NOTE BIOGRAFICHE:
- Nata a Brescia nel 1983
- Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Brescia
- PhD in Biotecnologie Cellulari e Molecolari Applicate al Settore Biomedico presso l’Università degli Studi di Brescia
Il cancro alla prostata in fase avanzata rappresenta una delle principali cause di morte nella popolazione maschile. La terapia di deprivazione degli androgeni è il trattamento principale per la maggior parte dei pazienti, ma, dopo una prima fase in cui il tumore risponde positivamente al farmaco (12-24 mesi), la neoplasia può sviluppare resistenza ed evolvere verso una forma più aggressiva – caratterizzata da prognosi sfavorevole e con poche opzioni terapeutiche. Studi recenti hanno evidenziato che le cellule di tumore prostatico sono particolarmente sensibili ai livelli di ferro intracellulare: il ferro è infatti un elemento essenziale per la crescita e la proliferazione cellulare, ma in caso di sovraccarico può portare alla morte della cellula mediante un meccanismo definito ferroptosi. Obiettivo del progetto sarà studiare l’attivazione del processo ferroptotico, sti-molato dal trattamento con ferro, in combinazione con la terapia di deprivazione degli androgeni – tramite esperimenti in vitro e in vivo. I risultati permetteranno di approfondire il legame tra ferro e cancro alla prostata e di validare un nuovo approccio terapeutico basato sulla ferroptosi.
Università degli Studi di Brescia
Il cancro alla prostata (PCa) in fase avanzata rappresenta una delle principali cause di morte nella popolazione maschile. La terapia di deprivazione degli androgeni è il trattamento principale per la maggior parte dei pazienti, ma dopo una prima fase in cui il tumore risponde positivamente al farmaco (12-24 mesi) la neoplasia può sviluppare resistenza ed evolvere verso una forma più aggressiva – caratterizzata da prognosi sfavorevole e con poche opzioni terapeutiche.
Studi recenti hanno evidenziato che le cellule del PCa sono particolarmente sensibili ai livelli di ferro intracellulare: il ferro è infatti un elemento essenziale per la crescita e la proliferazione cellulare, ma in caso di sovraccarico può portare alla morte della cellula mediante un meccanismo definito ferroptosi.
Obiettivo del progetto sarà quello di esplorare due approcci antitumorali opposti, volti ad aumentare o a diminuire, tramite esperimenti in vitro e in vivo, i livelli di ferro nelle cellule di carcinoma prostatico. I risultati permetteranno di approfondire il legame tra ferro e cancro alla prostata e di validare un nuovo approccio terapeutico basato sulla ferroptosi.
Università degli Studi di Brescia
Università degli Studi di Brescia
Il cancro alla prostata (PCa) rappresenta una delle principali cause di morte nella popolazione maschile. La terapia di deprivazione degli androgeni è il trattamento principale per la maggior parte dei pazienti, ma dopo una prima fase in cui il tumore risponde positivamente al farmaco (12-24 mesi) la maggior parte dei pazienti sviluppa resistenza ed evolve verso una forma tumorale più aggressiva – caratterizzata da prognosi sfavorevole e con poche opzioni terapeutiche. Studi recenti hanno evidenziato che le cellule del PCa sono particolarmente sensibili ai livelli di ferro intracellulare: il ferro è infatti un elemento essenziale per la crescita e la proliferazione cellulare, ma in caso di sovraccarico può portare alla morte della cellula mediante un meccanismo definito ferroptosi. Obiettivo del progetto sarà quello di esplorare due approcci antitumorali opposti, volti ad aumentare oppure a diminuire i livelli di ferro nelle cellule del PCa attraverso studi in vitro. I risultati permetteranno di approfondire il legame tra i livelli di ferro e il cancro alla prostata, e di validare un nuovo approccio terapeutico basato sulla ferroptosi.
Università degli Studi di Brescia