Le organizzazioni non profit di valore e di valori investono sulla trasparenza e producono impatti positivi rilevanti

Prof. Marco Grumo Professore di economia aziendale, Università Cattolica del Sacro Cuore Coordinatore scientifico di “Cattolicaper il Terzo Settore”

 

La nostra economia e la nostra società hanno sempre più bisogno di imprese di qualità, pubbliche amministrazioni di qualità ma anche di organizzazioni del terzo settore di qualità. Da troppo tempo infatti “contiamo la quantità” ma riconosciamo ancora troppo poco la qualità, anche nelle statistiche ufficiali e/o nei provvedimenti normativi e di sostegno fiscale e finanziario. Da sempre l’economia evidenzia soggetti molto diversi tra loro per identità, comportamenti e soprattutto impatti generati, soggetti con diversi “pesi specifici” dal punto di vista qualitativo.  Il presente e il futuro della nostra società e della qualità della nostra vita dipendono oggi molto più dalla qualità che dalla quantità dei presidi e delle organizzazioni. Quello che conta non è avere tante cose o tante organizzazioni, ma avere delle buone organizzazioni. Lo abbiamo visto molto bene durante il covid dove abbiamo avuto tanti sussidi, ma le persone non potevano curarsi o erano chiuse in casa in una profonda solitudine. Le imprese fornivano beni, le pubbliche amministrazioni soldi, ma poche fornivano cura e relazioni. Per non parlare dell’importanza della ricerca di qualità, anche in periodo di crisi. Oggi stiamo vivendo un altro periodo negativo, una guerra che sconvolgerà ulteriormente le nostre società e i nostri equilibri locali e globali, una guerra che ci sta facendo vedere molto bene come l’uomo non sia veramente al centro delle società locali e globale, la sua salute, i suoi progetti, le sue relazioni vengono dopo altre cose e sono importanti “fino a un certo punto”; sicuramente vengono dopo il dominio per le risorse naturali, il potere di alcuni Stati o gruppi di potere degli stessi, la ricerca di economie nazionali il più possibile estese l’una rispetto all’altra, il ricorso alle armi seppure in ottica difensiva. In questo scenario di ulteriore emergenza, tutto viene “naturalmente” ancora una volta sospeso e postposto.

Il terzo settore svolge un ruolo molto importante in questo scenario: scuole, enti di ricerca scientifica, università, centri per anziani, organizzazioni di volontariato, organizzazioni sportive, centri culturali, cooperazione internazionale, organizzazioni al servizio dei giovani, enti ecclesiastici ecc.: un ecosistema fondamentale per la nostra vita, specie in questi scenari di continue crisi, l’una dopo l’altra. Possiamo lavorare, possiamo arricchirci, ma se non abbiamo la solidità e il calore di una comunità e di una famiglia oppure se non investiremo continuamente in una ricerca scientifica di alta qualità, veramente disinteressata e dal “volto umano” saremo sempre in condizioni di estrema fragilità e povertà. Al medesimo tempo, se non avremo imprese ed enti pubblici solidi e lungimiranti avremo solo benessere di corto respiro.

In questo contesto, servono tutti e tutto, ma con più progettualità e qualità. Del resto le organizzazioni (e anche le imprese) valgono ormai per gli impatti rilevanti (economici, sociali e ambientali) che generano e cioè per il benessere addizionale e i cambiamenti positivi innnescati a livello micro e soprattutto a livello macro. Le organizzazioni fragili, autoreferenziali od egoistiche hanno fatto “il loro tempo” ed è bene prenderne coscienza. Quanto impatto netto positivo hai generato, generi e genererai per le persone e per le comunità? E’ questa ormai la domanda fondamentale da porsi nei confronti di tutte le organizzazioni (business e non business) e non più tanto quanti dipendenti hai, quanto fatturato fai e quanto EBITDA produci …Se lavori e accumuli tanto, ma non produci impatti positivi rilevanti (o addirittura produci impatti negativi), risulterai certamente più ricco come individuo o come impresa, ma il sistema risulterà più povero in termini umani, sociali e ambientali, magari non nel breve periodo, ma sicuramente nel medio lungo termine. E’ la storia degli ultimi anni, non solo nel nostro Paese…

Le organizzazioni non profit sono importanti proprio perché esse non mettono al centro la finalità del profitto (individuale o per pochi), l’esecuzione di una norma più o meno corretta, ma una finalità di carattere sociale volta alla promozione diretta dell’uomo e/o della sua salute, una finalità importante che discende direttamente dai valori e dalla vita di uno o più fondatori “illuminati” nel cuore e nella mente. Gli aspetti organizzativi ed economici sono certamente importanti, ma strumentali alla creazione di condizioni di qualità, rilevanza e durabilità della loro azione nel tempo al servizio dell’uomo. Queste organizzazioni in Italia sono state recentemente oggetto di una grande riforma che ha previsto numerose agevolazioni fiscali a favore delle persone fisiche e delle imprese che le sostengono (con erogazioni liberali di denaro e di beni), chiedendo in cambio a questi enti una serie di vincoli sulle attività svolte, la ovvia non distribuzione degli utili (in forma sia diretta che indiretta), ma soprattutto tanta trasparenza e controllo sulla loro gestione. In particolare, la riforma prevede che tali enti (anche se non perseguono finalità di lucro) debbano redigere un bilancio economico-finanziario professionale composto dallo stato patrimoniale, dal rendiconto della gestione e dalla relazione di missione da depositare in un registro unico online totalmente pubblico denominato “registro unico degli enti del terzo settore” (cd. RUNTS) consultabile sul web. Grazie a questo registro ogni donatore potrà consultare i bilanci di questi enti. Inoltre gli enti più grandi dovranno anche redigere e pubblicare obbligatoriamente nel medesimo registro il bilancio sociale dell’organizzazione, che ha il compito di evidenziare le attività svolte e i risultati sociali e ambientali prodotti dall’ente, nonché l’impatto sociale generato sulle comunità di riferimento, sul reddito di un territorio, sulla salute delle persone, sul sistema pubblico in generale ecc. Anche per il bilancio sociale, come per quello economico-finanziario, la legge ha stabilito schemi più o meno vincolanti che l’ente dovrà rispettare nella redazione dei propri rendiconti e nella valutazione del suo impatto sociale. Non si tratta quindi di rendiconti puramente pubblicitari o “abbelliti”, ma seri e professionali. Le nuove norme hanno ribadito anche l’obbligo per tali enti di redigere e pubblicare specifiche rendicontazioni delle attività di raccolta fondi e  delle campagne del cinque per mille organizzate. Del resto, se si chiedono soldi alle persone, alle imprese o si ottengono soldi a scomputo dalle imposte da versare allo Stato (nella forma del cinque per mille o delle agevolazioni fiscali fruite dai donatori) è fondamentale (ma soprattutto doveroso) comunicare dove e come questi soldi sono stati spesi. Infatti, come sempre, ci sarà chi li utilizzerà meglio e chi peggio, chi li metterà “più a frutto” e chi meno. In questo nuovo contesto legale crescerà quindi ancor più il livello di trasparenza esterna, di accountability e quindi di “affidabilità” degli enti del terzo settore e conseguentemente aumenterà il livello di “tranquillità” delle persone fisiche e delle imprese nel donare a vantaggio di queste organizzazioni di promozione dell’uomo e della società, le quali potranno donare così sempre più in modo sicuro, con una maggiore certezza che i propri fondi verranno utilizzati in modo professionale, efficace, efficiente e trasparente. Nessuno potrà utilizzare i fondi ricevuti in modo diverso da quello che è stato dichiarato in sede di raccolta, ma soprattutto dovrà documentarne tale utilizzo. Le nuove norme hanno anche rafforzato gli obblighi di controllo sulla gestione di questi enti, prevedendo la presenza di nuovi organi di controllo strutturati e responsabilizzati alla stregua dei collegi sindacali delle società e per gli enti del terzo settore più grandi è stato anche introdotto l’obbligo di certificazione del bilancio economico-finanziario e del bilancio sociale. Un nuovo ecosistema legale quindi che premia i donatori e gli enti benefici più virtuosi.

Ma come scegliere le organizzazioni da sostenere? La cosa importante è aiutare chi aiuta veramente e cioè lo fa in modo continuativo e con risultati e impatti positivi rilevanti. Occorre premiare le organizzazioni più virtuose, quelle ben gestite e con il maggior impatto, ma anche più trasparenti. Chi lavora bene, non ha mai difficoltà a comunicare l’impatto prodotto e non ha mai paura di essere trasparente e “accountable” e cioè a “rendere conto”. Anche le organizzazioni non profit infatti si distinguono, come del resto le imprese business e gli enti pubblici, in organizzazioni di maggiore e minore qualità, ed esse non possono essere trattate tutte allo stesso modo, poiché diverso è il contributo che forniscono al benessere dell’uomo e della società. Ci sono infatti organizzazioni che assorbono risorse e altre che le “moltiplicano”, alcune che aiutano meno e altre che invece producono benessere rilevante e continuo per molti.

La nostra società ha bisogno di riconoscere, premiare e sostenere di più le organizzazioni del terzo settore di alta qualità. Da questi investimenti sempre più selettivi e virtuosi, poiché meno generici o “a calderone”,  dipenderà anche la qualità della nostra vita personale e sociale futura. La Fondazione Umberto Veronesi è da tempo, prima ancora delle nuove norme, una di queste organizzazioni virtuose, trasparenti, di qualità e ad alto impatto umano e sociale, al servizio del futuro e della qualità della vita di molti.

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