NOTE BIOGRAFICHE
- Nato a Valencia (Spagna) nel 1982
- Laureato in Medicina e Chirurgia presso Universitat Rovira i Virgili, Tarragona (Spagna)
- PhD in Ostetricia e Ginecologia presso Universitat de València (Spagna)
Il tumore al seno è la neoplasia più comune nelle donne. In Italia, nel 2023, sono stati individuati più di 50.000 nuovi casi e sono oltre 800.000 le donne in vita dopo aver ricevuto una diagnosi di cancro al seno. Negli ultimi anni, considerata la gestione globale delle pazienti, la tendenza è quella di una riduzione del ricorso alla chirurgia mammaria.
Per fare luce su questo aspetto, l’obiettivo della ricerca sarà effettuare una revisione di tutti gli articoli nella letteratura medica che trattano la possibilità di ridurre la chirurgia nel cancro al seno in specifici casi. In particolare, verranno analizzati i casi dove le pazienti, al momento della diagnosi, presentavano un tumore infiltrante di grosse dimensioni (da ridurre con la chemioterapia), i casi con tumore di piccole dimensioni ma con coinvolgimento dei linfonodi ascellari (anche in questo caso, da trattare con chemioterapia) e infine i casi con un tumore iniziale non infiltrante e a basso rischio (dove viene proposta la sola osservazione del tumore, senza chemioterapia o chirurgia). I risultati di queste analisi contribuiranno a migliorare le conoscenze a disposizione e a individuare la procedura terapeutica più opportuna per ciascuna paziente.
Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano
Il carcinoma duttale in situ è il più comune tumore al seno non invasivo. Le opzioni terapeutiche a disposizione sono la chirurgia, che viene associata a terapia adiuvante (come ormonoterapia e terapie biologiche) per eliminare eventuali cellule tumorali “residue”. Alcuni tipi di carcinoma duttale, tuttavia, sono definiti “a basso rischio”: non necessiterebbero di terapia adiuvante post-intervento, e questo può causare possibili sovratrattamenti. Oggi le cure sono standardizzate e non è possibile fare distinzioni, ma sarebbe importante riconoscere in anticipo le pazienti con tumori meno aggressivi proponendo un percorso clinico personalizzato. Grazie ad analisi con biopsie, ottenute in uno studio preliminare, è stato identificato un gruppo di pazienti in grado di eliminare completamente il tumore dopo la chirurgia (senza ulteriori sequele). Studiare le caratteristiche molecolari di questo gruppo sarebbe importante per stratificare al meglio le pazienti. Obiettivo del progetto sarà condurre uno studio prospettico che impiegherà i dati raccolti nello studio preliminare e permetterà di stabilire quali pazienti siano a “basso rischio” prima dell’operazione – evitando procedure non necessarie dopo la chirurgia.
Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano
Il carcinoma duttale in situ è il più comune tumore al seno non invasivo. Le opzioni terapeutiche a disposizione sono la chirurgia, che viene associata a terapia adiuvante (come ormonoterapia e terapie biologiche) per eliminare eventuali cellule tumorali “residue”. Alcuni tipi di carcinoma duttale, tuttavia, sono definiti “a basso rischio”: non necessiterebbero di terapia adiuvante post-intervento, e questo può causare possibili sovratrattamenti. Oggi le cure sono standardizzate e non è possibile fare distinzioni, ma sarebbe importante riconoscere in anticipo le pazienti con tumori meno aggressivi proponendo un percorso clinico personalizzato. Grazie ad analisi con biopsie, ottenute in uno studio preliminare, è stato identificato un gruppo di pazienti in grado di eliminare completamente il tumore dopo la chirurgia (senza ulteriori sequele). Studiare le caratteristiche molecolari di questo gruppo sarebbe importante per stratificare al meglio le pazienti. Obiettivo del progetto sarà condurre uno studio prospettico che impiegherà i dati raccolti nello studio preliminare e permetta di stabilire quali pazienti siano a “basso rischio” prima dell’operazione – evitando procedure non necessarie dopo la chirurgia.
Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano
Il carcinoma duttale in situ (DCIS) e il tipo più comune di cancro al seno non invasivo. Il DCIS e chiamato non infiltrante perché non diffonde all’esterno del condotto mammario e ha un basso grado di malignità. Il DCIS può comunque aumentare il rischio di sviluppare un tumore più aggressivo, chiamato carcinoma mammario infiltrante, anche se la maggior parte delle pazienti non incorre in questa neoplasia più pericolosa.
Le opzioni terapeutiche disponibili a disposizione sono la chirurgia, che può essere associata a radioterapia o all’ormonoterapia, oppure un monitoraggio costante senza interventi che prende il nome di osservazione attiva.
Obiettivo del progetto sarà sviluppare procedure e determinare marcatori biologici in grado di identificare quei pazienti che possono essere trattati con un trattamento di follow-up e sorveglianza attiva, evitando trattamenti più aggressivi. I risultati dello studio permetteranno di stabilire il trattamento migliore in ciascun caso, così da conciliare la massima efficacia terapeutica con i minori effetti collaterali possibili e migliorare la qualità di vita delle pazienti.
Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano
Il carcinoma duttale in situ (DCIS) è il tipo più comune di cancro al seno non invasivo. Il DCIS è chiamato non infiltrante perché non diffonde all'esterno del condotto mammario e ha un basso grado di malignità. Il DCIS può comunque aumentare il rischio di sviluppare un tumore più aggressivo, chiamato carcinoma mammario infiltrante, anche se la maggior parte delle pazienti non incorre in questa neoplasia più pericolosa.
Le opzioni terapeutiche disponibili a disposizione sono la chirurgia, che può essere associata a radioterapia o all’ormonoterapia, oppure un monitoraggio costante senza interventi che prende il nome di osservazione attiva.
Obiettivo del progetto sarà realizzare uno studio comparato (trial randomizzato) su pazienti con DCIS a basso rischio: verranno confrontate le due opzioni cliniche attualmente a disposizione (il trattamento chirurgico oppure la biopsia seguita da osservazione attiva) per valutare quale dei due trattamenti sia il più efficace in termini di sopravvivenza a lungo termine.
I risultati dello studio serviranno per confermare il protocollo terapeutico migliore, in grado di conciliare la massima efficacia terapeutica con i minori effetti collaterali possibili e migliorare la qualità di vita delle pazienti.
Istituto Europeo di Oncologia, Milano