacologiche Biomolecolari, Sperimentali e Cliniche presso l’Università degli Studi di Milano
L’adozione di stili di vita salutari sta diventando un obiettivo comune per ridur-re le complicazioni legate all’invecchiamento e prevenire lo sviluppo di numerose patologie. Nell’ambito delle patologie cardiovascolari, gli individui che praticano attività fisica hanno meno tessuto adiposo attorno ai vasi (perivascolare) e pre-sentano un più basso rischio di eventi di trombosi arteriosa rispetto ai soggetti sedentari. Tuttavia, i meccanismi cellulari e molecolari coinvolti nella prevenzione della trombosi arteriosa attraverso l’attività fisica, in special modo durante l’invec-chiamento, non sono ancora ben chiari. Obiettivo del progetto sarà valutare come l’attività fisica, modificando il rilascio di molecole dal tessuto adiposo perivascolare, possa prevenire la formazione di trombi arteriosi. Lo studio si focalizzerà sui principali attori di questo processo: le cellule della parete interna dei vasi (endotelio) e le piastrine. Questi risultati sa-ranno importanti per definire il contributo positivo dell’attività fisica nei differenti tessuti coinvolti nella trombosi arteriosa e per l’identificazione nuovi potenziali bersagli terapeutici.
Centro Cardiologico Monzino, Milano
Diversi studi clinici hanno mostrato un’associazione negativa tra la depressione e il decorso della patologia cardiovascolare, aumentando il rischio di mortalità in questi pazienti. I meccanismi alla base di questo legame non sono del tutto chiari, ma è comunque importante trattare i sintomi depressivi per migliorare il quadro clinico. Purtroppo l’uso di farmaci antidepressivi in pazienti con patologia cardiovascolare non è sempre possibile, e diventa quindi fondamentale l’identificazione di nuovi bersagli per sviluppare terapie sicure ed efficaci.
Alcune alterazioni della neurotrofina BDNF (una proteina importante per la sopravvivenza e la salute dei neuroni) sono note da tempo per essere coinvolte nello sviluppo della depressione, ma di recente sono state associate anche a un aumento del rischio cardiovascolare.
Obiettivo del progetto sarà studiare come le alterazioni di BDNF influiscano su cellule e tessuti, e individuare i potenziali meccanismi molecolari alla base della patologia cardiovascolare associata a depressione, per poter sviluppare nuove strategie farmacologiche in grado di curare entrambe le patologie contemporaneamente.
Centro Cardiologico Monzino, Milano