NOTE BIOGRAFICHE:
- Nata a Catanzaro nel 1983
- Laureata in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
- PhD in Medicina Molecolare all’Università degli Studi di Milano
Ogni giorno nel nostro organismo si sviluppano delle cellule che potrebbero causare il cancro, ma solo una piccolissima percentuale di queste darà origine a una neoplasia. Questo grazie all'azione di sorveglianza svolta dal nostro sistema immunitario, che è in grado di riconoscere le cellule potenzialmente cancerogene ed eliminarle. Partendo da questi presupposti l’ultima frontiera della lotta ai tumori è l’immunoterapia, che mira a stimolare il sistema immunitario, e in particolare i linfociti T, contro le cellule neoplastiche. Uno degli approcci più promettenti per il trattamento del tumore al polmone è rappresentato dagli inibitori di molecole che portano i linfociti T a non reagire e quindi a "tollerare" il tumore.
Purtroppo, non in tutti i pazienti si riscontra un effettivo funzionamento di tale terapia e oltretutto i suoi effetti non sembrano essere a lungo termine. Questo può essere dovuto a molteplici cause, alcune delle quali legate a un malfunzionamento dei geni che regolano l'attivazione proprio dei linfociti T. In particolare alcuni fattori di trascrizione (proteine che legano il Dna e ne regolano la trascrizione in Rna) sembrano avere un ruolo cruciale in questo meccanismo e una loro alterazione sembra favorire lo sviluppo tumorale.
Una comprensione più completa del ruolo dei fattori di trascrizione coinvolti nella regolazione dei meccanismi di attivazione dei linfociti T potrebbe portare ad individuare nuovi target per il superamento dello stato di immunotolleranza e per l’innesco della risposta antitumorale nei pazienti affetti da tumore, consentendo quindi lo sviluppo di immunoterapie più efficaci.
Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI)